Né Dio Né legge. La Cina e il caos armonioso
Saggistica
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Uno scorcio descrittivo della Cina
In questo volume Renata Pisu racconta la Cina di oggi e di ieri splendidamente. Dà prova di essere una sinologa di assoluto rilievo. Un libro che risulta affascinante e che può essere gustato e assaporato da tutti, esperti e no.
Un solo appunto: la pagina introduttiva (Nota sulla pronuncia delle parole cinesi) è tutta da rifare, tanti sono gli errori e imprecisioni presenti in essa. Sapendo quanto preparata è Renata Pisu anche in termini di conoscenza della lingua cinese, viene da pensare che questa pagina sia stata scritta da altri e sia poi sfuggita al controllo dell'autrice. E' vero che il lettore che non conosce la lingua non può vedere questi errori madornali, ma un testo del genere è letto anche da chi la lingua cinese la studia o la conosce già, da altri sinologi. E, ai loro occhi, una presentazione sulla lingua così piena di errori rischia di gettare tutto il libro in cattiva luce.
Un'altra madornale sciocchezza (e qui la responsabilità è soprattutto dei tipi di Laterza) è quella di avere accettato la proposta direi balorda di scrivere daoismo, daoista anziché taoismo, taoista. Questo perché nella trascrizione ortofonetica dei caratteri della lingua cinese, il cosiddetto pinyin, le lettere stabilite e imposte in tutto il mondo dai linguisti cinesi che l'hanno creato sono diverse da quelle adoperate dai sinologi occidentali fino alla prima metà del secolo scorso. Per capirci, è la ragione per cui Mao Tse-tung è diventato Mao Zedong. E quindi, ritornando al nostro Tao/Dao, Pisu ha deciso di scrivere Daoismo e Daoista anziché Taoismo e Taoista solo perché la trascrizione in pinyin di ? esige che si scriva Dao anziché Tao. Ma le parole "taoismo" e "taoista" sono parole italiane, non possono essere assimilate alle trascrizioni in pinyin dei nomi cinesi.