Vieni via con me
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Vieni via con me, sulla carta
-“ Per vedere quello che abbiamo davanti al naso” ha scritto George Orwell , “serve uno sforzo costante”.-
Nato come format televisivo ideato e condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano, trasmesso su Rai Tre in quattro puntate con un esito di share strepitoso , il lavoro viene qui proposto dall'autore napoletano attraverso lo strumento a lui piu’ congeniale: la scrittura.
Dopo le premesse che chiariscono quella che fu la genesi dell’idea egli spiega, una volta che si delinearono i contenuti, l’insorgere delle difficolta’, le critiche e l’ostruzionismo mirato alla censura, una censura velata e non esplicita, che si avvaleva dell’infamia e la semina di mille piccole difficolta’ sul campo . Eppure la scaletta era intoccabile, la mole di fango non avrebbe permesso agli autori di virare altrove. Ecco , a maggior ragione, la soddisfazione per un successo clamoroso di ascolti, dimostrazione dell’interesse della massa popolare ad argomenti del Paese, nell’interesse del Paese.
Seguono otto capitoli per otto temi, storie di piaghe italiane ma anche di uomini che si opposero, che si oppongono, senza chinare il capo ed obbedire, o fuggire. In apertura alcune pagine sul valore della Costituzione Italiana, quindi la “macchina del fango” che uccide con i proiettili della diffamazione, la ‘ndrangheta al nord, la vicenda dei coniugi Welby, il business dei rifiuti tossici, il terremoto ed i morti a L’Aquila, don Giacomo Panizza, il meccanismo della compravendita di voti elettorali.
Da tempo piacevolmente orfana della compagnia di Madre Televisione, non ho seguito il programma e quindi non mi e’ concesso alcun riferimento in merito. Letto il libro su queste basi non posso che rimettermi ad un plauso per Roberto Saviano.
Pregevole la proposta di temi forti scavando nel passato e nel presente di un’Italia malata, eppure con la voglia di risanarsi.
“ Raccontare come stanno le cose vuol dire non subirle”. Allora anche leggerle, consigliarle e diffonderle e' espressione di intolleranza al maligno.
Questo e’ lo spirito del carismatico Saviano, che unito a una penna sempre piacevole ed alla capacita’ di creare un giornalismo di fatti che sa anche emozionare, commuovere, sensibilizzare conduce ad una lettura scorrevole ed intensa, intervallata talvolta da momenti di riflessione. Attimi in cui si realizza quanto quello che abbiamo davanti al naso e’ tanto assurdo ed impensabile che senza sforzo, invece che apparire lampante, passa davvero inosservato.
Buona lettura.
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Le parole sono atti
Mai banale, mai pesante, mai retorico, Roberto Saviano in otto brevi monologhi disegna un quadro lucido e realistico di un'Italia afflitta da troppo tempo da una serie di mali, vecchi e nuovi, dai quali sembra sempre meno in grado di guarire. Si parte dalla scarsa considerazione data al concetto di unità nazionale, in nome di rivoltanti campanilismi e di limitati interessi locali. Si passa alla cosiddetta macchina del fango, cioè la tendenza a delegittimare gli altri attraverso una studiata e artificiosa diffamazione. Si parla inevitabilmente di criminalità organizzata, di mafia, 'ndrangheta, camorra, di connivenze con la politica, di infiltrazioni in ogni settore dell'economia e in ogni angolo del Paese, al Sud come al Nord. Si affronta il tema del diritto alla vita, dell'accanimento terapeutico, della libertà di morire in maniera dignitosa contro ipocriti e anacronistici moralismi civili e religiosi. Non possono mancare le grandi tragedie, l'emergenza rifiuti e l'avvelenamento della Campania da una parte, il terremoto in Abruzzo e l'inefficienza delle attività di prevenzione dall'altra. Si chiude con un pensiero ad una Costituzione che meriterebbe un rispetto e una considerazione infiniti e che invece troppo spesso viene terribilmente ignorata, calpestata, osteggiata, violentata. Argomenti scomodi e sovente subdolamente taciuti che l'autore non ha paura di affrontare sfidando vili minacce e ignobili accuse di diffamare il Paese, guidato dalla convinzione che "raccontare è già un passo avanti nel fare, perché le parole sono atti. Ed è per questo che fermare la parola significa fermare il fare. Raccontare come stanno le cose vuol dire non subirle". Quello che viene fuori è un ritratto impietoso e tristemente veritiero di una nazione incapace di reagire, di un popolo che troppo spesso pensa che non valga la pena ribellarsi, lottare, riscattarsi. Ma l'atteggiamento di Saviano è tutt'altro che disfattista e non mancano fortunatamente gli esempi positivi. Da Carlo Cattaneo e la sua idea di federalismo solidale a Giovanni Falcone che, ignorando il fango che gli veniva continuamente gettato addosso, ha perseguito il suo sogno di giustizia fino a trovarvi la morte. Da Piergiorgio Welby che, invece di andarsene a morire in Svizzera, ha preferito restare in Italia a lottare per i diritti di tutti i suoi connazionali a don Giacomo Panizza che da Brescia è andato in Calabria a sfidare disarmato la 'ndrangheta. Per finire con Piero Calamandrei a la sua continua e incessante battaglia in difesa della Carta Costituzionale. Grandi uomini che hanno detto no alla paura, al ricatto, all'egoismo, all'opportunismo. Esempi che tutti dovremmo seguire per poter finalmente costruire un'Italia migliore in cui sia più bello e più facile vivere, senza dover necessariamente andarsene o sognare di farlo dicendo a chi ci sta vicino: "vieni via con me".
