Storia della mia gente
Saggistica
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Una storia anche nostra
Uno strano ibrido, questo libro: un po’ saggistica un po’ narrativa, un po’ diario in cui l’esperienza soggettiva si stempera in un catalogo di letture e ascolti musicali che definiscono la personalità dell’autore e le stagioni della sua vita; un po’ epopea di una stirpe di eroi patrî, forse l’ultima, quella dei pionieri dell’industria italiana; un po’ denuncia accorata della cecità di governanti ed economisti, quelli che, nel nome di un internazionalismo che avrebbe dovuto proiettare l’industria italiana verso le “magnifiche sorti e progressive” del mercato globale, avevano lasciato che i gioielli della manifattura di qualità venissero strozzati dalla competizione con economie più aggressive e poi svendute e rivendute a pezzi al capitalismo senza scrupoli dalle parti della Cina.
Non di un reportage si tratta, però, né di quello che oggi si ama chiamare docu-fiction. Troppo personale il coinvolgimento dell’autore (ultimo dei Nesi, anch’egli creatura ibrida, intellettuale e industriale), a cui è toccato in sorte di essere l’esecutore materiale dell’eutanasia del glorioso lanificio T.O. Nesi & Figli: T. e O. dietro cui si nascondono i nomi dal suono epico dei fondatori, Temistocle e Omero; e come un epos, quello del tessile pratese, si snoda il racconto, intrecciato con le vicende che portano il protagonista a ripercorrere la sua doppia vita: giovane imprenditore dai buoni studi e dalle idee brillanti, ma anche erede di buone pratiche, e scrittore, fino alla scelta forzata della scrittura come mestiere a tempo pieno. In questo libro le due anime si riconciliano: Nesi innalza un canto dolente sulle ceneri del suo e degli altri lanifici, che si fa però canto corale e solidale nel ritrovarsi fratello con tutti gli altri destini, del tutto umani, che le macchine ora silenti hanno trascinato con sé.
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storia di una famiglia, storia di un'industria
Vincitore del Premio Strega nel 2011, in questo piccolo libro molto interessante l’autore racconta la trasformazione dell’industria tessile italiana.
La espone con appassionata cognizione di causa, lui che appartiene ad una famiglia di famosi tessutai pratesi, ma anche con orgoglio e con rabbia.
Alcune parti sono proprio bellissime e vi si ritrovano vari sentimenti: lirismo e nostalgia nelle pagine che descrivono l’attuale silenzio della vecchia fabbrica, ritmo incalzante e rassegnato stupore nel capitolo “Subito” e tanto altro ancora.
È un volumetto molto istruttivo ma non pesante, abbastanza tecnico ma non difficile.
Semmai amaro, perché leggendo la lucida analisi dei segni premonitori non correttamente interpretati e anzi, sembra credere Nesi, volutamente inascoltati per inseguire la chimera di facili guadagni.
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una fotografia
E' una fotografia malinconica ma perfetta di tante zone di provincia come la mia (che è Fermo) e ti costringe a riflettere su tante cose. In tanta ineluttabile tristezza la cosa positiva è sapere che c'è quacuno che la pensa come me e che attraverso i suoi libri puo' diffondere la sua idea. Spero solo che in tanti leggano questo libro e magari tutti insieme si possa fare qualcosa per salvare il nostro paese dal fallimento ormai vicino. Fantastiche le citazioni di molti libri e film con i quali Nesi descrive alcune situazioni.
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Storia della mia gente – Commento di Bruno Elpis
Edoardo Nesi, vincitore del Premio Strega 2011, ha scritto un romanzo-saggio nel quale, da letterato, commenta e descrive le emozioni e i ricordi dell’imprenditore di Prato che vive la fine di una fiorente attività, fiore all’occhiello dell’industria italiana tradizionale: il tessile.
L’industriale-letterato assiste impotente all’agonia della piccola industria italiana di fronte ai ruggiti del “pericolo giallo” e della globalizzazione.
L’industria tessile a Prato soccombe per un concorso di cause, ben descritte da Nesi nel suo blasonato saggio romanzato: l’economia globale, le abilità d’imitazione dei paesi emergenti che possono produrre, pur con un livello qualitativo inferiore, a costi più bassi, la miopia di una politica economica che non ha saputo né valorizzare, né proteggere i punti di forza dell’economia domestica.
Nel ricordo di “summer sessions” a Berkeley e a Harvard,
“Storia della mia gente” riflette la malinconia dell’uomo colto che mantiene un occhio puntato alla Capannina e l’altro alle manifestazioni di piazza in difesa dei posti di lavoro. Lo stesso uomo che nell’amore per Fitzgerald (il Francis Scott del “Grande Gatsby”) tradisce un’immensa nostalgia per i “grandi sogni” e descrive, partecipe, il dramma dei clandestini cinesi e della loro misera vita in una fabbrica sequestrata dalle forze dell’ordine.
A lettura ultimata, mi rimane un dubbio: che spesso i premi letterari siano più un riconoscimento all’autore che ad un’opera.
