Pape Satàn Aleppe. Cronache di una società liquida
Saggistica
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Recensione della Redazione QLibri
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Lucida analisi della società del nostro tempo
Uscito postumo, Pape Satan Aleppe è l’ultimo libro di Umberto Eco. È una raccolta di considerazioni sui più vari argomenti di attualità che hanno interessato la nostra società dall’inizio di questo nuovo secolo ad oggi, pubblicate sull’Espresso nella rubrica “La bustina di Minerva”.
Nell’introduzione Eco spiega il perché di un titolo così ambiguo eppure chiaro al tempo stesso. La scelta del noto verso di Dante, tratto dall’Inferno, VII,1, privo di un significato preciso, è apparsa all’autore quanto mai appropriata a definire l’apparente mancanza di coerenza della raccolta che riflette la reale condizione della nostra società, che nel primo capitolo egli definisce “liquida” attingendo al concetto ben espresso da Bauman, in “Stato di crisi”, dove il sociologo discute l’argomento con Carlo Bordoni.
La società liquida nasce dalla caduta delle ideologie e caratterizza la nostra epoca che potremmo definire postmoderna. Il termine “liquido” in sè, proprio nella sua evidente contrapposizione allo stato solido, suggerisce un’idea di qualcosa che sfugge, difficile da afferrare, qualcosa che assume la forma del suo contenitore.
Ciò che caratterizza la vita del nostro tempo è dunque questa corsa verso un consumismo irragionevole, dovuto alla necessità del singolo di adeguarsi al gruppo per non sentirsi escluso. Da qui l’aumentare delle esigenze, spesso ingiustificate e ingiustificabili.
Questo è il mondo della globalizzazione.
Eco suddivide gli argomenti trattati in quattordici capitoli, dando in questo modo un ordine logico al contenuto. Affronta così il tema del progresso tecnologico indiscutibile in sè, che presenta tuttavia diversi aspetti negativi, soprattutto per le giovani generazioni che divengono fruitori spesso passivi dei moderni “device” abbandonandosi a una nociva pigrizia mentale. Non manca mai, nelle disamine di Eco, la vena umoristica, anche se spesso accompagnata da una malcelata amarezza.
Progresso come regresso, dunque, è ciò che spesso si verifica nel nostro tempo. Molto significative le pagine sull’upgrade e il downgrade.
Nè risparmia il suo biasimo, l’autore, nei confronti di una società che vuole “apparire” a tutti i costi. L’individuo fa di tutto per essere visibile, non importa diventare famosi per qualcosa di grande o per qualcosa di spregevole. L’importante è essere popolare. A questo fine sono utilizzati spesso i social network. “Twitto, ergo sum”, Twitter come il bar sport di qualsiasi villaggio.
L’analisi della nostra società procede, capitolo per capitolo, con grande lucidità, affrontando il tema del “falso complotto”, di come ognuno sia portato a credere a tutto e al contrario di tutto, come ci si abbandoni troppo spesso a una facile dietrologia, come il bello si sia confuso e amalgamato col brutto, quasi a riprendere la profezia delle streghe di Mcbeth.
Ogni argomento affrontato, la relazione tra giovani e vecchi, il fallimento dei sessantottini, le pagine sull’odio e la morte, sulla privacy o “privatezza”, sull’ “homo cellularis” e sul Big Brother del 2000,
sull’antisemitismo, ognuno di questi temi, sarebbe utile fosse affrontato nei licei. Ogni “bustina” potrebbe essere letta e discussa in classe e ciascun allievo potrebbe in seguito elaborare e ampliare l’argomento secondo la propria sensibilità e le proprie conoscenze. Ciò a conferma, non solo della piacevolezza dell’opera, ma della sua effettiva utilità se ben utilizzata. Ciò solo come modesta proposta.
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Il sacro fuoco dei Minerva
Volume ricco di spunti di riflessione, uscito postumo nel 2016, copre un arco temporale di quindici anni attraverso l'antologia delle famose bustine di Minerva che, pur risalendo la prima al 1985, interessano gli anni a partire dal 2000 fino alla morte dell'autore. Il taglio è sempre il medesimo, un contributo breve dalla sintesi perspicace che partendo da un assunto, ma spesso e volentieri da un dubbio,si chiude con una nota comica, il picco massimo, a mio parere, della genialità espressiva dell'autore. Un microtesto che condensa ogni volta spunti di riflessione i quali pur descrivendo le storture della società liquida, e in questo inquietandoci, riesce poi con abile virata a offrire chiavi di lettura e prospettive inaudite con il chiaro scopo di sdrammatizzare e soprattutto di tentare una lettura non disfattista ma critica e funzionale alla soluzione dei problemi. Per comodità di fruizione gli interventi antologizzati sono riuniti in nuclei tematici senza seguire il criterio cronologico e ciò da modo di avere uno sguardo di insieme capace di far emergere l'interesse trasversale di Eco ai diversi problemi della nostra contemporaneità spesso anticipando, il nostro, considerazioni che sorgono spontanee in molti quando il fenomeno è acclamato e non latente e quindi ancora di difficoltosa lettura. Involuzione tecnologica, web, libri, le grandi tensioni dell'odio e dell'amore, l'apparire, il falso problema della privacy, il decadimento dei principali canali formativi: scuola e università, la perdita della dimensione storica se riferita al passato, ovvero la perdita della memoria, stupidità e follia. Una lettura arricchente e comoda, nella sua forma di selezione, anche per chi all'epoca non si è perso nemmeno una bustina; è sempre bello d'altronde ritrovare un appunto scritto su un foglio per la sua capacità intrinseca che possiede di rievocare un'epoca, un sentimento, un tempo che non c'è più ma che ha concorso a formare la nostra visione attuale del presente.
