ZeroZeroZero
Saggistica
Editore
Recensione della Redazione QLibri
CO CA I NA
C'era una volta l'eroina, la droga disperata, quella che imponeva il dito puntato, l'emarginazione.
Ma i tempi cambiano e quel tipo di sballo diviene meno accattivante, serve qualcosa di piu' cool, che non annichilisca il fruitore ma lo porti al massimo pur senza privarlo del suo status.
It' s evolution baby : cocaina, la droga performante.
Ti fa stare bene, ti permette di lavorare piu' a lungo, di sopportare meglio lo stress, di praticare un sesso eccellente .
Ma cosa c'e' dietro quella striscia bianca ?
Un mondo. Un mondo schifoso che passa spesso inosservato.
Una guerra al potere ed al denaro, un business planetario piu' forte dell'economia fittizia su cui si basa l'incorporeo sistema finanziario (derivati, finanziamenti, mutui, carte di credito ) perche' si avvale della forza della tangibilita'. Esiste ancora un bene che nonostante la crisi e' sempre piu' richiesto, muove capitali enormi ma soprattutto conta denaro vero. Un mare di liquidita' che batte ogni inadempienza figlia della crisi, perche' questo prodotto si paga. Tutto e subito : cocaina.
In un libro lungo e corposo Roberto Saviano ci offre un approfondito lavoro di ricerca, una lettura impegnativa che richiede la massima attenzione. Fitto di nomi , di date, di cartelli narco e soprannomi ogni dettaglio e' saldamente legato al successivo, perdere una riga significa perdere il filo logico.
Ma se questo e' un imponente reportage giornalistico, l'argomento e' talmente interessante e la scrittura cosi' incalzante che e' inevitabile apprezzare le doti dell' autore, che riesce con le capacita' di un romanziere ad incastrare e rendere appetitosa quest'infinita' di dati.
Ritmo serrato. A partire dal piu' grande produttore di cocaina, la Colombia, procedendo poi nella narcoguerra che porto' il Messico a svettare sul podio del maggior narcocapitalista al mondo e via via spostandoci alle grandi distribuzioni americane ed europee attraverso l'Africa, fino anche alla nostra Italia che - 'ndrangheta-camorra-mafia - non si fa mancare nulla.
Certo gli argomenti trattati sono forti, spesso ho dovuto distogliere lo sguardo davanti alle torture, alle fosse comuni, agli stupri ma questo libro non e' una passeggiata primaverile, questo libro parla della narcoguerra e delle sue decine di migliaia di morti.
Questo libro non vuole essere terapeutico ma al prossimo grammo di coca che accarezza la narice, spero che il lettore-fruitore usi il naso non solo per inspirare, ma anche per identificare. Identificare l'odore della coca. L'olezzo del narcosangue.
In chiusura Saviano pubblica tre pagine di ringraziamenti.
Allora mi dilungo anche io - tanto ho gia' chiacchierato troppo - e ringrazio chi non si ringrazia mai, come le Forze dell'ordine di tutti i Paesi che non si fanno comprare dalla ricca corruzione narco, che ci mettono la pelle. Ringrazio gli scrittori, che non si arrendono e continuano a tenere viva l'attenzione. Ringrazio i miei colleghi lettori, perche' credo non ci sia bandiera bianca piu'accecante dell'indifferenza.
Detto cio' , ammetto di avere una pressoche' nulla conoscenza pratica della cocaina, pero' mi espongo : questa e' roba buona.
Questa cosa ? La coca ? Macche' coca, il libro. Il libro e' roba buona, io non sniffo, leggo.
Buona lettura .
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La farina di migliore qualità
Mi è stato prestato questo libro da un amico, inizialmente ero reticente nell'incominciare a leggerlo: temevo che fosse solo una mattonata, invece mi sono totalmente ricreduta. Al di là di tutte le informazioni che ti fornisce, ti porta a fare molte riflessioni interessanti.
Ovviamente non si tratta di un mondo che ignoravo completamente: basta sfogliare un giornale o vedere la tv per venire a conoscenza di alcune notizie di questi traffici, però non avevo assolutamente un quadro così completo. Ho avuto modo di approfondire la storia della cocaina, delle famiglie che la gestiscono, dei traffici illeciti che ci sono dietro, di omicidi e di uomini spietati che non guardano in faccia a nessuno. Ma soprattutto ho visto quello che già immaginavo, quando si tratta di criminalità, che siano italiani, russi, sudamericani, tutto il mondo è paese, sono guidati solo dalla sete di potere e di denaro.
Alla fine questo libro mi ha lasciato un grande senso di impotenza: tutti gli sforzi che stanno facendo tutte le polizie di tutto il mondo, servono a qualcosa? O si tratta di un mondo talmente grande e radicato, per cui ogni lotta diventa inutile? Io ho paura che la risposta sia la seconda, e in quel caso temo che arriverà un momento in cui si lascerà perdere rendendosi conto che è tutto inutile e sarà la definitiva vittoria di questi traffici e della criminalità.
