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Questa è la prefazione che Antonio Calabrò ha scritto per un libro che vale la pena di comprare e di leggere perchè aiuta davvero a capire le relazioni sempre più complesse tra identità e memoria nell'individuo moderno. La presenza sempre più invasiva e pervasiva delle tecnologie digitali nella vita di tutti i giorno afferma il bisogno di riconsiderare la nostra storia collettiva e individuale legandola alle nuove realtà del presente, cercando anche di indivuarne gli indirizzi per il futuro. Cosa non facile ma necessaria da fare affinchè l'uomo non smarrisca la sua identità originaria. "Trovare il tempo di ricucire i pensieri…". Ascolto, da una Tv in lontananza, la voce del vecchio poeta. E penso che la vera sfida in cui siamo tutti coinvolti sia appunto quella di cercare una sintesi, pur se costantemente incerta e precaria, tra il bisogno di sapienza – un bisogno antico e profondo - e le continue sollecitazioni d’un mondo che cambia e ci riempie d’informazioni ma spesso ci confonde nel percorso della conoscenza. Mai come adesso, in stagioni così frettolose, frenetiche, la memoria fatica a definire un rapporto con il futuro, mentre il presente si dilata in una dimensione che non consente spessore. Il tempo che chiede Guido Ceronetti (lui sì, sapiente, come chi ha indagato l'intelligenza di Qoelet e la sua angoscia per la vanitas, per il vacuum) richiama la lezione di T. S. Eliot. E quei "pensieri da ricucire" appartengono alla fatica quotidiana, mai corriva, di chi cammina, ogni giorno, alla ricerca della Gestalt, dell'anima delle cose e dunque anche d'un senso dei gesti, delle parole, delle scelte. La modernità non è che una relazione tra tempi diversi. L'innovazione, non è un cumulo di novità, ma una lungimirante capacità di selezione, trasformazione, rilancio. E il mondo digitale, l'attualità tutta nostra con cui abbiamo il dovere di misurarci, non è certo un assoluto.



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Il sé digitale 2008-05-22 10:03:18 galloway
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galloway Opinione inserita da galloway    22 Mag, 2008
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Il sè virtuale

La lettura di questo libro mi ha fatto pensare a quelle patologie che alcuni studiosi contemporanei hanno definito “patologie compulsive”. Nascono tutte dal “sè” che in questo caso diventa “digitale”.

Come ogni altra innovazione tecnologica, Internet consente un accertato miglioramento nella vita delle persone, ma secondo molti rappresenta anche un pericolo per chi non ne sappia usufruire in maniera adeguata. E' ormai assodato che l’uso eccessivo di Internet porta progressivamente delle difficoltà soprattutto nell'area relazionale dell'individuo, il quale viene assorbito dalla sua esperienza virtuale, rimanendo “agganciato” alla Rete. Essere “agganciati” significa abboccare al gancio o all’amo come si fa con i pesci. Facile esere presi, difficile liberarsi una volta che il “gancio” ha fatto presa.

A questo scopo c’è stato addirittura chi ha proposto l’introduzione di una guida, un manuale chiamato MDSDM che sta per Manuale Diagnostico Statistico Disturbi Mentali, perchè di veri e propri disurbi mentali si tratta. Il tutto racchiuso sotto il nome di una sindrome IAD, Internet Addiction Disorder.

Come la droga e l’alcool anche il computer o internet possono creare dipendenza. Agli inizi tutto sembrava essere una forzatura. Con passare del tempo e con la velocità con la quale viaggiano sul mercato le tecnologie informatiche, le cose sono diventate serie, molto serie.

I disturbi accertati più diffusi sembrano essere riportabili a queste condizioni caratteristiche tipiche dell’assunzioni di drighe ma riferibili anche all’assunzione di computer in termini di tempo:

· Dominanza (salience): L’attività o la droga dominano i pensieri ed il comportamento del soggetto, assumendo un valore primario tra tutti i suoi interessi;

· Alterazioni del tono dell’umore: l’inizio dell’attività o l’assunzione della sostanza provoca cambiamenti nel tono dell’umore, il soggetto può esperire un aumento di eccitazione o maggiore rilassatezza come diretta conseguenza dell’incontro con l’oggetto della dipendenza;

· Tolleranza: bisogno di aumentare progressivamente la quantità di droga o l’attività per ottenere l’effetto desiderato;

· Sintomi d’astinenza: malessere psichico e/o fisico che si manifesta quando s’interrompe o si riduce il comportamento o l’uso della sostanza;

· Conflitto: conflitti interpersonali tra il soggetto e coloro che gli sono vicini, e conflitti intrapersonali interni a se stesso, a causa del suo comportamento dipendente;

· Ricaduta: tendenza a ricominciare l’attività o l’uso della droga dopo averla interrotta.