Bruno Elpis
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Deludente
Peccato, al di la' di spunti concettuali e linguistici interessanti, il libro indulge al qualunquismo no global. Spero che la mia gente - e i suoi figli - sappiano esprimere qualcosa di piu' di un "corpo che si protende per diventare pensiero"....
L'unica speranza è che "l'economia venga superata da un atto dell'immaginazione..."
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striminzito
Striminzito, scontato, noioso, superficiale.
Dov'è la storia della sua gente?
Parla solo di sè e della sua giovinezza spensierata negli states da figlio di papà.
Mi aspettavo un'analisi approfondita con testimonianze dirette del "passaggio di testimone" alla spietata concorrenza cinese.
Invece tabula rasa.
Assolutamente sconsigliato per chi cerca spessore di trame, contenuti e protagonisti.
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Una testimonianza
Il tessuto connettivo costituito dalle piccole e medie imprese italiane che hanno, da sempre, costituito il nerbo dell'economia (caratterizzata dalla vitalità, dalla passione, dall'efficienza e dall'efficacia), questo tessuto oggi è in crisi, alla mercé di una politica economico-finanziaria altalenante, destabilizzante e assai nociva per coloro che fanno parte della filiera industriale, a partire dagli operai. Una classe operaia soggetta a pressioni morali, oltre che psicologiche, colpita dalla crisi economica, che non ha possibilità di guardare al futuro in quanto non vengono delineati i parametri del futuro, una classe operaia in queste condizioni affonda soprattutto se a sorreggerla non c'è una forte dirigenza imprenditoriale.
Questa situazione è il punto di partenza del romanzo scritto da Edoardo Nesi, Storia della mia gente, edito da Bompiani e vincitore del Premio Strega. Nesi concentra la sua attenzione sulle vicende economico-politiche che hanno colpito la città di Prato. Figlio dei proprietari della T. O. Nesi & Figli, uno dei tanti lanifici, dove la lavorazione artigiana si è sposata con le innovazioni in campo meccanico, ha studiato negli Stati Uniti ed ha avuto la possibilità di apprezzare la cultura e la letteratura d'oltreoceano, in particolare quella di Fitzgerald, più volte citato nelle pagine del romanzo. Tornato in Italia, Nesi si è inserito sempre più nell'attività di famiglia carpendo i meccanismi che fanno ruotare le industrie tessili.
L'autore, raccontando la storia dell'azienda di famiglia, racconta la storia di tanti piccoli e medi imprenditori pratesi (e non) che, negli anni, hanno dovuto fare i conti con un flusso produttivo cinese a basso costo, con un fiscalismo opprimente, per passare poi a indigeste manovre da parte di una politica che sembra essere digiuna di una coscienza etica economica e che, di conseguenza, non tutela la propria economia interna, ma ne blocca la crescita favorendone la stagnazione. Questa situazione, nel 2004, ha costretto l'autore a vendere l'azienda della sua famiglia. E' la sua storia ma, ripeto, è la storia di tanti altri industriali o artigiani, comunque lavoratori, che hanno visto sfuggire dalle mani il frutto del loro lavoro e di quello dei loro padri.
Storia della mai gente. Un romanzo, un saggio, un'autobiografia, una testimonianza. Sicuramente una traccia (condivisibile o moeno) che scava negli ultimi decenni della storia economica e personale italiana, dando delle risposte al presente, a ciò che, ognuno di noi, vive quotidianamente.
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leggero e inconsistente
libro leggero e inconsistente, si legge in poche ore. L'autore tratta in maniera troppo superficiale un tema estremamente interessante, quale la trasformazione della realta' industriale tessile dopo l'entrata nel mercato dei prodotti e della manodopera cinese. Non aggiunge nulla a quello che ognuno di noi gia' sa, non approfondisce nulla. E poi, dov'è la storia della sua gente? Narrata in pochi veloci capitoli, non coinvolge, non trasmette emozioni. Dopo lo splendido "Canale Mussolini" vincitore dello Strega del 2010, come mai nel 2011 il premio è stato dato a questo librettino?
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questo srega così così....
Libro veloce e leggero(forse troppo per uno strega),l'autore ci racconta con velocissimo escursus della sana e produttiva provincia toscana dagli anni 20 ad oggi,dai fasti degli anni 60 alla grande crisi figlia di un mercato "finalmente libero" e senza regole.
E' il prezzo da pagare per adeguarci alla tanto desiderata globalizzazione,prezzo che pagano caramente anche i pratesi,che manifestano nel finale del libro con la presenza omnicomprensiva delle forze lavorative della città.
L'autore descrive il tutto con una punta di distacco e amarezza,quasi fosse solo spettatore di tutta la vicenda.
Diventa un riconosciuto protagonista quando attinge al suo talento letterario che ci regala qualità ed autenticità.
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la sociologia si fa letteratura
Il canto della fine della società industriale nel nostro paese e della deriva delle piccole aziende. Attraverso la storia della sua famiglia Nesi racconta la perdita irreversibile di un capitale umano e culturale, oltre che patrimoniale e la responsabilità della politica nell'incapacità di tutelare un bene collettivo. La dimostrazione della pericolosità del liberismo selvaggio diventa musica.