Infine una considerazione per la figura di Saviano il quale, grazie alla sua scrittura fluida e chiara, mi ha messo a conoscenza di un mondo che in parte ignoravo: fa nomi e cognomi, date, luoghi, dà indicazioni precise che ci fanno capire che lui davvero ci ha messo l'anima in questa lotta. E per me, pensare che persone così che per fare la cosa giusta, si trovano a vivere o meglio a non-vivere sempre sotto scorta, sempre con la paura del chissà cosa potrebbe succedere, mi fa salire una grande amarezza. Lo fanno perché pensano che sia giusto combattere pur sapendo tutte le difficoltà cui vanno incontro, non so quanti di noi sarebbero disposti a rinunciare alla loro vita in nome degli ideali, io per prima non so se ne sarei capace. Per cui a queste persone va tutta la mia stima e il mio immenso grazie per quello che fanno.
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Buono come il pane
Buono come il pane, si dice.
E con questo modo di dire, s’intendono varie cose.
Per esempio, si può definire così uno stile di vita improntato a valori semplici e solidi a un tempo, antichi come l’uomo ma sempre validi e attuali.
Studiare, crescere, cercarsi “…una bona fatiga” (così si esprime un boss mafioso all’inizio nel libro), lavorare, trovarsi un partner e mettere su casa e famiglia, crescere figli nel solco di una buona educazione, di una sana tradizione, insomma, vivere una vita dignitosa, normale, onesta, chiara, trasparente, godendo dei piaceri leciti, affrontando con pazienza e forza d’animo le difficoltà inevitabili dell’esistenza, ma sempre con rettitudine, sempre perseguendo uno stile buono…buono come il pane, appunto.
E come si fa il buon pane casareccio? Quello il cui profumo inebria, quello che rammenta l’infanzia, quello che sa d’impasto lavorato a mano e di forno a legna?
Ma con la farina doppio zero, naturalmente.
Sennonché, l’epoca moderna ha perso gran parte dei valori di un tempo, sostituiti da altri, assai meno nobili. Alla fatica, all’impegno, al conquistarsi il pane quotidiano si è sostituita la smania del tutto e subito, dell’arricchimento sfrenato, ottenuto con mezzi illeciti, senza guardare in faccia niente e nessuno, senza alcun rispetto per nulla e meno che mai per la vita umana, l’amore, la dignità, l’onestà sono stati sostituiti dal potere, dal sesso, dal dominio cieco violento ed assoluto, dal disporre liberamente ed impunemente con la forza e la violenza delle vite altrui, trascurabili e trascurate in nome della ricchezza smisurata, immensa, lorda di sangue innocente, ma non per questo meno ambita, conquistata a prezzo di guerre sanguinose, autentiche guerre con tanto di impiego di militari e di mezzi di sterminio di massa.
Quale può essere allora il simbolo costitutivo di questo nuovo modo di essere, assai più allettante del povero pezzo di buon pane fatto con farina doppio zero?
Naturalmente, visto che gli si dà un valore maggiore, avrà uno zero in più: zero zero zero.
“Zero zero zero” è il nuovo libro di Roberto Saviano, e con questo termine si intende il grado di purezza medio della cocaina da spaccio.
Perché il libro di Saviano è questo, è insieme un saggio, un romanzo e un’inchiesta sulla cocaina. Perché la cocaina è il nuovo “status symbol” della nostra epoca moderna. Un’epoca nella quale, per assurdo, sempre più persone smettono di fumare, consapevoli dei rischi e dei pericoli del tabagismo, riscoprono la cura del proprio fisico, affollano palestre e le sale d’attesa dei chirurgi plastici, si votano ad alimentazione vegetariana ed a più sani stili di vita…e consumano cocaina.
La cocaina non ti rende uno zombi, come l’eroina, non ti fuma il cervello come la marijuana o l’ectasy, semplicemente la cocaina fa in modo che…fai di più, sei di più. Fai più l’amore, lavori di più, ti stressi di più, vedi di più, senti di più, pensi di più, farnetichi di più…e poiché il tuo corpo ha un limite, viene il momento che non ne può più, e si rifiuta di fare qualsiasi altra cosa che non sia assumere cocaina in dosi sempre maggiori ma senza più gli effetti travolgenti dei primi tempi, rendendoti nevrotico, paranoico, esaurito, un povero demente esausto e perennemente fuori di testa. Di cocaina non si muore subito, si impazzisce prima e bastano poche dosi per renderti dipendente irreversibilmente, senza che neanche te ne accorgi.
Già nella fantastica introduzione, Saviano indica chiaramente che tutti, ma davvero tutti, dal politico importante all’operaio in fabbrica, dal manager in carriera all’impiegato, dallo sportivo all’artigiano, e se proprio non tutti tantissimi, soprattutto insospettabili, consumano cocaina.
La cocaina è la droga universale, i cui effetti sono rapidi, immediati, così come la dipendenza assoluta, e l’assunzione manifesta può anche essere celata pur protratta nel tempo, è una droga diciamo così invisibile, ma non per questo meno dannosa, anzi, è mortale, ma prima ancora ti brucia il cervello, te lo fonde, ti fa impazzire. Ma provoca dipendenza talmente rapida e potente: ed è per questo che il mercato della cocaina è un mercato a crescita esponenziale, il consumo di cocaina aumenta inesorabilmente con il passare del tempo. E di conseguenza, aumenta la produzione.
