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L'occhio della mente L'occhio della mente

L'occhio della mente

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Lilian Kallir è una brillante pianista che predilige Mozart: una sera, allorché deve affrontare il Concerto n. 21 (quello col famoso Andante), la partitura diventa di colpo un intrico di segni incomprensibili; è l'esordio di una neuropatologia che le impedirà, se non di scrivere, di leggere alcunché e altererà la sua percezione sino a farle confondere un violino con un banjo o un rasoio con una penna. Sue Barry è riuscita a diventare neurobiologa nonostante una menomazione invalidante: una forma di "strabismo" che inibisce la visione "stereoscopica", sicché gli occhi sono attivi uno per volta, in alternanza, senza mai potersi coordinare; per lei, la profondità e la terza dimensione sono categorie puramente immaginarie. Sono solo due dei casi raccontati e analizzati nel nuovo libro di Oliver Sacks: storie di amputazioni e deformazioni affettivo-cognitive che sembrano sfociare in drammi senza ritorno. Eppure Sacks mostra ancora una volta come ogni ferita attivi inaspettate strategie adattative, una capacità impensabile di conservare o ridisegnare l'Io e il Sé. Ma per il lettore la vera sorpresa consisterà nel vedere tali dinamiche confermate dall'esperienza personale dello stesso Sacks. Scrutandosi con freddezza clinica, ma senza il timore di rivelare le oscillazioni dei suoi stati d'animo, il neurologo-scienziato parla infatti sia della sua prosopagnosia (l'incapacità di riconoscere i volti), sia dell'odissea legata a un melanoma maligno nella regione dell'occhio sinistro...



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L'occhio della mente 2011-12-29 08:51:59 Giulian
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Giulian Opinione inserita da Giulian    29 Dicembre, 2011
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Meraviglie del cervello umano

A qualcuno che volesse accostarsi per la prima volta ad Oliver Sacks probabilmente non consiglierei questo libro, ma piuttosto “Un antropologo su Marte” o “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” o “Risvegli”, testi incentrati su casi clinici specifici particolarmente emozionanti. “L’occhio della mente” mi è apparso differente, meno diretto al grande pubblico e più interessante per gli studiosi di neurologia. Soprattutto nella sezione conclusiva le considerazioni si fanno profonde, affascinanti sì, ma colte e specialistiche. Anche il capitolo relativo all’esperienza diretta dell’autore, colpito da un tumore all’occhio, per quanto umanamente toccante, registra sensazioni e dettagli così specifici e minuziosi da apparire più che altro del materiale di prima mano messo a disposizione di future ricerche scientifiche.
Detto ciò, indagare nelle complessità del cervello umano è sempre ammaliante ed intrigante. Fa meraviglia la capacità della nostra mente di adattarsi a situazioni e cambiamenti anche radicali, come la perdita di un occhio o della vista. Aree del cervello appositamente dedicate ad una capacità sensoria specifica non vengono annullate dalla perdita di quel senso, ma continuano ad operare in modi assolutamente ingegnosi e personalizzati per offrire un prestazione alternativa, a volte più creativa ed efficace di quella “normale”. Lo stesso concetto di “normalità”, del resto, quando si parla di cervello non ha alcun senso, visto che ciascuno di noi sembra elaborare il pensiero con modalità del tutto individuali e differenziate.
Con questo libro, Sacks inserisce un ulteriore tassello all’interessante mosaico sulla mente umana che negli anni ha messo a disposizione di tutti. Da leggere, se già conosci altri tasselli.

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