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Senz'anima

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"Sono convinto che quando gli storici valuteranno l'attuale Italia democratica la considereranno la peggiore della sua pur lunga storia." Massimo Fini. Un ritratto dell'Italia contemporanea, un paese privo di principi, di valori condivisi che non siano il Dio Quattrino, inguaribilmente volgare, senza dignità e onore, spietato senza essere virile, corrotto, intimamente mafioso, devastato nel suo straordinario paesaggio, naturale, urbano, artistico, che lo ingentiliva insieme alla sua gente. Una parodia di democrazia sequestrata dai partiti e dai suoi mediocri esponenti che la violentano, la abusano, la stuprano a comodo loro. Senz'anima fotografa uno spazio, mentale, antropologico, politico, quello dell'Italia degli ultimi trent'anni, seguendo l'avventura giornalistica di Massimo Fini, uomo senza appartenenze, dal mitico "Europeo" all'"Indipendente" fino al "Fatto Quotidiano". Della penna dissacrante di Fini non potevano mancare le "stroncature" e anche i ritratti dei personaggi - da Craxi a Martelli, da Cossiga a Berlusconi, da Gardini a Scalfari, da Costanzo a Vespa - che hanno contribuito a conciare l'Italia così com'è.



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Senz'anima 2017-08-18 16:02:05 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    18 Agosto, 2017
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E ogni giorno che passa è sempre peggio

Da buon giornalista e acuto osservatore del mondo che ci circonda Massimo Fini ha scritto numerosi articoli pubblicati su quotidiani e su periodici e in questo volume (Senz’anima) riporta quelli che hanno visto la luce fra il 1980 e il 2010, lasso di tempo in cui finisce la prima repubblica e nasce la seconda. A onor del vero non mi sono accorto di questa cessazione e di quest’inizio, perché nella tormentata storia italiana è una continua involuzione che vede uno stato divorare se stesso. Ha ragione Massimo Fini quando parlando dell’Italia scrive che è un paese privo di princìpi, votato solo al Dio denaro, senza dignità e senza onore, appestato dalla mafia, corrotto, con le sue arcinote bellezze naturali che corrono il rischio di diventare un ricordo. Un punto di vista drastico, assolutistico? No, condivisibile senz’altro ove si tenga conto che le parole che i politici spendono sono solo bla bla bla, intrise di una retorica da avanspettacolo e senza peso, se non quello del fastidio alle orecchie di chi ascolta, sempre che sia abbastanza disincantato per prenderle per quello che sono: delle puttanate. Le conclusioni che ho tratto da questa interessantissima lettura sono motivo anche di grande dispiacere, ma non posso, né devo ignorarle e, soprattutto, credo sia giusto che altri possano venirne a conoscenza.
La storica dicotomia destra e sinistra è sparita, con la sinistra che vuole assomigliare alla destra, e viceversa, con il risultato che le idee non esistono più. Non bastasse tutto questo, abbiamo avuto all’incirca un altro ventennio con Silvio Berlusconi, il Cavaliere dello sfascio, con la sua corte di nani, leccaculi e puttane. Credevamo che si fosse toccato il fondo, ma per il peggio c’è sempre spazio. E poi, dopo gli anni di piombo, i risvolti delle logge massoniche, gli intrecci con le mafie fanno dire che si è perso il senso della stato, ma lo stato non c’è mai stato, è sempre stata un’entità incorporea dietro cui si trinceravano i potenti di turno e quindi lo stato non siamo noi, sono loro, i pochi, fortunati imbroglioni. Va bene che qualcuno potrebbe obiettare che sono le opinioni di un anarchico, e Massimo Fini lo è, ma esulando da questo preconcetto a guardar bene le cose ci si accorge che è anche colpa nostra, colpa della nostra incapacità a considerarci a tutti gli effetti un unico popolo, come se cento anni di unità d’Italia fossero trascorsi invano, e quella nazionalità diventata Stato fosse un’imposizione a cui non eravamo interessati. Forse è stato così, ma in ogni caso oggi siamo una Nazione e come tale dobbiamo cercare di farla andare per il meglio, con qualsiasi mezzo, togliendo anche forza a chi ostinatamente da anni rema contro.
Imperdibile.


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