Il mercato della cocaina, il “business” della cocaina, è quanto di più lucroso si possa immaginare.
Non esiste mercato, non esistono azioni o prodotti che possano offrire il reddito che invece garantisce il mercato della cocaina: investendo mille euro in cocaina all’origine, prodotta per pochi centesimi dai contadini delle aree dell’America Latina tra le più povere del pianeta, si può acquistare un chilo di cocaina purissima. Questa, una volta contrabbandata negli Usa e in Europa, viene tagliata ed edulcorata trasformandola in circa 3 chili di cocaina, pronta per lo spaccio al minuto. Un grammo di cocaina, una minima dose media giornaliera costa in genere 70 euro, cifra accessibile ai più, con tre chili quindi si ricavano 210.000 euro; in pratica, tolte le spese di filiera e il rischio d’impresa, l’investimento iniziale di 1000 euro non rende mai meno di 100.000 euro: niente rende altrettanto, e altrettanto in fretta. E reinvestendo i ricavi, ecco che si accumulano in fretta ingenti capitali, reinvestiti stavolta a scopo di riciclaggio in attività lecite: interi centri commerciali, immobili, fabbriche, concessionarie, industrie, banche, azioni, giornali, finanziarie, e si creano di conseguenza posti di lavoro, si gestiscono persone, si indirizzano preferenze politiche, si crea un cartello, un sistema, una mafia, una oligarchia criminale in perenne e crudele guerra tra i suoi componenti per l’egemonia del cartello mondiale, data la posta in palio, ingentissima; ma di chiunque sia il predominio, comunque l’oligarchia è virale, dannosa, nefasta, diabolica, influenza pesantemente e negativamente l’esistenza di tutto il genere umano.
Ecco di cosa parla “Zero zero zero”, un libro crudo ma reale, tenero e violento, fantastico ed allucinante, e lo fa in forma di saggio e di reportage insieme, magari romanzato ma non romanzesco, descrive con tanto di nomi, cognomi, soprannomi e curricula una realtà vera, una cronaca veritiera, verificabile, affabulatoria, affascinante: Saviano sa scrivere benissimo, e sa, conosce bene, di cosa sta scrivendo. Magari è un libro tosto, “pesante”, ricco, troppo ricco di fatti, nomi vicende accadute lontano. Ma sono descrizioni necessarie, molto accurate proprio perché sono reali. Si capisce subito che dietro c’è un certosino lavoro di ricerca, c’è stata un’intensa fase preparatoria d’indagine, d’incontri, di riscontri, ma poi l’autore declama quanto appreso in modo incantevole, per niente saccente o didascalico, ma nella forma scorrevole del racconto.
E svolge un’opera meritoria, altamente meritoria, così come fece in precedenza con “Gomorra”.
In quel libro Saviano parlava essenzialmente di Napoli: e ne parlava con amore, rispetto ed indulgenza, non come una Sodoma, ma come una Gomorra, appunto.
Parlava dei suoi luoghi natali, parlava di Napoli, di una città che era stata una capitale europea, e della capitale conserva la magnificenza, ma è purtroppo una capitale senza impero.
Quando non c’è impero, mancano le risorse; senza risorse, abbondano i lazzari, è comune questo a tutte le metropoli senza reddito perché depredate dalle sue risorse da generazioni di classi dirigenti e da politici inetti, corrotti, disonesti, delinquenti.
Sono lazzari particolari, i napoletani, certamente Lazzaro in senso lato lo è la stragrande maggioranza dei napoletani: sono lazzari ingegnosi, fantasiosi, tutti tesi nello sforzo di abbattere il luogo, assai comune ed ingiusto, del napoletano poco incline alla fatica. Niente di più falso: il napoletano, dove il lavoro non c’è, se lo inventa. Solo che anche alla fantasia c’è limite.
E dove non c’è impero, non c’è nemmeno ordine e quindi autorità costituita. Quando lo stato latita, inevitabilmente il suo posto è preso da un altro stato, uno stato dittatoriale, antidemocratico, ingiusto, che utilizza metodi di coercizione violenta, ed è retto, utilizzando la paura, dalla specie peggiore di lazzari, lazzari questa volta diversi, assai diversi, questi sì, brutti, sporchi, cattivi, lazzari pericolosi, delinquenti, animali selvaggi, individui che hanno costruito il loro personaggio frequentando posti particolari, le patrie galere.
E cosa si fa in galera, specie se condannati a lunghe detenzioni per reati gravissimi, e quindi sottoposti a regimi carcerari duri come il famoso regime del 41 bis? Si gioca a un gioco antico che si svolge a mani nude: forbice che taglia carta che avvolge il sasso che rompe la forbice…La morra. In carcere duro molte persone sono dedite, viziosamente, a un gioco antico, la morra.
Di qui, l’indicazione di quello che se la fa con gente di malaffare, con i giocatori di morra, con la morra, “cca’morra”, la camorra, la mafia napoletana, ma non solo napoletana.
