Solo la luna ci ha visti passare
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Una ragazza determinata
Francesca Ghiradelli, giornalista che raccoglie e rende note storie di migrazioni e di popoli in movimento, incontra per la prima volta la giovanissima Maxima nell’agosto del 2015, in Serbia, a Belgrado. È in un parco comunale e la sua presenza agli occhi dei passanti può suscitare fastidio, rabbia, disapprovazione. Che ci fanno buttati lì, accampati, quegli straccioni, a disturbare, a deturpare una quiete fatta di normalità? Eppure Maxima è ancora una bimba, una quattordicenne, in viaggio, senza la sua famiglia, con accanto a sé una coetanea e degli adulti che sono dei parenti ma potrebbero essere chiunque… Pochi mostrano la comprensione necessaria, altri ignorano che lei è in viaggio da quasi un mese e poco ormai la separa dall’arrivo in Olanda, dopo aver scampato i pericoli dell’attraversamento del Mar Egeo in gommone, dopo aver sfidato i confini politici attraversandoli in modo clandestino o con lasciapassare temporanei utili almeno al passaggio nei diversi Paesi. Quella è la sua meta, lì i suoi genitori, curdi siriani, l’hanno fatta nascere per poi tornare ad Aleppo dove è cresciuta tranquilla fino allo scoppio della guerra che oltre a sconvolgere il vivere quotidiano e a costringerli a dimorare in una zona rurale prossima al confine con la Turchia, l’ha deprivata della più grossa possibilità di crescita che un’esistenza comune può sperimentare: l’approccio con la cultura nella scuola. E pensare che molti suoi coetanei occidentali invece non hanno ancora compreso quanto essa sia importante per la loro formazione di uomini e donne che saranno i futuri cittadini del domani, quelli che magari avranno una sensibilità diversa e una cultura più elevata utile a comprendere e gestire i flussi migratori e a gestire la profonda disuguaglianza che contraddistingue le diverse aree del nostro pianeta.
Il suo viaggio terminerà a casa di un’amica dei genitori alla quale verrà affidata dalle autorità competenti che si occupano della gestione dei flussi di rifugiati politici e lì Francesca Ghiradelli ha la possibilità di incontrarla nuovamente e di raccogliere il suo dettagliato racconto che possiamo conoscere attraverso questa pubblicazione. Colpisce sicuramente il tono sobrio che accompagna la narrazione, a mediazione zero direi, simile a un racconto di un’adolescente che, pur essendo consapevole della grandezza del suo successo: aver affrontato un viaggio così pericoloso, lasciando la casa, i suoi genitori e il resto della sua famiglia e la sua bellissima terra, ha il tono della speranza che è tipico dei giovani senza mai condannare il rifiuto dei nostri sguardi e facendo leva sulla determinazione personale, l’unica risorsa alla quale ognuno di noi può rivolgersi per rendere possibile ciò che di primo acchito pare impossibile.