Saggistica Religione e spiritualità Il libro dei segreti
 

Il libro dei segreti Il libro dei segreti

Il libro dei segreti

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Osho è un Maestro di Realtà contemporaneo, artefice di una ribellione fondata sul senso critico e sul rifiuto di assumere qualsiasi norma di vita o valore sociale solo perché comunemente accettati. A Pune, in India, è fiorente la comunità che si ispira alla sua visione di un nuovo stile di vita, fondato sull’armonia, la pace, la quiete interiore. Tra i suoi libri pubblicati da Bompiani: Il libro dei segreti, Tantra: la comprensione suprema, La Bibbia di Rajneesh, I segreti della trasformazione, I segreti del Tantra, I segreti della gioia, I segreti del risveglio, La magia del semplice, Il candore della dignità.



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Il libro dei segreti 2015-07-15 09:55:28 Todaoda
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Todaoda Opinione inserita da Todaoda    15 Luglio, 2015
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Profondità o banalità?

Dormire può essere inteso come un incosciente abbandono del proprio ego, meditare al contrario può essere definito come un cosciente abbandono fino a scoprire che l’ego non esiste. Se è vero che dormire è l'anticamera della meditazione e per certi aspetti ad essa è assimilabile, be, allora leggendo questa raccolta di interpretazioni del Vijñana Bhairava Tantra posso affermare in totale sicurezza di aver proprio meditato profondamente!
Battute a parte, è vero ed indiscutibile: le cose che Osho dice (giacché tutti i suoi libri sono le trascrizioni dei discorsi che ha tenuto lungo la sua vita) sono talmente rilassanti, pacifiche e rasserenanti, che il sonno sopraggiunge naturale come il risultato della calma universale che invade l'essere del lettore. E le cose dette in questa raccolta di tecniche meditative, descritte, storicamente contestualizzate e ben spiegate, non sono certo da meno. Attenzione però qui non si tratta di una semplice spiegazione di alcuni concetti fondamentali di un testo antico ma di un intimo ed originale elaborato sui significati più profondi dell’esistenza umana, i cui insegnamenti, pur in qualche misura traendo dal testo indiano, sono solo uno spunto, un punto di partenza, per elaborare una propria teoria personale sulla vita (personale del lettore che non per forza di cose, e qui sta il bello di un simil testo!, deve coincidere con quella dell’autore.)
Come definire dunque, e per tanto come commentare o giudicare, un testo che più che un saggio potrebbe essere inteso come un manuale, un vademecum, o il breviario del perfetto agnostico? E come catalogare ed inserire in un contesto un libro che per sua stessa natura non ammette ne tantomeno concepisce restrizioni poiché aprioristico a queste?
Semplicemente lo si fa considerandolo per quello che è, e quello che questo libro è è un testo trascendentale, che non rientra appunto in alcuna categoria, che non può rientrare neppure in quella dei testi filosofici o religiosi che dir si voglia, poiché questi, perfino questi, anche se bene o male hanno come unico obiettivo, il “convincimento” del lettore, contengono ed elaborano contenuti diversi, (parabole, insegnamenti, o applicazioni diverse a concetti e correnti di pensiero); il Libro dei Segreti invece no, e non perché non contenga tutti questi elementi , ma poiché questi di fatto non contano, non hanno alcuna importanza! Sono dei meri stratagemmi, per poter dir qualcosa, senza porre l’accento tuttavia sulla “cosa in se”, quanto sul “dire”. E sull’effetto subitaneo che tale dire esercita sul lettore.
Paradossalmente la categoria più affine a questo testo, potrà sembrare assurdo, ma è quella dei libri-game, i libri gioco (li ricordate, ne avete mai sentito parlare? Andavan di moda quando il sottoscritto era circa un adolescente), libri creati ovvero per avere una forte interattività col lettore, libri che a seconda delle scelte che noi compiamo possono variare di volta in volta.
Strano vero? Specie associandoli ad argomenti che in realtà non ha nulla a che vedere con il gioco. (Salvo ammettere che tutta la vita non sia altro che un grande gioco, e questa potrebbe essere un’ altra possibile interpretazione esistenzialista che nasce dalla lettura di questo testo. Ma non divaghiamo.) Insomma è inutile fasciarsi la testa, quando si legge questa tipologia di libri bisogna entrare nell’ordine delle idee che non conta tanto quel che in esso si dice ma come lo si dice, e non si parla esclusivamente di stile ma dei tempi, delle pause, delle locuzioni che di volta in volta si susseguono e soprattutto, ancora una volta, dell’effetto che queste provocano nel lettore.
