Grazie no. 7 idee che non dobbiamo più accettare
Saggistica
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Giorgio Bocca (Cuneo, 28 agosto 1920 - Milano, 25 dicembre 2011) è stato uno dei più importanti giornalisti italiani degli ultimi cinquanta anni. Si è occupato di attualità politica, analisi socioeconomiche, approfondimento storico e storiografico. Tra le sue opere ricordiamo: Storia dell’Italia partigiana (1966); Storia d’Italia nella guerra fascista (1969); Palmiro Togliatti (1973); La Repubblica di Mussolini (1977); L’inferno. Profondo Sud, male oscuro (1993). Il 2002 segna il passaggio in Feltrinelli con Piccolo Cesare (2002), il saggio sul fenomeno Berlusconi e l’involuzione politica dell’Italia e delle democrazie occidentali. Sempre con Feltrinelli ha successivamente pubblicato Basso Impero (2003), Partigiani della montagna (2004), L’Italia l’è malada (2005), Napoli siamo noi (2006), Le mie montagne (2006), Il provinciale (2007), È la stampa, bellezza! (2008), Annus horribilis (2010) e Fratelli coltelli (2010).
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
Che squallore...
Questo è un saggio che analizza la società odierna o, per meglio dire, lo stato di salute della società odierna...pessimo!
Si può essere d'accordo o meno su quanto scrive l'autore, ma i fatti sono fatti, l'interpretazione di questi ultimi è una questione di punti di vista (politici e non).
Gli argomenti trattati vanno dall'informazione alla tecnologia, passando per la finanza e la lingua.
L'informazione relegata a telegiornali (per modo di dire) che ci dicono quanto è brava a sorridere Kate Middleton o qual'è l'ultimo fidanzato (per modo di dire) di Belen Rodriguez.
Giornali che vendono solo se viene allegata qualche rivista a prezzo speciale, il giornalismo d'inchiesta morto e sepolto perchè la massa non deve essere infastidita da notizie scomode, notizie che fanno pensare, molto meglio la farfallina di Belen (scusate se son ripetitivo ma sembra che sia l'unica soubrette vivente in TV, è in tutti i programmi!).
Io non son contrario al gossip ma ogni cosa ha il suo luogo, il gossip a "Verissimo" o a "Studio aperto" ci sta bene ma non al TG1,2,3,4,5.
In quei Telegiornali dovrebbero esserci notizie serie, anche se scomode.
Il mestiere di giornalista deve essere scomodo, altrimenti non si è più giornalisti ma lacchè!
Il mito della crescita infinita in barba ai diritti dei lavoratori di avere una vita che non sia solo lavoro.
La diatriba infinita tra chi chiede più produttività e chi chiede più soldi lavorando meno, la verità, come sempre, sta nel mezzo...ma dov'è questo benedetto "mezzo" nessuno lo sa (o lo vuol sapere!).
L'imbarbarimento della lingua italiana colonizzata da termini stranieri che ormai fan parte del linguaggio comune.
La tecnologia di cui siamo schiavi, internet soprattutto, senza la quale saremmo persi completamente, incapaci di vivere.
Il tema del fascismo/anti fascismo tanto caro all'ex partigiano Bocca, il revisionismo storico di chi vuol mettere sullo stesso piano chi sparava ai tedeschi e rischiava la vita contro il nazismo e chi, invece, il nazismo lo serviva con un'opera di schifoso servilismo nei confronti delle SS, che tanto li consideravano dei poveri mentecatti, degli esseri, comunque, inferiori.
La corruzione, male assoluto dell'Italia e non solo, male da debellare ma non debellabile...non illudiamoci, ognuno ha il suo prezzo, anche chi dice di non averlo.
Questa è la nostra società, volenti o nolenti, sta a noi cambiarla , almeno nel nostro piccolo, rischiando di fare la figura dei "fessi".
Lo so, avrei dovuto scrivere "onesti", ma ormai le due parole, in Italia, sono dei sinonimi.
Per cambiare l'Italia bisognerebbe cambiare gli italiani, qualcuno sa come si fa?