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Sinistrati

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I sinistrati siamo noi. Brutalizzati alle elezioni, battuti culturalmente, spintonati ai margini di una società cattiva. Alcuni legati a un'idea troppo razionale di riforme difficili, altri pervasi dalla nostalgia di rivoluzioni impossibili. Risultato: vinceranno sempre gli altri. Perché noi siamo fuori tempo, fuori moda, fuori gioco. E con la triste euforia degli esclusi, fra l'autolesionismo e l'autocompatimento, ci prepariamo a diventare una minoranza permanente. Ma non è colpa nostra: scienziati autorevoli hanno dimostrato che si è di sinistra per via del Dna. C'è di mezzo un dannato gene altruista. Come dire che siamo fessi per natura. Per questo il Partito democratico ha sbagliato tutte le strategie, si è illuso di vincere, si è schiantato contro Berlusconi, e dopo la batosta non ha ancora deciso se sopravvivere a una sconfitta storica o lasciarsi naufragare. Ci vorrebbe una cultura, un leader, uno schema politico. Ci vorrebbe almeno un'idea. Invece, i riformisti non hanno ancora un programma e gli estremisti non hanno più un peso. Di idee, non se ne parla più. Edmondo Berselli descrive, con affetto, la storia e la malattia dei sinistrati italiani, e formula senza pietà la relativa diagnosi. L'Italia va a destra, ritrova nel partito di Berlusconi il clima confortevole di una Dc senza preti, mentre le corporazioni prosperano e la concorrenza latita. C'è una speranza per la sinistra e i sinistrati? Oppure li attende un deserto infinito, e la condanna di attraversarlo fra miraggi crudeli?



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Sinistrati 2013-01-28 14:03:51 antares8710
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antares8710 Opinione inserita da antares8710    28 Gennaio, 2013
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Storia di una catastrofe politica

Uno dei più brillanti redattori della Repubblica e dell'Espresso, scomparso circa due anni fa, affronta in modo ironico e critico la sconfitta del centrosinistra alle elezioni del 2008 e la naturale incapacità di quei dirigenti di comprendere a pieno gli umori della società italiana.
Edmondo Berselli è stato una delle penne migliori del giornale fondato da Eugenio Scalfari e uno dei politologi più attenti e raffinati del giornalismo italiano. In questo piccolo libro di duecento pagine, a volte divertentissimo a volte caustico nelle analisi, l'autore è il testimone addolorato e diretto di un disastro politico che ha saputo prevedere con largo anticipo. Il sottotitolo del libro in questo senso è inequivocabile: "Storia sentimentale di una catastrofe politica".

Il libro si presenta come un racconto di una lunga serie di errori madornali, sviste clamorose, tendenze masochiste di un partito e di un gruppo dirigente che, un po' per arroganza un po' per cecità intellettuale, non ha saputo capire a pieno i problemi della società italiana, offrendo la vittoria alle forze di destra e condannandosi ad un lungo esilio all'opposizione. La totale assenza di un programma politico serio e attuabile, la mancanza di idee e prospettive per il futuro, le risposte vacue e inutili ai problemi del Paese sono solo alcune delle colpe della sinistra italiana. Una sinistra italiana confinata nel suo universo chiuso fatto di autoreferenzialità e narcisismo, in cui la vittoria elettorale e il governo del Paese sembrano essere un miraggio nel deserto.

Berselli è un politologo molto raffinato e sottile. I suoi articoli erano i primi che leggevo quando aprivo i giornali. E' difficile restare indifferenti al suo stile di scrittura, fatto di ironia tagliente, sarcasmo e capacità di lucida analisi. Anche leggendo questo libro ogni tanto ci sfugge qualche risata amara ed è impossibile non condividerne alcune affermazioni.
E' un libro che si legge facilmente e si rivolge a tutti coloro che, a prescindere dal loro orientamento politico, si appassionano all'attualità e alla politica di oggi. Per chi ama questo genere ma non ama i libri di Bruno Vespa, questo libro fa al caso suo…Buona lettura!

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