Certi libri sono scritti con uno stile serrato che non lasciano tempo di trarre il respiro, ben vengano poiché per molti sono di provato intrattenimento; altri sono invece scritti con stile misurato, calmo, ragionato, appropriato ad approfondire tematiche importanti, ben vengano anche quelli poiché anche loro per molti altri lettori sono di sicuro intrattenimento; Il libro dei Segreti di Osho invece trascende queste due tipologie, poiché è scritto con il ritmo del respiro eterno di ogni cosa viva e non, con il passo universale delle stelle lontane il cui movimento è innegabile quanto impercettibile. E ben venga dunque anche questo poiché è davvero difficile trovare qualcosa di più spiritualmente appagante.
Passo universale, respiro eterno, spiritualità... I materialisti, e io mi vanto di essere tra questi, storceranno il naso, ma attenzione ai pregiudizi quanto alle critiche superficiali: qui non si tratta di filosofia, di religione, questo libro tratta di cose personali, sì personali!, che accadono soggettivamente ai singoli che se ne concedono la lettura, ma che di fatto sono anche oggettive, concrete e appunto materiali. E il respiro eterno? Be se proprio non ci si vuole concedere un po’ di grossolano misticismo, lo si può definire in fin dei conti come un altro modo per chiamare lo stile; uno stile certo però, come si diceva, più affine agli eventi cosmici che alla letteratura, a quegli eventi insomma che hanno tempi d'attesa lunghissimi e si propagano per distanze siderali, ma che quando avvengono, sono tuttavia dirompenti e totali o per usare un termine ormai abusato eppure qui più che mai appropriato... illuminanti.
Essendo questo dunque un libro fuori dal comune per onestà intellettuale in ultima analisi occorre interrogarsi sul perché qualcuno mai dovrebbe leggerlo, che bisogno c’è, a chi mai può essere infatti destinato un testo così totale, peculiare eppure volendo talmente sui generis che potrebbe ormai persino esser definito banale?
Be è destinato a... chi vuole, a chi per qualunque motivo, per qualche momento nella sua vita, ne sente o ne ha sentito il bisogno, e i bisogni possono essere molti: tranquillità, sicurezza, ansia, stress, fatica e persino ignoranza, l’ignoranza di coloro (ed oggi giorno ce ne sono molti) che pur non sapendo quasi nulla in materia per partito preso (talvolta addirittura partito politico!) si dichiarano molto più affini al misticismo orientaleggiante rispetto alle troppo regolamentate e conservatrici “religioni nostrane.” Salvo poi rimaner terribilmente delusi allorché scoprono che come si diceva questo libro non ha molto a che vedere con la spiritualità indo-asiatica e tanto meno con le modaiole e sterili prese di posizione di certi intelletualoidi ciarlatani che amano pavoneggiarsi con pensieri fintamente anticonformisti (e per poi loro stessi ribadire la loro conformità rifacendosi a termini tanto pretestuosi quanto ossimorici quali radical chic, new age e chi ne ha più ne metta!). Dunque i motivi per leggere un simil testo possono essere tanti e per ogni persona ce ne può essere un proprio, singolare. Personalmente è stata la curiosità di imbattermi in un’ opera così fuori dal comune e un innegabile bisogno di evasione dalla a tratti estenuante quotidianità di una vita qualunque. Ma qualunque sia il motivo per cui ci si avvicina a questa lettura, una cosa la si può garantire: è assolutamente esaustiva ed, a patto di concedervisi senza pregiudizi (sia positivi che negativi), a patto di seguire, o cercare di seguire, il più onestamente possibile gli insegnamenti, le tecniche, in essa contenute, è efficace.
Riprendendo per l’ennesima volta la metafora cosmica si potrebbe infatti concludere affermando che al pari del nascere e morir delle stelle, questo libro infonde quella luce di novità (alcuni lo definirebbero brivido) e quella calma ineluttabile tipiche degli eventi del destino a cui nulla si può fare per opporvi resistenza e nulla si deve fare per combatterli, poiché dolcemente e inesorabilmente ad essi siamo condotti e ad essi noi tutti prima o poi siamo, appunto, destinati.
