Saggistica Religione e spiritualità Le ultime diciotto ore di Gesù
 

Le ultime diciotto ore di Gesù Le ultime diciotto ore di Gesù

Le ultime diciotto ore di Gesù

Saggistica

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Anno 33 della nostra èra, il giovane profeta Gesù di Nazareth viene condannato e giustiziato. Tutto si svolge in un pugno d'ore. Il processo che ha cambiato il destino dell'uomo è celebrato in fretta, nottetempo, alle prime luci dell'alba. Ma qual è il ruolo che hanno avuto nella vicenda il collerico procuratore Ponzio Pilato, il fariseo Nicodemo, il discepolo Giuda e il re fantoccio Erode Antipa? Qual è stato il sogno premonitore di Claudia Procula? Quale la disperazione di Maria e Giuseppe o della Maddalena? Crediamo di sapere, ma in realtà non sappiamo. Indagando i documenti, e dando la parola alle fonti, Augias dona carne e sangue a una storia che tiene il lettore con il fiato sospeso. Di nuovo e sempre.



Recensione della Redazione QLibri

 
Le ultime diciotto ore di Gesù 2015-09-24 18:49:29 pierpaolo valfrè
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4.4
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pierpaolo valfrè Opinione inserita da pierpaolo valfrè    24 Settembre, 2015
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Il sogno di Caio Lucilio Augias

