Parola e passione Parola e passione

Parola e passione

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A metà del secolo scorso Benedetto Croce ha pubblicato un famoso saggio dal titolo "Perché non possiamo non dirci cristiani" per sottolineare che, a prescindere dalla fede, il cristianesimo è un elemento imprescindibile della nostra cultura. Di fatto, oggi, per molti cristiani il cristianesimo è solo questo: un semplice dato tradizionale arenato nelle secche di una ritualità della quale si sono persi sia il significato che l'intimo legame alla vita. È il cristianesimo di chi crede di poter risolvere il proprio rapporto con Dio e con gli uomini semplicemente timbrando, la domenica, un cartellino di presenza. Eppure un altro cristianesimo è possibile: un cristianesimo che sappia allontanarsi dall'ombra del campanile e percorrere le strade degli uomini trasformando, lì dove necessario, il proprio annuncio in denuncia; un cristianesimo che sappia rendere ragione della propria speranza di fronte ad un mondo sempre più ostile; un cristianesimo che sappia sognare i sogni di Dio. Le omelie di Padre Pasquale Incoronato raccolte in questo volume sono, quindi, un appello: un cristianesimo altro non solo è possibile, ma è anche l'unico veramente credibile.



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Parola e passione 2009-05-11 09:07:27 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    11 Mag, 2009
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Omelie che lasciano il segno

Ho sempre pensato che il messaggio del Cristo sia stato soprattutto filosofico, quasi politico, mentre l’aspetto religioso, se pur primario, abbia rappresentato una funzione di supporto all’idea rivoluzionaria portata duemila anni fa.

Mi sono anche chiesto spesso perché questo è accaduto solo venti secoli fa, perché non prima, o non dopo. L’unica risposta logica che ho potuto trovare è stata che in quell’epoca, di straordinaria potenza dell’impero romano, l’uomo aveva bisogno di comprendere come doveva essere la vera vita. I principi di uguaglianza, di solidarietà, di amore per il prossimo sono quanto più di grande sia mai stato detto, un’indicazione per un percorso di un’umanità che potesse considerarsi tale. E’ inutile credere nella religione cristiana se poi non si applica ogni giorno, per intima e ferma convinzione, quel messaggio, e invece con il tempo è rimasta la struttura religiosa, una sorta di burocratizzazione del pensiero che ne ha svilito i contenuti.

E’ cosa di tutti i giorni notare come nel nostro paese (mi riferisco solo all’Italia per esperienza diretta) il cristiano lo sia quasi sempre di nome e non di fatto. In poco tempo si è perso quel concetto di vita che, se pur in buon parte inapplicato, poteva lasciar sperare in un futuro meno indegno di essere vissuto.

E’ quindi con piacere che leggo le omelie di Padre Pasquale Incoronato, raccolte in questo libro dal titolo altamente significativo (Parola e Passione).

In particolare, riporto un passo di quella di domenica 7 ottobre 2007, perché spiega in modo lampante ciò che ho inteso dire fino a ora.

“ Dobbiamo comprendere che con Dio non vale un rapporto matematico, del tipo .

Nella fede non è così; la vera fede è dire: ”

O come quella del 24 febbraio del 2008 sulla sete e sulla privatizzazione dell’acqua, un bene che dovrebbe essere di tutti e perciò gratuito, un sopruso praticato nella generale indifferenza, che è il vero problema.

“ Oggi non c’è passione per una città mal governata, per un Paese mal governato, dove non c’è niente, né futuro, né speranza, solo la cocaina e basta!...”

Di grandissimo valore è poi l’omelia dell’ 8 giugno 2008:

“ Dopo 2000 anni anche il cristianesimo si è trasformato in religione: la gente viene in chiesa per il battesimo, per il matrimonio, per i funerali, per la cresima…”

Insomma, la religione piano piano ha perso la fede.

Padre Pasquale Incoronato deve essere un uomo di grande spiritualità, un umile che non strepita, non travolge, ma comunica, sia con le parole che con il comportamento. Vive in questo XXI Secolo, così traboccante di nulla e senza speranze, eppure lui sembra nato duemila anni fa, pare aver ascoltato il messaggio di un giovane nativo di Betlemme che rischiarò il buio dell’umanità come una meteora, una luce rimasta viva nel suo pensiero.

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