Rileggendo quanto scritto mi rendo conto che è difficile, pur tentando d’esser chiari, risultare più oscuri di così, tuttavia al pari di certe esperienze indescrivibili a parole, l'insegnamento di Osho è inenarrabile, va semplicemente sperimentato. Certo oggi giorno qualcuno potrebbe tacciare di banalità quanto riportato in questo volume, ma nessuno che abbia provato ad applicare in prima persona i suoi consigli potrebbe davvero farlo. Vero anche che per via deIl linguaggio colloquiale, semplice e diretto, qualcuno potrebbe sostenere che i problemi sollevati nel testo e le soluzioni a questi problemi sono altrettanto semplici e dirette, ma troppo semplici e dirette, tanto da risultare perfino utopiche e irrealizzabili. Attenzione però: non bisogna confondere la semplicità con la banalità, e ancora di più la direttezza con la stupidità. Spesso per ogni problema la soluzione semplice è la migliore e se non ci sembra tale è perché noi di fatto non vogliamo trovare una soluzione o non vogliamo affrontare il problema. E malgrado una certa innegabile fondatezza delle critiche mosse all’irrealizzabilità di certe soluzioni e sull’utopia generale che pervade molti dei suoi discorsi, è sempre bene ricordare che senza un irrealizzabile, e per questo provocatorio, ideale dettato dall'utopia l'uomo non avrebbe nulla a cui tendere, non avvertirebbe quella spinta istintiva a migliorarsi costantemente ed evolversi, e senza una costante ripetizione di quelle che sono le certezze acquisite durante millenni di evoluzione rischieremmo di dimenticarci chi siamo, di perdere le basi che caratterizzano il terreno da cui siamo partiti. Si sa che in un albero sano e forte sono importanti le radici come i rami più elevati, quelli insomma che, per intenderci, senza mai raggiungerlo, ma talvolta oscurandolo, puntano al cielo.
Ancora attenzione dunque ai facili giudizi, ma attenzione tuttavia anche all’eccessivo impegno, pur essendo questa una lettura alla portata di chiunque resta tuttavia alle volte inapplicabile in un contesto moderno per tempistica e necessità di sperimentare, due fattori che metteranno a dura prova il lettore onesto. Una scorsa superficiale del testo difatti non donerà nulla se non la sopracitata banalità concettuale, la sistematica e ordinata sperimentazione dei consigli invece regalerà una pace e una serenità e sì, se si vuole, un equilibrio e una consapevolezza, altrimenti inarrivabili.
Per concludere, come molti dei libri di Osho (forse tutti sarebbe eccessivo, date certe castronerie, scientifiche, storiche e culturali,) anche questo è difficile da definire in altro modo se non “illuminante”. Questo in più, se applicato alla realtà quotidiana potrebbe essere anche "tranquillamente rivoluzionario", sempre ammesso che nella sopracitata esperienza estatica non siano già contenuti i valori di termini come rivoluzione e tranquillità e... Ma no è meglio che mi fermi qua, se no rischio di diventare eccessivamente mistico e spirituale, e l’equilibrio conseguito va a farsi benedire! Per bilanciare infine è giusto aggiungere anche qualche “contro” al libro.
Difficile in realtà trovarne senza rifarsi ad una volendo eccessiva, ma non particolarmente sgradevole ripetitività di alcuni passaggi, poiché di fatto l'unico aspetto negativo certo è di carattere editoriale: "il libro dei segreti" infatti è un semplice estratto dei commenti al Vijñana Bhai... (va be quel che è!), non ne è la raccolta completa. All'inizio del volume si parla invece di un centinaio di tecniche per raggiungere la “consapevolezza”, ma ad occhio ne sono descritte e spiegate si e no una trentina. Il risultato, purtroppo non può essere altro che quello di un volume amaramente incompleto. Con una dotta ironia, per lo più antipatica e auto celebrativa, si potrebbe rispondere alla mia critica con un “ma è giusto che sia incompleto: non hai letto cosa dice? Non hai capito nulla? Questo non è un libro! Chi l’ha scritto non è un autore! E tu che critichi non sei realmente tu...”
Ma sarebbe davvero troppo facile, banale, utopico, conformista e davvero troppo, troppo, antipatico.

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Altri suoi libri, a chi ne sente il bisogno e a chi riesce onestamente liberarsi dai pregiudizi sia negativi che positivi
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