Ed è questa mafia che ferisce Napoli, la violenta, la uccide, è la camorra che vorrebbe trasformarla in Sodoma, ma la città è bella, resiste, e riesce a mantenersi solo…Gomorra.
Con “Zero zero zero” questa volta Saviano ci parla dell’intero pianeta: stavolta ad essere Gomorra sono gli altipiani colombiani, le grandi metropoli americane, il confine tra Messico ed Usa, l’Africa, l’Europa, il meridione italiano, tutti pervasi dall’inferno bianco della cocaina.
Roberto Saviano scrive bene, ed ha il coraggio di scriverlo. Si dice che scrive di cose che tutti sanno, che tutti conoscono: scrive di camorra e di cocaina.
Certamente, sono cose che tutti noi sappiamo, ma Saviano le scrive, le descrive, le comprova, le sottolinea, le ricorda, le ribadisce; e non è da tutti farlo, perché occorre considerare i rischi, la paura, il “…chi te lo fa fare” che ti suggeriscono tutti. Saviano ha paura, come tutti ha paura, ma diversamente da altri le scrive, ha il coraggio di aver paura, e le scrive.
Le scrive personalmente, le sue storie, esponendosi in prima persona.
E per questo rischia di persona, vive blindato, scortato, sacrificato, ma scrive.
Ha paura ma scrive, perché Roberto Saviano è un uomo buono.
Buono come il pane.
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Geografia di potere e polvere
“Zero zero zero” è uno scritto diverso dai precedenti di Roberto Saviano (è un errore, quando si inizia un suo libro, pensare di sapere di cosa si tratti, sulla scorta di quel che di suo si è già letto).
“Zero zero zero” è un atlante.
La pista della cocaina non è tanto quei pochi centimetri di polvere bianca che una parte enorme ed eterogenea della popolazione mondiale sniffa da un tavolino di cristallo, dal piano di un bagno pubblico, dal dorso della mano, da una cartina rigida abbastanza. La pista della cocaina è un percorso attraverso il mondo che porta (come sempre) a danaro e potere...
Un percorso lungo da fare impressione: Europa (dove prevalentemente si concentrano consumatori, o raffinatori), Africa, Asia (meno coinvolta in questioni di cocaina rispetto ad altre droghe), Nordamerica e, soprattutto, Centro e Sudamerica (l'origine del problema).
Saviano è in grado di spiegare il motivo per cui tutti questi continenti sono coinvolti, e perché in maniera diversa; è in grado di spiegare perché il regno dalla cocaina è stato per tanto tempo la Colombia (sotto il dominio di Pablo Escobar e del cartello di Medellin) e oggi, invece, è il Messico (di personaggi come “El Chapo” Guzman).
Ma il percorso geografico del libro è in realtà un percorso umano, tale da far venire in mente una frase di Saramago: “Il mondo non ha altri problemi che quelli delle persone”.
E non si tratta tanto di problemi di dipendenza dalla cocaina (una dipendenza che, a differenza di quella dall'eroina, è prevalentemente mentale – essendo tale droga utilizzata per migliorare le proprie prestazioni, in tutti i sensi che quest'ultimo vocabolo può assumere), o delle agghiaccianti storie di omicidi, stragi e torture attraverso cui si cerca di ottenere il controllo di questo mercato.
Il vero problema, centrato da Saviano, è quanto capi, gregari e fiancheggiatori delle gang criminali che operano in questo panorama siano disposti a votare la propria vita al male, quanta forza di volontà riescano a sprigionare nello schiacciare i nemici e nel disprezzare la gente che consuma la “loro” droga (non è un caso se molti di loro ne proibiscono tassativamente il consumo ai membri delle gang che capeggiano). Il vero problema, alla fine, è il livello di rinuncia di questi uomini ad ogni senso di umanità. E' difficile persino credere che questa gente esista davvero (così come lo è stato, nel 1945, credere che i nazisti fossero arrivati a certi abissi). Ma lo scrittore napoletano la descrive, e tocca ammettere che questa gente vive qui, oggi, nello stesso mondo in cui noi viviamo.
Roberto Saviano ha uno stile di scrittura coinvolgente e veloce (anche quando i suoi libri toccano le 400 pagine), difficilmente superabile in relazione agli argomenti che tratta.
Ma la vera grandezza di questo ragazzo è la sua capacità d'analisi (capacità che mantiene inalterata nei programmi televisivi rispetto alla pagina scritta): in qualità di “figlio” di territori ad alta densità camorristica, ha perfezionato – suo malgrado – un'enorme capacità di leggere i fenomeni delinquenziali (spettacolare il suo modo di decifrare segni e comportamenti della criminalità organizzata per poi divulgarne al pubblico i sottostanti messaggi).
In “Zero zero zero” lo scrittore napoletano si è documentato – scavando anche tra fonti inaccessibili al comune giornalista o documentarista – sino a costruire, come detto, un atlante del fenomeno “cocaina” e delle desolazione umana che lo delimita (a costo di annoiare chi non sia disposto a “girare con la mente” tra le diverse latitudini geografiche ove il problema si presenta).