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Le otto storie che ti cambiano la vita
Sì, il titolo della recensione rispecchia esattamente il libro. O meglio, l'essenza del libro. O meglio ancora, l'essenza di un libro attuale, mai banale ed efficace come non mai.
Un libro in cui è impossibile non sentire la voce di Saviano nelle parole che leggiamo. Un Saviano che possiamo definire in bilico fra l'umiltà della sua espressione tonale e la deteminazione della sua scrittura grafica; un Saviano che vuole offrirci lo spaccato di un'Italia frammentata, malata, terribilmente malata, comatosa; un Saviano che non usa toni forti e retoriche fine a sè stesse, ma che riesce comunque ad incidere indelebilmente una frase nella mente del lettore: "Raccontare come stanno le cose vuol dire non subirle".
Saviano fa male. Fa male perchè mette ciascuno di noi di fronte ad uno specchio e ci mostra uno spaccato terribile del nostro Paese. E fa male soprattutto a coloro che si sono sempre autoconvinti che vada tutto bene, che i problemi di oggi sono solo frutto di esagerazioni mediatiche montate ad arte, che è meglio farci su una bella bevuta.
Ecco, questo romanzo di Saviano vuole rivolgere la propria attenzione a me, a te, ad ognuno di noi, a partire dal sindaco più omertoso fino all'ufficiale di polizia più irreprensibile.
Gli otto monologhi che compongono il romanzo spaziano su temi onnicomprensivi e di strettissima attualità: ci sono l'eutanasia (con il caso di Piergiorgio Welby), la 'ndrangheta che paralizza il Nord Italia, la difficile situazione del post-terremoto a L'Aquila, e non aggiungo altro, altrimenti vi anticipo tutto.
Però, per quanto i temi abbraccino questioni di ambiti (solo a prima vista) diversissimi e scollegati fra loro, c'è un denominatore unico. E lo si può trovare nel titolo dell'ultimo monologo del romanzo: "La democrazia venduta e il piroscafo della Costituzione".
... Ah, inutile girarci intorno. I noccioli su cui devono vertere le nostre riflessioni sono due:
- La nostra democrazia è a tutti gli effetti venduta, grazie alla politica italiana che ha svuotato completamente di ogni significato la realtà della 'démos-cràtos' e l'ha sostituita con un concetto fantoccio, annichilito, apatico;
- Di pari passo, la nostra Costituzione ne ha subìto le conseguenze più impensabili e drammatiche, ed è azzeccatissima la scelta di rievocare la metafora della barca, coniata da Piero Calamandrei. Perchè è facile trovare quel 'migrante' a cui non importa nulla del bastimento che sta affondando, tanto 'non è mica mio'. Peccato, caro migrante, che tu ti stia sbagliando di grosso, perchè, oltre al bastimento, affondiamo noi, affondi tu con noi, ed affonda l'intero piroscafo della Costituzione.
Ed allora l'unica soluzione è quella di raccontare queste cose, perchè "raccontare come stanno le cose vuol dire non subirle". Raccontarle, perchè dobbiamo alzarci dalle poltrone e fare qualcosa. Saviano la sua parte la sta già facendo, quella di raccontare, smascherare, denunciare. E ditemi se è poco.
Adesso "bisogna trovare la forza di cambiare. Ora. O mai più".
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L'ossessione di Saviano per le storie...
Le parole per Saviano sono come il cibo quotidiano ossia di vitale importanza, poiché nessuno meglio di lui è capace di rendere universalmente comprensibili concetti che apparentemente sembrerebbero destinati solo ad una ristretta cerchia di persone e di addetti ai lavori e le sue storie arrivano dirette al lettore, agitando gli animi e scuotendo coscienze relegate da troppo tempo nel torpore…
L’ossessione di Saviano per le storie e il desiderio di volerle narrare a tutti i costi si denota facilmente anche in questo libro breve ma intenso.
