Grazie, Obama
Saggistica
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Ironia nello Studio Ovale
Ho iniziato a leggere questo libro in un momento estremamente delicato per gli Stati Uniti: le MidTerm Elections sono ormai alle porte e il popolo americano è chiamato a votare, un voto che mostrerà il consenso o meno per ciò che Trump ha fatto in questi due anni di presidenza.
Ancora mi ricordo quando è stato annunciato che il nuovo presidente di una delle più grandi potenze mondiali era proprio il magnate a cui a inizio campagna elettorale nessuno dava fiducia.
Eppure Trump si è insediato nella Casa Bianca, ha preso posto nello Studio Ovale, in quello studio che fino a poco tempo prima aveva ospitato per ben otto anni il primo presidente afroamericano degli USA.
Il saggio parla di Obama, ma Obama non è il protagonista: come specifica il sottotitolo abbiamo tra le mani delle memorie e il protagonista effettivo è proprio l’autore, David Litt, poco conosciuto, abituato a stare nell’ombra, dietro il sipario, ma comunque considerato uno dei più importanti scrittori di discorsi per il presidente. David Litt è stato definito dalla stampa “la musa comica del presidente”, colui che ha riempito di battute argute, ironiche, efficaci, molti dei discorsi di Obama, collaborando già dal lontano 2009.
La comicità impregna ogni pagina, non a caso in copertina possiamo leggere come lo stesso Litt definisce le sue memorie “semiserie”. Tuttavia, dietro la comicità, possiamo comprendere la grande dedizione di Litt per il suo lavoro: Litt ha preso parte all’amministrazione Obama, ha dedicato buona parte della sua vita a ciò, ma soprattutto ci ha creduto fermamente, dedicando anima e corpo alla promozione di Obama già dalla prima campagna elettorale.
E’ particolarmente interessante come Litt sviluppa l’intera opera: Obama compare rare volte nel corso della storia, più come un ospite che come un protagonista. Litt si concentra nel presentare la struttura dell’amministrazione Obama e per spiegare l’assenza del presidente fa un riferimento a Star Wars. Questo tipo di riferimenti sono presenti in tutto il racconto e vorrei in particolare complimentarmi con il traduttore che è riuscito con la sua traduzione e le sue note a mantenere il tratto comico del saggio: chapeau, compito davvero arduo ma passato a pieni voti!
“Grazie, Obama” segue l’ascesa di Litt, da semplice studente sognatore, appena convertitosi alla fede Obama (un vero Obamabot come si definisce) a nervoso e ironico autore dello staff senior della Casa Bianca. C’è un capitolo che segna questo passaggio: le re-elezioni di Obama segnano la promozione di Litt, il tono del saggio cambia leggermente, adattandosi a questo suo nuovo ruolo, cambiamento che si avverte anche nei toni dei discorsi scritti per il presidente.
Vale la pena leggere “Grazie, Obama”: si capisce che Litt ha sempre preso con grande serietà il suo lavoro, ma non si è mai preso sul serio: è proprio questa autoironia che rende tanto piacevole la lettura. Unica nota negativa, di sicuro non così grave, è che non conoscendo tutti i componenti dell’amministrazione Obama o di diversi soggetti citati durante il racconto, ho dovuto spesso ricorrere a internet per chiarirmi le idee.
Quindi, che dire se non buona lettura? :)
“Obama non lottava semplicemente per il cambiamento. Obama era il cambiamento. Era al tempo stesso il messaggio e il messaggero. Un conto è seguire un profeta che parla appassionatamente di terra promessa. Un altro, e ben diverso, è unirsi a lui quando separa le acque. Date le circostanze, sembrava egoistico non diffondere la parola. Da un giorno all’altro i miei amici si ritrovarono a vivere con un evangelista, un Testimone di Obama che non si preoccupava della tua anima ma voleva disperatamente il tuo voto”.