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Un lascito ed un commiato
Vi è una vena di malinconia nelle riflessioni con cui inizia il libro che chiude l'avventura letteraria di Eco: riflessioni su una società che ha perso i punti di riferimento essenziali, una "società liquida" come è stata definita da Bauman, una società postmoderna in cui prevalgono la ricerca dell'apparire, considerato come valore, l'individualismo che genera rapporti antagonistici ed é in crisi il senso della comunità. Una società che per essere capita e superata richiede nuovi strumenti che né la politica né l'”intellighenzia” appaiono in grado di offrire poiché non sembra abbiano compreso la portata del fenomeno.
Parte la nave di Teseo, la nuova sfida editoriale, ma Eco non sarà al timone e di questo distacco sembra essere stato ben consapevole, accomiatandosi con questo libro che è un lascito del suo pensiero e un'ultima testimonianza del suo stile nel trattare i tanti temi che ha affrontato: acutezza dell'analisi e ironia pungente sono l'elemento comune ad una serie di riflessioni sugli argomenti più disparati.
Non un nuovo romanzo, quindi, ma una raccolta di "bustine di Minerva", come aveva intitolato la rubrica che teneva su l''"Espresso", prendendo lo spunto dal piccolo spazio bianco nelle bustine di fiammiferi, su cui possono essere annotate brevi note e riflessioni.
Il ventaglio di argomenti è amplissimo, né Eco ritiene vi debba essere un filo conduttore: premette, anzi, che si tratta di una raccolta sconnessa di “bustine” che riflettono la “natura liquida” della nostra società negli ultimi quindici anni e ricorda che nella prima delle “bustine”, nel 1985, aveva premesso e promesso che in quella rubrica avrebbe parlato di “ciò che gli frullava in testa”. Eco si è limitato ad aggregare le bustine in 14 filoni tematici, che vanno dal progresso a passo di gambero alla ricerca dell’apparire, dai telefonini al rapporto fra religioni e filosofia, dal complottiamo ai mass media. Ciò che unisce questi “appunti” è lo stile pungente e dissacratorio con cui tratta i diversi argomenti, inserendo però in un periodare apparentemente scanzonato la citazione colta che richiama il lettore a evitare la superficialità.
In un ventaglio così ampio di tematiche sembra giusto ricordare la bustina “Alto, medio, basso” in cui parte da un articolo dedicato ai tre livelli in cui un saggista americano identifica le espressioni culturali, inserendo tra la cultura elitaria e la cultura di massa la Midcult. Una divisione rigida che poteva avere un senso nel passato, quando la provocazione era un fine e la non leggibilità dell’opera assumeva un valore. Oggi tra questi livelli culturali vi è un’osmosi non solo dall'alto verso il basso, ma anche – sostiene Eco – viceversa. Di tale osmosi Eco è stato artefice: se “Il nome della rosa” ne è l’esempio più alto, il romanzo “La misteriosa fiamma della regina Loana” ha portato il mondo dei fumetti all'onore dell’inclusione in un romanzo impegnativo.
Nell'articolo da cui prende lo spunto, si cita la partecipazione di massa al funerale di Victor Hugo, segno che lo scrittore non apparteneva solo all'alta cultura, ma il suo valore era riconosciuto da tutti: una citazione preveggente, come un commiato, che porta al ricordo della folla presente ai funerali di Eco.
Il lascito è in una serie di spunti di riflessione, non certo per una condivisione acritica del pensiero di Eco, ma per farvi riferimento per lo spirito ed il metodo con cui affronta i vari temi e per aprire, se si vuole, un confronto dialettico virtuale con la mente più brillante della nostra cultura contemporanea. Il livello di approfondimento è inevitabilmente discontinuo, anche per l'ampiezza dei temi trattati, ma questo può essere uno stimolo al lettore per un confronto e per andare più a fondo.Un libro, pertanto, da leggere e tenere a portata di mano.