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La dittatura della burocrazia e l’assedio al libero mercato. Il saccheggio della cosa pubblica e il controllo della morale privata. È la fine della libertà in Italia? Viviamo, si dice, in un Paese libero. Nulla di più falso: oggi in Italia tutto è vietato tranne ciò che è esplicitamente consentito. Da Nord a Sud, i cittadini si trovano ostaggio di uno Stato potentissimo, a cui un’infinità di regolamenti e decreti, imposte e balzelli permette di infiltrarsi in ogni recesso della vita quotidiana: dalle leggi sulla procreazione a quelle sulla prostituzione, dai meandri della giustizia all’autovelox. Un’Entità che governa, senza averne delega, la nostra esistenza ma che è nel contempo abbastanza debole da trovarsi nelle mani di una oligarchia incolta e becera, seppure voracissima. Intanto, nell’economia gravata dalla crisi, dilagano le distorsioni del mercato, dal canone televisivo alla vicenda Alitalia, passando per “liberalizzazioni” che sono solo una cortina di fumo di dirigismo e demagogia. A fare le spese di provvedimenti di salvataggio che a stento nascondono le eterne logiche di interesse, al solito, è il cittadino tassato e vessato, inibito nelle sue libere iniziative. E costretto a guardarsi continuamente le spalle, perché inseguito da un potere occhiuto quanto incapace di gestire le risorse e di produrre efficienza e innovazione. In questa spietata analisi del declino culturale, politico ed economico italiano, Piero Ostellino presenta una preoccupante carrellata di nomi, fatti e dati. Denuncia la latitanza del pensiero liberale, asfissiato da collettivismo e corporativismo. Torneranno mai in Italia le idee, e le prassi, dell’autonomia, della responsabilità individuale, della certezza della pena? La risposta non è consolante, anzi è un durissimo j’accuse rivolto alla pessima politica cui permettiamo di governarci. Ma prendere atto del disastro in corso è un’occasione per riflettere e provare a salvare quel che resta della nostra democrazia.



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Lo Stato canaglia 2009-09-07 23:13:44 montali
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Opinione inserita da montali    08 Settembre, 2009

prediche al vento

risuoneranno come parole al vento, quelle lanciate nell'asfittico dibattito culturale dal libro di Piero Ostellino, alfiere coerente e integerrimo del liberalismo. Parole al vento perchè nell'Italia

schiacciata dai fascio-catto-comunismi, l'alfabeto liberale ha avuto pochissimi traduttori e ancor meno interpreti. I segni di questo antico deficit di libertà economiche e politiche ma anche intellettuali e morali sono, a detta di Ostellino, sotto gli occhi di tutti, hanno prodotto

uno Stato-piovra di invadenza sempre crescente e

sembrano condannare gli italiani a dover vivere eternamente in una società "chiusa" (parafrasando l'amato Popper), malfunzionante e con poca mobilità.

Nonostante sia probabilmente destinata ad autorelegarsi nel solito spazio di nicchia, questa di Ostellino rimane un'operazione meritoria, un ribadire e rimettere a fuoco concetti e idee che

avrebbero meritato miglior fortuna, almeno nella nostra sgangherata Italia.

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Von Hayek, Tocqueville, Popper, Bobbio, Teodori (Storia dei laici) e, perchè no?, anche Berselli......
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