Di fronte a un tale lavoro – che forse non può avere la pretesa di essere “definitivo”, ma comunque si propone come approccio irrinunciabile all'argomento – due sono state le critiche, in realtà collegate tra loro: la mancata indicazione delle fonti utilizzate dallo scrittore e l'accusa di aver attinto a scritti di giornalisti e corrispondenti di altre nazioni. Per la prima va ripetuto come alcune fonti non siano pubbliche (né integralmente pubblicabili); per la seconda, ammettendo che sia vera, è lecito pensare che un minimo di riconoscimento a tali persone fosse dovuto. Ciò senza nulla togliere alla capacità di Saviano di “assemblare” notizie, e farsi divulgatore di materie che, altrimenti, non sarebbero arrivate a un pubblico così vasto.
Sotto questo aspetto, si ha quasi l'impressione che la “fatwa” dei Casalesi (il clan camorristico casertano ormai definitivamente decapitato dallo Stato) non abbia avuto altro effetto che rendere lo scrittore napoletano più determinato: conscio di non poter più aspirare ad una vita “normale” - fin da quando, intorno ai 28 anni, ha cominciato a subire gli imprevedibili effetti della pubblicazione del best-seller “Gomorra” - Saviano ha mostrato sempre meno scrupoli nell'occuparsi delle diverse manifestazioni delle più pericolose organizzazioni criminali... Con il libro recensito, anche di quelle che hanno “diffusione” internazionale.
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Un potere che muove il mondo
In Zero zero zero Roberto Saviano ci fa immergere nel mondo della cocaina; realtà che, come impariamo già nelle prime pagine, può essere tanto quella lontana dell'America centrale quanto quella dell'uomo che ci precede in fila alle Poste.
Saviano per questo romanzo ha svolto un grandissimo lavoro di studio e ricerca. Come lui stesso racconta in varie interviste in questi anni ha incontrato molti pentiti o infiltrati nel narcotraffico, ha ascoltato centinaia di registrazioni, studiato centinaia di pagine di atti giudiziari.
L'idea è quella di raccontare un fenomeno criminale di proporzioni mondiali in un romanzo che unisce elementi giornalistici e elementi letterari.
Quello che ne viene fuori è un libro estremamente coinvolgente in alcune pagine (soprattutto quelle dedicate alle indagini italiane) e a mio parere un po' caotico in altre. La mia impressione è che per Roberto Saviano non ci sia più (o non ci sia mai stato) tempo per l'analisi equilibrata della realtà. Tutto è impetuoso, tutto sta succedendo ora davanti ai nostri occhi senza che riusciamo a rendercene conto. Ciò sarà senz'altro vero ma non ritengo che questo stile vada a favore di un libro che si propone anche di informare oltre che di denunciare. Temo piuttosto che non faccia che appesantirlo.
Troppo spesso ho avuto la sensazione leggendo di essere "istruita" come chi ha bisogno di una scossa per guardare finalmente il mondo dalla giusta prospettiva.
Non viene mai citato un saggio, una fonte giudiziaria, una statistica, una mappa dove poter eventualmente trovare conferma. Ci viene chiesto di fidarci e reagire più emotivamente che razionalmente.
L'aspetto del romanzo che mi ha più colpito è sicuramente la capacità di Saviano di approfondire la complessità delle vicende umane. Lungo il racconto incontriamo uomini e donne che la cocaina l'hanno consumata, venduta, trasportata, prodotta. Entriamo nelle loro vite e per un po' ci sembra di cogliere con precisione di cosa si parla quando si parla di narcotraffico.
Chiuso il libro mi sono sentita forse un po' stordita, non sono riuscita ad assimilare purtroppo tutti i dati. La sensazione però di un mondo criminale che si muove parallelamente alle nostre vite quotidiane e in modo invisibile cambia le economie e le vicende di interi Stati è molto forte e mi ha dato un nuovo punto di vista per poter leggere le notizie con una visione più ampia.
La cocaina e la sua storia
Tutto quello che c'è da sapere sulla cocaina, in questo romanzo c'è, dalla descrizione della pianta in sé, alle zone di produzione, fin ad arrivare ai consumatori e soprattutto a chi, attraverso il traffico della coca, si è arricchito a dismisura facendo diventare la polvere bianca un enorme fonte di ricchezza e parallelamente di malaffare.
Molto corpose e particolareggiate le pagine in cui lo scrittore è abile a descrivere, sia da un punto di vista storico che di crescita come movimento economico, i due principali gruppi che hanno iniziato e caratterizzato il commercio e la produzione della cocaina, cioè i cartelli colombiani e messicani.
Ho trovato molto interessanti e mai banali gli sbalzi spazio temporali tra le narrazioni riguardanti le vicissitudini sul narcotraffico relative al Sud America e gli avvenimenti di casa nostra, con particolare attenzione su episodi di ndrangheta e di camorra, quindi in Calabria e Campania soprattutto.
Da rilevare e sottolineare poi la parte del libro dove l'autore cattura l'attenzione del lettore, mettendolo di fronte alla spiazzante realtà dell'usufruitore tipo di cocaina, cioè nessuno escluso, tutti dentro!!!
