Indignatevi
Saggistica
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Resistere è creare. Creare è resistere.
“Indignatevi”. Complice la crisi economica che si sta riversando sul mondo, l'utilizzo di quel vocabolo è diventato un must nei telegiornali o sui giornali. Anzi, di più, dalle proteste del maggio 2011 spagnolo, i gruppi giovani di protesta vengono per l'appunto definiti indignados.
Questo fatto e la notevole pubblicità che ha avuto questo libricino mi ha spinto a leggerlo. E subito, appena preso in mano, una domanda mi era salita alla mente: che Indignatevi! sia un nuovo “Libretto Rosso” che accompagna le proteste giovanili, che spinge i giovani a scendere in piazza come sul finire degli anni '60 e l'inizio degli anni '70? (questo quesito è dovuto al fatto che l'edizione italiana si presenta di colore rosso, di qui l'associazione “Citazioni dalle Opere del presidente Mao Zedong” (o “Libretto Rosso”) - “Indignatevi!”)
Be, dopo averlo letto, spero di no. Seppur i principi contenuti nel libricino siano validissimi, il pamphlet mi ha deluso moltissimo, probabilmente a causa del gran parlar bene che l'accompagnava e che ne ha aumentato le mie attese. Non son che una sessantina di pagine, delle quali un buon terzo si perde in pre- o post- fazioni, note o l'allegato finale. Per carità quest'ultimo è forse una delle poche cose positive del libro, visto che si tratta della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, testo fondamentale ma non molto diffuso ( fuorché qualche estratto dei tempi delle superiori non ne avevo la copia integrale fin quando non ho comprato il libro di Hessel, e non penso di essere l'unico in una situazione del genere). Ma da li in là, non si spreme fuori altro dai discorsi del vecchio politico francese.
Indignatevi per la violazione dei diritti umani, esorta, visto che al giorno d'oggi non c'è più il nazismo per indignarsi (ma che nella sostanza è la stessa cosa: cos'è una dittatura se non la più grande e grave forma di violazione dei diritti dell'uomo?). Principio bello, nobile. Ma Hessel non va oltre. Non spiega, ad esempio, come indignarsi; dice solo “indignatevi!”. Ma è un'esortazione riduttiva; posso indignarmi davanti ai soprusi nei Territori palestinesi compiuti dai coloni e dai soldati israeliani (argomento citato dall'autore) semplicemente standomene seduto sul divano di casa e dire “Che maiali!” oppure scrivere un post su facebook o su twitter.
Ed è proprio sul metodo che Hessel nei suoi discorsi diventa vacuo e poco preciso. Inizia con una giustificazione della violenza quando “i mezzi militari di chi ti occupa sono infinitamente superiori ai tuoi”, salvo poi tornare sui propri passi citando e negando l'idea di Sartre della violenza ineluttabile per affermare che è la non-violenza la strada da perseguire; ma l'argomentazione non pare avere la stessa convinzione di quando invita all'indignazione, manca dello stesso calore.
Forse la stessa vecchiaia a impedire ad Hessel l'affondo sul metodo della protesta-indignazione, rimanendo confuso tra la giovinezza partigiana (esperienza non più riproducibile oggi) e un pacifismo che per il passato militante non riesce più a fare proprio.
“Indignatevi!” rimane nella sostanza un libretto da leggere, e che comunque consiglio di leggere, per lo più per la lezione di un vecchio partigiano francese desideroso di dare ancora qualcosa al mondo per il quale ha lottato e rischiato la vita e che ora sta scivolando verso un doloroso tracollo economico, ma ancor più sociale. Il richiamo alla difesa dei diritti contenuti nella Dichiarazione dei Diritti ha un altissimo valore morale.