Il sindaco pescatore
Saggistica
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Una vita da conoscere
In una calda notte di fine estate, all'ora del dopocena, quando tutti gli altri stanno sul terrazzo, a fumare una sigaretta, o comodamente adagiati in una sdraio, o tutte e due le cose... a questa stessa ora, Angelo Vassallo sta invece percorrendo in auto una strada di collina, verso casa, di ritorno da uno dei consueti impegni che a un amministratore locale spetta onorare. Ad un certo punto, però, è costretto a fermarsi, o a rallentare. Un uomo (o forse più d'uno) gli si avvicina, e sette dei nove colpi che spara vanno a segno.
Sembrerebbe il misterioso inizio di un thriller (e, se così fosse, avremmo la certezza di trovare nelle ultime pagine del libro una soluzione e un colpevole). Invece è una storia vera: per questo, a cinque anni di distanza, non ha ancora una soluzione, né esecutori o mandanti riconosciuti tali.
Angelo Vassallo viene ammazzato la sera del 5 settembre 2010 in una stradina di Pollica, (comune del Cilento – zona geografica che identifica la “bassa” provincia salernitana – composto dalle frazioni di Acciaroli, dove Angelo è nato nel 1953, Pioppi, Galdo, Cannicchio e Celso).
Un comune “baciato” dalla natura, a partire da un mare splendido. Ma perché gli stessi abitanti si rendano conto appieno di quali sono le risorse che possono mettere in campo, c'è bisogno di un uomo caparbio, rigoroso, capace di sporcarsi le mani con quel che di pratico c'è da fare, orgoglioso della sua terra tanto da andare a tenere testa al rappresentante della Regione Campania “in casa sua”, innovatore, senza paura di essere battagliero o conciliante secondo il bisogno.
Nel raccontare chi era “Il sindaco pescatore” (perché nato pescatore, e figlio di un pescatore), il libro, scritto nel 2011 dal fratello Dario insieme al giornalista Nello Governato, non segue una particolare cronologia, bensì focalizza la fisionomia di un uomo “rivoluzionario”... ma potremmo dire solo “onesto”, perché purtroppo oggi nella politica italiana i due termini coincidono.
Lo fa attraverso storie e aneddoti di buona amministrazione, accumulati dal 1995 in avanti, cioè dalla prima nomina di Angelo a sindaco. Episodi, tantissimi, che spaziano dalla lotta contro gli abusi edilizi al raggiungimento di percentuali record di raccolta differenziata comunale, fino a vicende apparentemente “minori”, ma che forse servono meglio di altre a dare l'idea dell'uomo di cui si parla. Come quella volta che nell'ufficio del sindaco si presenta un vecchietto in stato di choc, che fa versi strani, farfuglia, gesticola, tanto che alla fine Angelo capisce quale è il problema: per distrazione, il suo portafogli è andato giù nel water, assieme ai soldi della pensione appena ritirata; il sindaco lascia l'ufficio, prende pala e piccone e rompe un tratto di fogne, fino a trovare ciò che era andato giù nelle tubature e restituirlo.
O come quella volta nel 2006, quando Angelo – che ha già sollevato di molto le “quotazioni” di Pollica nell'immaginario turistico non solo nazionale – viene fermato da una turista torinese, che si lamenta di aver pagato cinque euro un caffè e un succo di frutta in un bar al porto di Acciaroli. La risposta del sindaco non si fa attendere, ed è contenuta in una sorta di lettera aperta alla cittadinanza che viene affissa qualche giorno dopo sui muri comunali: “Se volete giocare a fare la località alla moda abbiate almeno misura nel farlo. E la dignità per farlo bene. Alla grande. Facendo pagare quello che vi siete guadagnati, non quello che vi ha regalato madre natura. Mettete in campo professionalità, formazione, modi, attenzione ai particolari, cura per i dettagli. Volete affittare un appartamento a cifre da capogiro? Non mi piace, ma se volete farlo, abbiate almeno il buonsenso di ricordare che è il vostro appartamento che deve valere quelle cifre. Non il mare, il sole, l'aria buona e tutto il resto. E lo stesso discorso vale per l'accoglienza, il rapporto con la gente, la sensibilità e la cura di una risorsa che non può più essere sprecata. Questi paesi sono nati sotto una buona stella, ma è il momento di cominciare ad avere rispetto anche per la dea bendata. Il punto è sempre lo stesso: prima di pensare a ricevere, occorre dare”.
Da questi piccoli episodi di cui il libro è pieno, oltre che dalle grandi “battaglie” da primo cittadino, viene fuori chi è Angelo Vassallo (dico “è”, non “era”, perché un uomo è quello che è stato ma anche quello che ha fatto e continua a fare con ciò che gli sopravvive). E viene fuori, soprattutto, la distanza con una classe politica italiana che oggi dà un'idea di mediocrità professionale e squallore umano.
Non è del tutto campato in aria che la soluzione all'omicidio di Vassallo sia da ricercarsi proprio nella “pericolosità” del suo esempio (a fronte dell'ipotesi di una banale vendetta di spacciatori di droga, c'è infatti anche una teoria che vede coinvolti i servizi o forze dell'ordine corrotte... per ora, comunque, solo piste investigative).
Il libro nasconde anche un paio di chicche – legate alle passioni del sindaco pescatore e al suo orgoglio di cilentano – che paiono fatte apposta per gli amanti della letteratura: la prima riporta al soggiorno di Hemingway ad Acciaroli, e alla genesi de “Il vecchio e il mare”; la seconda è un frammento scritto da Ungaretti nel suo passaggio a Pioppi, trovato in copia tra le carte di Vassallo dopo la sua morte.