Nella sua lunga carriera di giornalista, scrittore e conduttore televisivo, Corrado Augias ci ha portato in giro per il mondo, svelandoci i segreti delle grandi città (Parigi, Londra, New York), con lucide inchieste ci ha interessati a importanti casi di cronaca giudiziaria (Telefono Giallo), ha scritto lui stesso qualche noir (il delitto e il mistero evidentemente lo intrigano assai), ha portato i libri e la cultura sul piccolo schermo (Babele).
Da qualche anno si sta dedicando a inchieste, viaggi e ricostruzioni sul pianeta Gesù, utilizzando un po’ tutte le abilità sviluppate nei lavori precedenti.
“Le ultime diciotto ore di Gesù” è una fiction, come spiega Augias stesso, intendendo il termine nel suo significato etimologico (dal latino fingere: figurarsi, immaginare, supporre, ipotizzare) estendendolo un po’: sognare, “perché qualunque storia è almeno in parte una bugia – o un sogno”.
Tutti sappiamo che la storia di Gesù è storia rivelata solo in parte, è storia di chi ama e vuole essere scoperto, lasciando sufficienti segni per credere e altrettanti per respingerlo. L’intelletto non può arrivare a sciogliere ogni dubbio, come non ci si può innamorare con la sola forza della ragione. Le luci e le ombre possono però essere usate per figurarsi una scena, per tentare di descriverla e raccontarla. Si può usare il realismo crudo del Caravaggio nelle “Morte della Vergine” oppure la maestosità dei sontuosi mosaici bizantini: stessi personaggi, stesse scene, ma rappresentazioni diverse, racconti diversi.
Il racconto, la fiction, il sogno di Augias è interessante e ben costruito. La credibilità è lasciata al giudizio del lettore e probabilmente non è più di tanto un obiettivo dell’opera. C’è comunque molta ricerca, rigore, studio, attenzione, amore per i dettagli. Chi conosce l’autore non può aver dubbi al riguardo. Le sue fonti spaziano dai Vangeli canonici a quelli apocrifi, dai rotoli di Qumràn alle storie di Flavio Giuseppe e la narrazione rimanda ogni tanto a qualche importante riferimento filosofico-letterario (Dostoevskij, Bulgakov, Seneca, Epicuro, Lucrezio).
Augias cerca di ricostruire quella manciata di ore che trascorrono dall’arresto nel Getsemani alla morte sulla croce, passando attraverso due processi (religioso e politico) e la flagellazione. Letto da una prospettiva unicamente storica e umana, la storia di Gesù è anche un caso giudiziario con molti lati oscuri. Non sono chiare le accuse, le prove, i testimoni. L’intensa, complessa, controversa ed enigmatica personalità dell’imputato obbliga a spostare l’attenzione sugli altri personaggi: innanzi tutto Ponzio Pilato e i gran sacerdoti, ma anche il tetrarca Erode Antipa con la sua corte corrotta, il fariseo Nicodemo, il traditore Giuda Iscariota.
Su di loro si cercano testimonianze, citazioni, aneddoti, riscontri. I personaggi di fantasia (il leale centurione Kyrillos, l’ambiguo consigliere Nikephoros) servono per portarci dentro la storia, farcela vivere in 3D, oppure (lo scrittore Lucilio) per trasferirci le probabili personali inquietudini dello stesso Augias.
Giuseppe e Maria, totalmente umanizzati e privati di ogni connotazione mistica, danno vita e colore a una libera interpretazione dell’ambiente domestico nel quale Gesù è nato e cresciuto.
Nonostante l’imminente festività della Pasqua ebraica, il clima entro il quale si avverano le antiche profezie è fosco, intorbidito dalla decapitazione di Giovanni il Battista. Fioriscono i complotti, i tranelli, i tradimenti, i sotterfugi, i calcoli opportunistici, le debolezze, le vigliaccherie. Tutto contribuisce a rendere plastico il concetto che proprio per l’eterna inadeguatezza umana Gesù salì sulla croce.
Un uomo si trova suo malgrado al centro di queste trame malsane: il procuratore romano Ponzio Pilato che, dando credito al giudizio di Filone d’Alessandria, Augias rappresenta come un malmostoso, collerico, ulceroso e grezzo militare, infastidito dall’ennesima grana che gli tocca risolvere in quella lontana, infida e riottosa provincia dell’Impero.
Pilato è preoccupato. Ha già commesso gravi errori. A Roma lo tengono d’occhio, sa che un altro passo falso gli sarebbe fatale: la competizione è spietata, i nemici lo incalzano, i benefattori sono lontani e ormai disinteressati alla sua sorte. Per giunta, sua moglie Claudia Procula lo tormenta con oscuri presagi e sembra inspiegabilmente sensibile alla sorte di questo profeta pazzo e sventurato. I gran sacerdoti gli hanno teso una trappola, scaricandogli la responsabilità di mandare a morte un innocente. Come venirne fuori?
Un’ultima annotazione. Un libro come questo non poteva escludere completamente l’ambito spirituale. La stessa rappresentazione storica, umana e terrena dei fatti sarebbe stata deformata, perché ogni singolo atto o parola che riguarda Gesù è intrisa di spiritualità. Alcuni personaggi (Nicodemo, Giuda, gli Esseni) coprono l’ambito culturale e di testimonianza di questo aspetto. Il suo lato esistenziale è invece affidato a due anime inquiete: Claudia Procula e soprattutto lo scrittore Caio Quinto Lucilio, dietro al quale fa capolino, forse, lo stesso Augias.
Lucilio è uomo colto e sensibile, mosso da pietas, capisce, si interroga, riflette. Non gli piacciono le risposte e le soluzioni di comodo, pur nella consapevolezza che su di esse si regge il governo del mondo.
Nauseato dalla conclusione di questa storia, Lucilio lascerà Gerusalemme, tornerà a Roma e con gli anni seppellirà ogni giovanile speranza di resurrezione dopo la morte, non aspettandosi altro che il ritorno a madre natura, nella cui infinita immensità è dolce naufragare.