Vieni Via Con Me infatti è la raccolta degli otto monologhi declamati da Saviano durante l’omonima trasmissione televisiva andata in onda nel 2010 su Raitre che ha letteralmente innalzato lo share televisivo della rete: otto storie, otto racconti, alcuni tristi, orribili, crudeli mentre altri coraggiosi e appassionati ma tutti accomunati da un unico filo conduttore: la speranza, soprattutto la speranza in un’ Italia diversa e forse migliore, in un’Italia senza corruzione e piena di esempi per cui valga la pena vivere e lottare.
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tante lezioni,un grande insegnamento
Ascoltare Saviano mi piace tantissimo, trova abbia un carisma eccezionale che gli consente di raccontare e catturare l’attenzione anche su temi non proprio leggeri.
Questo suo libro è bello al pari della trasmissione, gli argomenti trattati tutti molto interessanti, ma il racconto della storia di vita, di scelte, di amore di Mina e Piergiorgio Welby non la dimentico mai più, e loro sono per me il simbolo della dignità che vorrei sempre avere nelle scelte che ogni giorno mi trovo a fare, per imparare dalle piccole, a fare le grandi.
Quando si conoscono lui già zoppica, quando si fidanzano lei conosce tutto della sua distrofia muscolare progressiva, quando si sposano lui arriva in chiesa in carrozzina. L’accordo che c’era tra loro era che, se anche lui fosse stato male, lei non l’avrebbe portato in ospedale, ma poi di fronte a quella crisi respiratoria lei non ce la fa, e Piero viene attaccato al respiratore attraverso un’incisione chirurgica sulla trachea per aprire una via respiratoria alternativa a quella naturale. Lei dirà “Ho veramente esercitato un accanimento terapeutico, ma il mio era un accanimento terapeutico d’amore”.
Quando la malattia peggiora Piero vorrebbe una morte dignitosa, nella legalità. Non eutanasia, cioè il procurare la morte in modo indolore, ma chiede la fine dell’accanimento terapeutico, cioè di tutte quelle tecniche mediche che servono a sostenere artificialmente le funzioni vitali di soggetti affetti da patologie inguaribili. Dice il cardinale Carlo Maria Martini “Evitando l’accanimento terapeutico non si vuole procurare la morte, ma si accetta di non poterla impedire”.
Il 22 settembre 2006 Welby scrive una lettera al Presidente della Repubblica Napolitano in cui afferma la sua battaglia per la vita: “Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso. Morire mi fa orrore. Purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita, è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche.”
Piergiorgio Welby, Luca Coscioni, Beppino Englaro hanno in comune l’aver agito nel diritto. Non farne una questione personale, ma creare una possibilità. Quella di salvaguardare i diritti di tutti.
E quando penso che la chiesa di Roma ha tenuto per lui le porte chiuse, che il suo funerale è stato celebrato con rito civile nel piazzale antistante la chiesa che Mina aveva scelto per salutarlo insieme alla sua famiglia.. perché “la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita, contrasta con la dottrina cattolica” beh devo davvero chiudere gli occhi e pensare a Cristo in croce per isolarlo da tutto ciò che lo circonda e che la Chiesa spesso purtroppo rappresenta.
Saviano lo ricorda con queste bellissime parole di Giordano Bruno che sento mie una per una:
“Ho lottato, e molto: credetti poter vincere (ma alle membra venne negata la forza dell’animo), e la sorte e la natura repressero lo studio e gli sforzi. […] Per quel che mi riguarda ho fatto il possibile […]: non aver temuto la morte, non aver ceduto con fermo viso a nessun simile, aver preferito una morte animosa a un’imbelle vita.”
Grazie.
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L'Italia si sta svegliando
"Vieni via con me" è stato un vero e proprio fenomeno più che positivo televisivo. E il libro con le sue storie trascritte ci ricorda che esiste un'Italia migliore, un'Italia che si sta svegliando e preferisce gli elenchi di Saviano e Fazio al Grande Fratello.
Nel libro sono riportare alcune storie, alcuni monologhi che Saviano ci ha brillantemente proposto all'interno di un programma pulito, nuovo, vero.
Adesso aspettiamo solo la nuova edizione del programma, che speriamo di vedere presto, magari seguito da un altro libro come questo.