Per concludere voglio segnalare la parte del libro in cui vengono evidenziate le crudeltà e la mancanza totale di umanità, da parte sia di chi fa uso e commercia in droga e anche di chi combatte questi fenomeni, i kabilies ad es ,che sono soldati di élite dell'esercito del Guatemala, addestrati per condurre operazioni speciali.
Un libro corposo che si legge con attenzione e che fa riflettere, notevole anche la parte dei saluti finali con tanti ringraziamenti anche a personaggi noti, esaltati x meriti diversi
Bello
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Chi racconta non muore mai
Pagina 444, chiudiamo il libro, ma l’inferno non è finito, la lucida febbre che ha pervaso la penna di Roberto Saviano lungo questa discesa negli inferi del narcotraffico si è insinuata in ogni fibra della nostra vita di lettori. La realtà, soprattutto quella italiana che ci giunge attraverso i tg e i giornali, sembra ormai una farsa rispetto al mondo vero, quello della violenza senza fine che Saviano ci racconta. E noi lettori abbiamo capito sin dalle prime pagine che nulla sarebbe stato più come prima di aver letto questo libro, che non è solo un colossale reportage giornalistico sulla cocaina – che occorre produrre, spostare, distribuire, vendere e da cui si ricava denaro, tanto denaro, come in nessun altro commercio al mondo – ma un appassionante romanzo storico che scolpisce nel sangue ghiacciato di ognuno di noi la realtà spietata di questo mondo attuale. Un giorno, fra millenni, quando di questa civiltà sarà rimasta solo polvere, gli esseri che verranno a scavare fra i resti delle nostre piramidi d’acciaio apprenderanno la nostra storia da ZeroZeroZero. Una volta letta la storia dei Kaibiles guatemaltechi, tutto il resto, lo spread, l’ONU e la Comunità Europea, la globalizzazione, la cultura, il catoblepismo, tutto sembrerà inutile agli occhi di queste creature del futuro… perché la riflessione che sorgerà spontanea dopo aver letto questo libro è che forse l’essere umano è stato uno strano incidente di percorso nella evoluzione delle specie.
Siamo in guerra, la guerra per creare la coca e per venderla, attorno ad essa girano capitali che muovono economie del mondo intero, tutto il vuoto echeggiante di chiacchiere a cui assistiamo ogni giorno è rappresentazione teatrale senza senso né speranza: la narcoguerra comanda e dirige quasi tutte le guerre economiche della nostra società. E la nostra società subisce, codarda e collusa, senza far scendere in campo ogni giorno nei parlamenti, al primo posto dell’ordine del giorno, ogni giorno! leggi, mezzi e uomini per combattere la più grande emergenza delle nostre nazioni, lasciando, invece, a pochi uomini coraggiosi come Roberto Saviano il compito di gridarci la verità. Nei ringraziamenti finali, l’autore offre giustamente un cenno di gratitudine a Repubblica e l’Espresso che “non si tirano indietro su questi temi”, facendolo sentire protetto. E tutti gli altri giornalisti italiani e del mondo intero? Dov’erano prima di Gomorra e di ZeroZeroZero? Dove sono ora?
Nel capitolo 17 (Chi racconta muore) Saviano dice che leggere è pericoloso e che il lettore rischia moltissimo, ed è giusto per un autore come lui che ha fatto suo l’insegnamento di Cioran: “Un libro deve frugare nelle ferite, deve procurarne di nuove, deve essere pericoloso”. E racconta, con mirabile maestria narrativa, la storia del giornalista-fotoreporter Christian Proveda le cui ultime parole furono: “Il governo non ha idea di che mostro si trovi davanti”.
Ecco il punto: le centinaia di faldoni in cui l’autore ha scavato per dare vita a ZeroZeroZero, questo libro-inchiesta, questo documento storico scritto con il sangue di milioni di vittime, segna una linea di demarcazione, da adesso in poi nessun governo, giornalista o cittadino potrà mai più dire che non aveva idea di che mostro si nascondesse dietro la nostra realtà di cartapesta.
Saviano ha usato una penna precisa, dal ritmo incalzante, implacabile, da grandissimo narratore, tenendoci incollati alle pagine in cui ci ha mostrato che la ferocia si apprende, si insegna, si impara, e noi lettori, anche dopo aver chiuso il libro, siamo rimasti imprigionati in questa gabbia emozionale respirando il tanfo di morte, miseria, barbarie, corruzione, scossi da questa apocalisse
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I mille nomi della droga
Roberto Saviano ha deciso di compromettere la sua libertà denunciando vari clan mafiosi e dal 2006 deve vivere sotto scorta.
Attraverso questo libro inchiesta ci fa capire che “giri” fa la droga.
Ci mette in guardia perché molto spesso non ci pensiamo, ma anche chi ci sta accanto fa uso di queste sostanze stupefacenti e proprio nel primo capitolo ci fa vedere gli effetti che la cocaina può avere su chi l’assume.
Vuoi essere bello sveglio di mattina? Usi la cocaina.
Vuoi fare gli straordinari senza sentire la fatica? Usi la cocaina.
