Le linee rosse Le linee rosse

Le linee rosse

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«Viaggiamo di più. Capiamo di meno. Mentre lo attraversiamo in velocità, il mondo ci disorienta. I leader brancolano nel buio. Fissano delle "linee rosse" che non capiscono. Forse perché non leggono. Quel che il mondo vuole dirci è spiegato nelle carte geografiche, e nella loro storia. Ma quelle studiate a scuola non bastano. Bisogna penetrare il loro significato nascosto, incrociare il paesaggio terrestre con le storie delle civiltà, dei popoli e degli imperi. «Ogni crisi - dai profughi alla Corea del Nord, dal terrorismo al cambiamento climatico, dagli autoritarismi ai nuovi protezionismi, dalle "missioni impossibili" di papa Francesco all'inquietante utopia dei social media - ci sfida a capire. «Una traversata coast-to-coast rivela che la supremazia degli Stati Uniti affonda le radici nella peculiarità del suo territorio. Le due Americhe sono separate da linee di frattura geografiche e razziali, religiose e sociali. Le stesse che spaccano l'Europa tra globalisti e sovranisti. La geografia storica dei populismi riconduce all'Italia dei tempi di Mussolini. «I confini dell'Europa unita hanno un'impronta germanica fin dal Sacro Romano Impero. La Cina costruisce una Nuova Via della Seta, sulla quale inseguo le tracce di un esploratore italiano nel deserto di Gobi. L'espansionismo giapponese aiuta a decifrare la trappola della Corea del Nord. In Russia esploro la continuità tra gli zar e Putin. In India visito l'epicentro di uno scontro di civiltà. Un soggiorno nel Medioevo birmano, in Vietnam e in Laos dimostra che sta vincendo il "duro" benessere senza le libertà. «Un missionario tra i musulmani ripropone la domanda di Stalin su "quante divisioni ha il papa". Il peso della Chiesa aiuta a capire il dibattito italiano sui profughi. I tracciati delle migrazioni/invasioni ci riportano alla caduta dell'Impero romano. «Il potere delle mappe decide la sorte degli imperi: da Cristoforo Colombo a GoogleMaps. Il cambiamento climatico ridisegna gli atlanti a una velocità angosciante, la geografia dell'Artico e delle rotte navali cambia sotto i nostri occhi. E infine l'Italia vista da "tutti gli altri" aiuta a capire chi siamo davvero.» Nella sua ricognizione delle linee di forza che stanno ridefinendo gli assetti geopolitici e geoeconomici globali, Federico Rampini mostra e insegna a leggere la nuova cartografia del mondo, per «guardare dietro le apparenze» della realtà di oggi e per rendere i viaggiatori del Terzo millennio più consapevoli di quelle che saranno domani le possibili mete.



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Le linee rosse 2018-05-21 19:45:36 LuigiF
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LuigiF Opinione inserita da LuigiF    21 Mag, 2018
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La geografia che conta

Il mondo cambia. Fin qui nulla di nuovo certo ... ma è la velocità vertiginosa dei cambiamenti a connotare questa epoca. Rampini è come sempre bravo cronista ed anticipatore delle tendenze.
In questo saggio sulla geopolitica contemporanea, Rampini ci racconta le linee rosse su cui si giocano le partite più importanti, lì dove la geografia si fa storia.
Linee socio-culturali come quella che separa le due Americhe: progressista sulle coste e Trumpiana-conservatrice nel “fly-over country”; linee di intolleranze religiose: l'India, dalla pacifica convivenza al tempo dei Moghul alle guerre religiose ed alla nascita del Pakistan, oppure la Birmania, dove la persecuzione dei Rohingya testimonia come l'intolleranza non sia un esclusiva "Jiiahdista"; linee commerciali dal nuovo canale di Panama alle mega-infrastrutture cinesi per una nuova Via della Seta; linee di espansionismo imperialistico con la Russia di Putin “superpotenza frustrata”; linee della storia: la muraglia cinese contro gli “invasori” del Nord; linee di forza centrifughe e centripete in un Europa Germano-centrica o linee puramente strategiche: il controllo delle sorgenti dei fiumi in Tibet o la linea di influenza americana nel sud est asiatico a contenere l’ invadente vicino cinese; linee migratorie: Nord Africa, Medio Oriente, Messico.
L’Italia fa capolino come anticipatrice di tendenze e come brand universalmente riconosciuto di “qualità della vita” (cibo, bellezza turismo, moda, design) … ma non c’è troppo da gongolare: non vedo linee rosse che ci riguardino ..
Il saggio è pieno di spunti di riflessione ed è scritto in stile giornalistico ma piacevole. Forse l’autore risulta un po' invadente e fatica a trattenere giudizi spesso condivisibili ma comunque personali. Ho peraltro apprezzato l’onesta ammissione nel riconoscere errori passati quali la previsione di un rapido decollo delle economie Nord-Africane o la Germanizzazione delle società europee (nel senso positivo di una esportazione del modello renano), entrambe ben lontane dal concretizzarsi.
A volte poi, la divagazione appare eccessiva. Il “fil rouge” (le linee rosse appunto) si perde e si dà spazio a temi cari all’autore (globalizzazione, ambiente ..) magari recuperati da vecchi articoli riadattati, con un po’ di mestiere, per l’occasione.
Detto questo, leggere Rampini è sempre informativo e spalanca gli occhi sui grandi stravolgimenti del mondo globalizzato per uscire dal nostro provincialismo ed elevarsi dalle miserie della cronaca nostrana. Mentre in Italia il Gattopardo ancora ferisce, il mondo marcia a grande velocità.

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