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Storie ed elenchi
Questo libro è il riporto cartaceo delle storie narrate da Saviano nella trasmissione omonima.Fare una recensione non è semplice.Verso Saviano c’è spesso un atteggiamento da tifo calcistico(con o contro)più che uno spirito critico.
Io lo stimo profondamente.
Ma non è questo il luogo delle mie opinioni.
E’il luogo dei libri.
In apertura troviamo una premessa dell’autore,con la sua lista delle dieci cose per cui vale la pena vivere:al primo posto la mozzarella di bufala aversana.(Robè mi stai simpatico,la mozzarella è buona…ma stai esagerand'!)
Passa poi ai racconti:quello dell’unità d’Italia e dei suoi martiri,di Falcone e della macchina del fango,dei riti simil-matrimoniali che sigillano l’unione con cosa nostra e della vita dei boss:
“Sembra impossibile, ma come fa un uomo a resistere per decenni al regime del 41bis? Lo capisci quando vedi come vivono quando sono liberi o latitanti,costretti a stare rinchiusi nei bunker.(…)I bunker sono il segno di un’infelicità che si struttura quasi architettonicamente, un’infelicità fatta di rinuncia e di un potere solo di testa.”
Ci parla poi della storia d’amore di Welby e Mina,della loro lotta contro il cd.accanimento terapeutico,passa attraverso la vicenda dei rifiuti in Campania(abbiate pietà…il tema mi tocca)con tono anche ironico:
” A Napoli è diventata normalità,quasi un dato fisiologico: d’estate fa caldo,d’inverno fa freddo,ogni anno c’è una crisi dei rifiuti.”
E ancora..narra di Don giacomo Panizza,del terremoto de L’Acquila,della nostra Costituzione,del dovere di partecipazione politica(che non è cosa astratta rispetto al viver quotidiano).
Saviano scrive:
“La narrazione ha un compito, quello di avere un punto di vista,
che può essere condiviso oppure detestato.”
Ecco la verità…Saviano racconta storie e nessuno chiede che si sia d’accordo,specie dove tocca temi intimi,personali che attengono a scelte private.
Però lasciatemi dire una cosa semplice:Saviano è bravo,scrive bene,riesce a raccontarti un fatto di cronaca come fosse una storia.
E a me tutto questo piace.
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con un certo ritardo...
su Saviano sono stati versati fiumi e fiumi di inchiostro e ormai e difficile trovare qualcosa che non sia già stato detto. Quindi mi atterrò al copione.
Le storie raccontate dal grande Roberto sono colme di un umanità incredibile, Saviano non si limita a raccontare fatti ma ce li fa vivere. E badate che non sto esagerando: quandoci troviamo davanti a una storia raccontata da lui sembra che sia raccontata da un profeta e quando vuole esporre meri fatti li fa capire meglio del migliore professore universitario. Cio si era già visto con Gomorra ma questa è una conferma.
Non ci sono veramente più parole per descriverlo....
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Vieni via cn me... volentieri!
“Vieni via con me” è la raccolta dei monologhi che Roberto Saviano ha tenuto durante l’omonima trasmissione, campione di ascolti ma soprattutto di qualità. Un viaggio in un’Italia allo sbando , in cui l’autore alterna momenti di dura critica (come per la macchina del fango, la criminalità organizzata , i rifiuti di Napoli) a momenti di racconto di vite esemplari per le quali traspare profonda ammirazione ( Falcone, Welby, Calamandrei), sempre con un tono graffiante e sentito, come se raccontare tutto questo fosse un’esigenza impellente , d’altronde è lui stesso che scrive “raccontare come stanno le cose vuol dire non subirle”. Nonostante non ami lo stile di Saviano , non è stato difficile rimanere concentrato parola per parola lungo tutti i racconti rivivendo la magia provata già qualche mese fa durante la visione del programma. Oltre al capitolo sul terremoto , mi ha particolarmente colpito la prefazione dell’autore , che ci offre un metodo per risollevarci da un mondo che ormai non riconosciamo più: un elenco. Le dieci cose per cui vale la pena vivere. “Una carta costituente di noi stessi” che può aiutarci a ricordare "ciò di cui siamo fatti". Ecco il mio elenco (sicuramente meno poetico di quello di Saviano!):
1. L’aglianico del vulture
2. Cantare l’inno di Mameli a squarciagola
3. Estraniarsi dal mondo con un bel libro
4. Il cielo stellato sopra di noi
5. Giocare per ore e ore a volley senza sentirsi stanco
6. Tornare a casa dopo tanto tempo , e sentire di non essere mai partito veramente
7. Le serate alcoliche
8. I ricordi e le fotografie
9. Il giallo
10. Poter condividere tutto questo con qualcuno …
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