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Consigliato a chi ha letto...
E' naturalmente un libro che può interessare tutti, Augias sa come raggiungere il vasto pubblico e dunque evita sia le banalità, sia un eccesso di erudizione. Chi ha letto alcune delle sue inchieste precedenti in ambito religioso può trarne profitto e soddisfazione.
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Recensione Utenti

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Le ultime diciotto ore di Gesù 2019-05-30 11:45:43 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    30 Mag, 2019
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Ricostruzione storica

Anche Augias si lascia affascinare da Gesù personaggio storico e si avventura nella ricostruzione della sua vicenda limitandosi alle ultime 18 ore, dunque concentrandsi sul processo. Augias si avvale delle testimonianze di storici, dei Vangeli di tutti i tipi canonici e non, delle informazioni disponibili a proposito dei personaggi (Pilato) e dei processi a quel tempo. La ricostruzione di dialoghi e vicende è poco vivace, nel senso che non riesce a rendere viva la carta stampata. Quanto a profondità, credo che papa Benedetto possa dire la sua su come si potrebbe scrivere un testo del genere (e non solo dal punto di vista religioso) per la sua straordinaria capacità di tirar fuori dettagli e informazioni da minimi particolari che il comune mortale non noterebbe. Ad Augias, come a qualunque comune mortale, manca questa capacità, non lo studio delle testimonianze. E si intuisce che lui pure è rimasto affascinato, come Pilato, da Gesù chiunque egli sia. Pilato è la figura che ha sviscerato meglio e in cui forse si è più rispecchiato dato che osserva Gesù con l'occhio del non credente e della persona di buon senso (magari debole) estranea a invidie e gelosie farisaiche.

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Le ultime diciotto ore di Gesù 2016-05-10 06:53:34 cosimociraci
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    10 Mag, 2016
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Fu Pilato un deicida?

Corrado Augias propone un libro per metà romanzo e per metà saggistica. Il racconto romanzato, appunto, delle ultime ore di Joshua è intervallato da una narrazione esplicativa degli eventi prossimi alla condanna del profeta.
Questa distinzione di stili, per quanto ben fatta, non ha giovato alla lettura che di continuo doveva immergersi e emergere di continuo.

E' evidente una ricerca biblica che avvalora in parte il racconto ma l'autore, a mio parere volutamente, tralascia la differenza essenziale tra personaggi storici come Pilato, Erode Antipa e i personaggi biblici come Joshua, Nicodemo e via dicendo. Questo è agevolato dal profondo mistero che circonda la figura del Nazzareno che, unita alla licenza che merita ogni scrittore, consente ad Augias di realizzare la sua personale versione dei fatti.

E' apprezzabile anche il dubbio che giustamente l'autore lascia al lettore forte dalla quasi inesistenza di documenti storici che non confutano ma neanche avvalorano i testi biblici. Naturalmente penso che la lettura sia duplice: i non credenti continueranno a farsi forza della pochezza e dell'inattendibilità delle fonti storiche, i credenti invece non hanno bisogno di prove alcune; d'altronde "beati quelli che pur non avendo visto hanno creduto" (Giovanni 29)

Sicuramente fa parte della licenza di scrittore anche il ruolo di Joseph padre putativo di Joshua. Secondo l'autore è presente il giorno in cui Joshua è processato da Pilato ma secondo i vangeli canonici, non si hanno più notizie di lui a partire dall’episodio di "Gesù fra i Dottori", secondo il vangelo apocrifo "Storia di Giuseppe il falegname" egli morì fra le braccia di Miryam e lo stesso Joshua che l'ha protetto dall'atroce immagine dell'oltretomba per consentirgli una morte serena. Naturalmente ciò non coincide con la presenza di Joseph al processo di Joshua.

Ho trovato molto interessante le spiegazioni in merito alla figura di Pilato e del ruolo che copriva, specialmente il diverso significato che il procuratore aveva a quei tempi. Ancora più interessante la "traslitterazione" di Nietsche per bocca di Lucilio quando dice "La ragione ha bisogno di qualche grano di follia per poter funzionare" molto simile a "C’è sempre un grano di logica nella follia" tratto da “Così parlò Zarathustra”.

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