Vuoi divertiti di più? Usi la cocaina.
[…]
La cocaina e tutte le droghe in genere portano in un baratro immenso da dove è difficile uscirne, più ti fa stare bene quando l’assumi più ti fa cadere a pezzi in un secondo momento.
L’autore con lo stile del discorso libero indiretto fa provare al lettore molteplici sensazioni: la paura ed il desiderio sono le principali.
Attraverso le sue 448 pagine viviamo le storie di moltissimi protagonisti che si sono compromessi per colpa della polvere bianca molto pregiata.
Che altro dire?
Si tratta di un libro forte e violento, non è di certo un romanzetto da leggere sotto l’ombrellone.
È un libro che fa riflettere e fa spaventare.
Si tratta di un ben studiato reportage sulla droga e sulla camorra.
Un libro che di primo acchito potrebbe scoraggiare per la sua mole, ma dopo averlo iniziato il lettore non riesce a fermarsi e come dice Saviano “Scrivere di cocaina è come farne uso”, quindi il lettore si trova a rabbrividire davanti a quello che legge, ma nello stesso tempo ne vuole sapere sempre di più perché la nostra mente è fatta così.
Un libro che vi farà aprire gli occhi.
Buona lettura!
“Guarda la cocaina, vedrai polvere.
Guarda attraverso la cocaina, vedrai il mondo.”
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report cocaina
Questo libro non è scritto è quasi gridato in ogni singola goccia di inchiostro utilizzata per stamparlo.
Se Gomorra coinvolgeva e chiedeva a tutti gli italiani di aprire gli occhi e di capire cosa succedeva a Napoli edintorni .... questo saggio costringe il lettore a pensare e riflettere su dove eà arrivato e dove sta andando il mondo oggi.
In particolare obbliga a riflettere e a chiedersi su che potere abbia veramente la cocaina e tutta la droga.
in ogni capitolo ci sono racconti che riguardano la coltivazione, le nazioni coinvolte, il potere economico della droga e di chi lo gestisce,l influenza della droga nella politica mondiale, l incidenza eeconomica nella politica mondiale.
sconvolgente sotto alcuni punti di vista quanto poco vale oggi una vita umana rispettoalla droga.
Tutto cio che è scritto in questo libro è supportato da ricerche ed analisi fatte in collaborazione con le polizie di mezzo mondo e i riscontri si possono davvero trovare su archivi di giornali e siti di notizie online.Non ultimo il rapimento a Ccitta del Messico di 16 personein piena zona turistica.
Queste 484 pagine trattano le sorie di uomini e donne di tutto il mondo che hanno provato ad essere o a diventare i re e le regine del narcotraffico, storie che a volte per la loro complessità non sembrano quasi vere.
forse, anche se le pagine sono tante, alla fine si ha la sensazione che non tutti gliargomenti del mondo °cocaina° siano stati trattati e davvero come dice Saviano, si desidera capire e sapere di più.
Libro terribile per le verità che tratta, bello per la quasi costrizione a ragionare e pensare in merito ad argomenti che riguardano tutti molto più da vicino rispetto a quanto uno voglia credere ed accettare.
Unico neo ..... la quantità smodata di nomi e riferimenti che a volte ubriaca,ci sarebbe voluta una cartina del Messico e del sud america per fare meno fatica !!!!!!
Alcuni episodi riportati da Saviano sono gli stessi di cui parla Wislow nel °Potere del Cane°. la cosa mi ha lasciato un pò perplessa ...... ad esempio il prelato uccisoin un aereoporto messicano, che nel libro di Wislow è il cardinale Parada ....
Per finire e non sfinirvi .... Lettura intensa piena di spunti di riflessione
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Le 448 pagine a prima vista potrebbero stuffare, invece, dopo averlo iniziato non si puó più riuscire a fermarsi! Saviano alla fine del libro scrive: "Scrivere di cocaina è come farne uso.Vuoi sempre più notizie, più informazioni, e quelle che trovi sono succulente, non ne puoi più fare a meno. Le moltitudini di informazioni date dall'autore sono molto interessanti ed utili per capire meglio il mondo che ci circonda. Un mondo che purtroppo è intrinseco di questa sostanza, la cocaina. Un prodotto che arricchisce e rende sempre più potenti varie organizzazzioni criminali violente, sanguinarie, senza scrupoli. Fiumi di polvere bianca scorrono celati, invisibili ma presenti, in tutto il globo, incessantemente. Fiumi che inquinano e infettano ogni ambito e ogni persona, direttamente o indirettamente. Questa è la realtà, che lo si accetti oppure no. Una realtà che vale la pena di approfondire con questa lettura. Realtà sconvolgente riportata in questo libro da Roberto Saviano, persona sotto scorta che rischia la vita per aver semplicemente scritto di fatti inerenti alla camorra nel suo Gomorra, diventato un best seller internazionale. Un autore che continua a scrivere e raccontare per portare alla luce, in superficie, agli occhi e all'attenzione di tutti, certi problemi che riguardano tutti noi e non possono essere assolutamente ignorati o sottovalutati. In questo caso, il problema dei traffici illegali di stupefacenti, di cui la cocaina ne è la regina.