Come si vede droga e strumento viaggiano sulla stessa linea di condotta. L'uso di Internet o di simili servizi in rete viene impiegato per alleviare o evitare i sintomi di astinenza· Si accede spesso ad Internet con più frequenza e per periodi di tempo più lunghi di quanto era stato preventivato · Persistente desiderio o tentativi falliti di cessare o controllare l'uso di Internet· Una grande quantità di tempo spesa in attività legate all'uso di Internet (per esempio effettuare prenotazioni su Internet, cercare nuovi browser nel Web, ricercare fornitori su Internet, organizzare files o scaricare materiale).· Importanti attività sociali, lavorative o ricreative vengono sospese o ridotte a causa dell'uso di Internet· L'uso di Internet continua nonostante la consapevolezza di avere persistenti o ricorrenti problemi fisici, sociali, occupazionali o psicologici, i quali molto probabilmente sono stati causati o esacerbati dall'uso di Internet (perdita del sonno, difficoltà coniugali, ritardi negli appuntamenti del primo mattino, negligenza nei doveri professionali, oppure sentimenti di abbandono negli altri significativi.

In questo senso la rete diventa uno spazio psicologico in cui il soggetto proietta i propri vissuti e le proprie fantasie. Questo spazio può facilmente prevaricare sulla vita reale, contribuendo allo sviluppo di una vera e propria dipendenza dal mondo virtuale. Le numerose attività che si possono svolgere on-line fanno sì che l’Internet Addiction Disorder non sia una categoria omogenea di disturbi, ma si manifesti sotto varie forme:

1. Cybersexual Addiction: uso compulsivo di siti dedicati al sesso virtuale e alla pornografia. La dipendenza dal sesso virtuale è uno dei più frequenti sottotipi dell’ Internet Addiction.

2. Cyber-Relational Addiction: la tendenza ad instaurare relazioni amicali o amorose con persone incontrate on-line. Le applicazioni maggiormente utilizzate da questi soggetti saranno quindi le e-mail, ma soprattutto le chat ed i newsgroup. Progressivamente le relazioni virtuali divengono più importanti di quelle reali ed il soggetto si isola, vivendo in un mondo parallelo, popolato da persone idealizzate. Anche in questo tipo di dipendenza gioca un ruolo molto importante l’anonimità, che permette di presentarsi agli altri con identità del tutto inventate, sulla base dei desideri più profondi.

3. Net Compulsions: i tre principali comportamenti compulsivi che si possono mettere in atto tramite Internet sono: gioco d’azzardo, partecipazione ad aste on-line, commercio in rete ed altro

Queste attività hanno diverse caratteristiche in comune: la competizione, il rischio ed il raggiungimento di una immediata eccitazione.


4. Information Overload: la ricerca di informazioni tramite la “navigazione” sul World Wide Web. Il bisogno di reperire informazioni sta diventando un problema per molte persone che passano molto tempo a ricercare informazioni sulla Rete sperimentando un senso di eccitazione quando riescono a trovare ciò che stavano cercando.
5. Computer Addiction: la tendenza al coinvolgimento in giochi virtuali, giochi di ruolo interattivi in cui il soggetto partecipa costruendosi un’identità fittizia. L’anonimato consente di esprimere se stessi liberamente e di inventare dei personaggi che sostituiscono la vera personalità dell’individuo. E’ come nel teatro greco: gli attori indossano delle maschere per interpretare vari personaggi, che poi si toglieranno una volta scesi dal palco scenico. Su Internet si possono sperimentare sé alternativi e costruirsi una vita parallela, che può essere così coinvolgente e gratificante da assumere un’importanza addirittura maggiore di quella reale. Il soggetto vive così una sorta di sdoppiamento, intrappolato nel bisogno di uscire dalla propria vita quotidiana per trasformarsi nel personaggio virtuale, sul quale proietta tutti i suoi desideri e le sue illusioni.

Si può osservare, allora, che la Rete possiede caratteristiche allettanti in particolare per quei soggetti con bassa autostima o con difficoltà relazionali: la dimensione dell’anonimato, che favorisce la disinibizione, la possibilità di trovare supporto sociale on-line e di creare identità parallele a quella reale, possono facilmente rappresentare fattori di rischio per lo sviluppo di una vera e propria dipendenza da Internet. Tutto nasce e ci riporta al “sè” che da primitivo e originario diventa “digitale” e “virtuale”.

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