L'infinito tra parentesi
Saggistica
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Dio non gioca a dadi con l’universo
Possibile che la poesia abbia le stesse intuizioni della scienza?
A questa domanda risponde affermativamente Marco Mavaldi ne “L’infinito tra parentesi”, constatando che in ultima analisi letteratura e scienza in fondo sono animate dalla medesima tensione verso l’infinito e l’assoluto (“L’unico calcolatore della vita è la vita stessa”).
Il ragionamento si sviluppa raffrontando opere letterarie e discussioni scientifiche (“Ci si cominciò a chiedere … se l’Inferno dantesco potesse esistere o meno”) e l’occasione di questo fecondo raffronto si concretizza nella scelta di alcune poesie (come la bellissima “Invernale” di Guido Gozzano) per commentare teorie (“Impossibile capire se si rompe il ghiaccio”) e strutture (“In fondo, anche un orologio fermo segna l’ora giusta due volte al giorno”), citando perfino il numero di Deborah (la profetessa): “Anche le montagne fluiranno di fronte al Signore”.
L’intenzione è nobile, il messaggio interessante, i ragionamenti scientifici troppo meticolosi per chi come me ha eletto la letteratura a proprio interesse principale, lo stile alterno non disdegna cadute, inciampi e demistificazioni (“Se sputacaso – come diceva un allenatore di mio fratello…”).
Bruno Elpis