Consiglio assolutamente!
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Il romanzo-inchiesta sulla cocaina
L'ultima fatica letteraria di Roberto Saviano, a distanza di sette anni dalla pubblicazione del capolavoro "Gomorra", viene presentata come un'indagine sul narcotraffico internazionale e sul mondo che ruota attorno alla cocaina. In realtà così non è. "ZeroZeroZero" non ha nulla dell'indagine giornalistica nel senso proprio del termine. E' un libro sui generis, che si permette il lusso di non rispettare nessuna delle convenzioni tipiche dell'inchiesta giornalistica: non c'è un filo narrativo unico, per prima cosa, non c'è una bibliografia e manca di approfondimenti specifici sulle indagini delle autorità giudiziarie (italiana e straniere). Ma proprio per questo che si rimane affascinati da questo libro. Perchè il lettore capisce subito di trovarsi di fronte ad un testo sui generis, un testo che non si vede spesso sugli scaffali delle nostre librerie. Si tratta, a mio avviso, di un viaggio personalissimo e a tratti anche intimistico dell'autore nell'universo infinito delle sostanze stupefacenti, di come vengono prodotte e coltivate, di come vengono consumate e di come l'economia criminale sia il carburante, il propellente dell'altra economia, quella visibile e tangibile, quella che riguarda noi comuni mortali.
La struttura del libro è ad incastro. Saviano decide di concentrarsi su una decina di storie più significative e di approfondire personaggi o episodi di maggiore interesse. Ci sono molteplici filoni narrativi, apparentemente slegati, ma che in realtà hanno una profonda connessione sotteranea che si staglia davanti agli occhi del lettore con l'avanzare della lettura. Ogni storia richiama quella precedente e viene a sua volta richiamata da quella successiva: è come trovarsi davanti a migliaia di fili sapientemente intrecciati fino a comporre una sola fune. Questo è "ZeroZeroZero" di Saviano.
Ci sono pochi autori che riescono a catapultare il lettore in una dimensione e in un tempo totalmente sconosciuti. Uno di questi è Saviano.
Ed è così che il lettore si ritrova faccia a faccia con storie incredibili, come quella del boss messicano Don Arturo, re dell'oppio, che capisce il potere distruttivo della droga e decidere di convertire tutte le piantagioni di papavero nel più semplice ma meno redditizio frumento. Oppure la storia del poliziotto onesto e bravissimo nel suo lavoro, responsabile di centinaia e centinaia di arresti di narcotrafficanti, che all'improvviso decide di passare dall'altra parte della barricata diventando il più grande narcotrafficante di tutto il Centro America con il nome di El Padrino.
Dalle pagine di Saviano emerge con forza la brutalità gratuita e immonda dei cartelli messicani e colombiani, capaci delle più efferate uccisioni, che si divertono a mutilare e a decapitare i corpi di uomini, donne e bambini. Sono pagine dure da ingoiare. E' forte la tentazione del lettore di chiudere gli occhi e di passare oltre, ma Saviano lo obbliga a tenerli aperti per capire le ragioni e i meccanismi sociali che si nascondono dietro quell'esaltazione della violenza.
Un'altra storia che personalmente mi ha colpito molto è quella di Bruno Fuduli, piccolo imprenditore calabrese di grande onestà che decide di accettare l'aiuto della 'ndrangheta per far fronte ai numerosi debiti. Grazie alla sua intelligenza diventa un uomo di punta delle cosche calabresi ma alla fine decide di saltare il fosso e aiutare la giustizia italiana: diventerà un infiltrato. Grazie alle sue rivelazioni, la 'ndrangheta riceverà una tremenda batosta. Ma questa storia non ha un lieto fine. Dopo essere uscito dal programma di collaborazione con la giustizia, Bruno Fuduli non ritorna a fare l'imprenditore come sempre aveva fatto. Bruno Fuduli si trasforma in narcotrafficante e viene arrestato dalla polizia italiana.
Così si conclude una parabola umana incredibilmente istruttiva e complessa: un uomo, venuto a contatto con il Male, che non riesce a divincolarsi da quei demoni, come se il Male che ha visto avesse impregnato e sporcato irrimediabilmente la sua anima.
L'effetto che fa il libro una volta chiuso è veramente particolare. Si ha la sensazione di aver aperto una porta e di aver visto un universo enorme, sconfinato e caotico ma di non aver compreso bene i meccanismi, le leggi che regolano quell'universo. Si pensa di aver capito una storia, un episodio, uno snodo cruciale, ma ecco che una volta girata la pagina si viene smentiti. Quello che tu credi sia un personaggio positivo, in realtà è il "cattivo" della storia successiva. Per questo si prova una sottile inquietudine.
La narrazione è vorticosa e finisce quasi per tramortire il lettore. In alcuni punti il libro si fa ripetitivo e disorganico, ma nel complesso mantiene sempre alta l'attenzione di chi legge. In alcune parti il libro, a mio parere, indugia un pò troppo nei dettagli di alcune inchieste, specie quelle condotte dalla magistratura italiana, finendo per diventare un pò pedante.