Borderline. Struttura, categoria, dimensione
Saggistica
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Il sociopata della porta accanto
Lo incontri salendo le scale e ti saluta con deferenza. Lo vedi cedere con discrezione il posto alla vecchietta sul bus. Ti guarda con un occhio assente ma ficcante mentre fai la fila alla cassa del supermercato. Incroci il suo sguardo attraverso il finestrino della macchina mentre fai benzina. Si aggira con circospezione tra i banchi della frutta del quartiere. Sfoglia lentamente le pagine del libro nella libreria all’angolo, sollevando il suo sguardo verso il tuo come se aprisse le tende di un balcone. Si siede silenziosamente accanto a te sullo stesso banco della chiesa semideserta nella quale sei entrato casualmente per riflettere. Lo scopri seduto a non leggere ma ad osservarti col giornale tra le mani sulla panchina dei giardini mentre fai giocare tua nipote sull’altalena. Indovina chi è?
Nulla di particolare nel suo aspetto. Vestito normale, taglio dei capelli ordinato. Giacca sportiva sul maglione a girocollo. Poche parole dette con distacco e sicurezza. Ti sorride di un sorriso di ghiaccio mentre al bancone del bar di sotto bevi il caffè. Indossa gli occhiali scuri, ma solo se c’è il sole forte. Si direbbe giovane, sui trenta, ma forse ne avrà di più. Dall’aspetto sembra di buona famiglia, certamente non di estrazione plebea. Abita da anni al sesto piano, ma non lo vedi mai prendere l’ascensore, da quello che dice la signora del terzo piano. Raramente qualcuno è con lui. Ma chi è? Lo riconoscerete guardando la sua foto sulle pagine dei giornali e nei tg domani sera, se sarete fortunati perché a lui scampati. E’ il sociopata della porta accanto. Quello che ha fatto fuori le signora tagliandola a pezzettini e conservandone i resti nel garage del palazzo. Sì, proprio quella del terzo piano.
“Mio Dio, era tanto gentile. Così discreto ed educato. Mai avuto un dubbio su quella persona. Ma come è possibile? Mi ha offerto anche il caffè. Una volta mi ha aiutato a entrare nell’ascensore con la borsa della spesa. Lui è salito al sesto piano a piedi. Eppure è indagato per avere fatto a pezzettini la signora del terzo piano che era scomparsa da diversi giorni. Sembra che l’abbia fatta a pezzettini nel garage e conservato i resti per quasi una settimana. Qualcosa l’ha tradito e ora lo tengono sotto torchio. Sembra che sia stato lui…”. Ecco uno scenario che si ripete spesso al giorno d’oggi e che ha fatto nascere la figura di un nuovo personaggio horror: il sociopata, da non confondere con lo psicopatia, fratello maggiore di una sindrome diffusa in molti soggetti della nostra società moderna.
Tu pensi di conoscerlo, ma non sai davvero chi diavolo era. Può essere il tuo ex fidanzato, la tua ex amante. Il tuo vecchi insegnante di ginnastica della scuola o della palestra. Il tuo principale. Il tuo collega sempre così gentile ma che una volta ti rubò quell’idea e tu fosti sorpreso. Tutte figure complesse di personalità sociopatiche le quali potenzialmente non sono criminali, o lameno non lo sono ancora diventati fino a quando non esplodono. Non hanno una piena coscienza della loro identità, in termini di controllo, morale, senso di colpa, rimorso. Possono fare qualunque cosa e non sentire rimorso o colpa.
Ma come si fa a riconoscere questa loro mancanza di senso di colpa e di rimorso? La loro personalità emana un certo fascino silenzioso di mistero, come di fascino e di carisma che attirano gli altri nel tempo, seducendoli con la loro discrezione e riserbo. Essi non possono mostrarsi troppo per non esporsi in quanto incapaci di amare. Ma come si fa a capire chi è un sociopata? Può essere difficile, ma può essere utile dare dei modelli storici di sociopatia in personaggi come: Hitler, Stalin, Rasputin, Eichmann, Pol Pot, John Gotti... Siamo tutti a rischio "borderline"