Oriente e Occidente
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“Loro” e noi
L’ultimo lavoro del Rampini, nomade globale, giornalista eclettico, lettore instancabile è stato pubblicato quest’anno: al chiuso delle pareti di casa sua a New York causa covid19, l’autore ha dato sfogo ad un torrente di informazioni, pensieri, appunti, considerazioni frutto del suo lavoro e del suo trentennale “saccheggio” di biblioteche sparse per il mondo.
L’autore tiene a precisare che non si tratta di un libro di geopolitica, anche se l’attualità fa capolino nell’ultima parte del libro, ma di un libro di storia.
Per un cosmopolita come lui, l’Oriente è fatto di tante cose e non è molto lontano: da 11 anni vive a New York, ma 20 anni fa viveva a S.Francisco, città proiettata verso l’Asia, e inoltre ha vissuto 5 anni a Pechino.
Il nocciolo del libro, il confronto tra Occidente ed Oriente, ci accompagna, ci insegue, ci ossessiona da 2500 anni! Sì, perché 2500 anni fa comincia la civiltà orientale, coi due giganti del pensiero, Confucio e Buddha, una sorta di scienziato della politica il primo, e fondatore di una “religione atea” (così Papa Wojtyla definì con sospetto il buddismo) il secondo. Neppure 2500 anni fa l’Oriente era così lontano, tant’è che il confucianesimo arrivò fino alle coste siriane, come dire, alle porte di casa nostra, e nella filosofia greca c’è un innegabile influsso confuciano.
Furono proprio i Greci i primi a impostare l’idea della storia umana basata sulla contrapposizione Oriente/Occidente, infatti l’opera del Rampini comincia con Erodoto che racconta le guerre persiane e la tragedia di Eschilo, “I Persiani”. I conflitti vengono presentati come guerre di liberazione e lo storico greco ce le descrive proponendo un archetipo che non ci ha più abbandonato. Da un lato un Impero sterminato, con un imperatore dalle prerogative divine, e poi i Greci che sono numericamente inferiori.
In Asia il regno della massa, di qua da noi, il mondo dell’individualità.
Il concetto del dispotismo orientale (ammirato dagli illuministi del Settecento, utilizzato nell’Ottocento anche da Karl Marx ) è la base di questo scontro di civiltà.
Tuttavia il Rampini, ci tiene a sottolineare più volte, onde evitare inutili e dannose semplificazioni, che il bipolarismo Oriente/Occidente è forzato, perché bisogna tener conto che la parola Oriente (ma lo stesso discorso si applica anche al concetto di Occidente) racchiude realtà “di mezzo” diverse, come Iran, Iraq, Turchia, ad esempio. In questo bipolarismo inventato dal pensiero greco, c’è di fondo un atteggiamento di arrogante superiorità, ma, in realtà, quando nasce Roma, la civiltà cinese ha almeno duemila anni di storia! Quando Marco Polo fece il viaggio Cina, rimase sbalordito di fronte ad una civiltà così avanzata, e Il Milione ebbe conseguenze importantissime, lo stesso Colombo non avrebbe viaggiato per scoprire le Indie occidentali se non avesse letto quel libro. Marco Polo racconta ai suoi contemporanei di una Cina troppo più grande dell’Europa, molto più avanzata, scientificamente, tecnologicamente, e molti sono stati gli esploratori che hanno seguito le orme del commerciante veneto per confermare quanto raccontato da lui, perchè al momento del ritorno in Italia non era stato creduto.
Nella trattazione il Rampini non tralascia talune realtà storiche, come le migrazioni, che sono sempre state da est verso ovest, più raramente il contrario, ma, quando ciò è avvenuto, in quel caso si è trattato di colonialismo, e non è un dettaglio, non è un episodio marginale. Ad un certo punto della storia, abbiamo una rottura tra i punti di forza, improvvisamente tutto si ribalta...sul finire dell’Ottocento il nostro complesso di inferiorità non esiste più, e andiamo alla conquista dell’Oriente.
Interessante anche la parte del libro dedicato al progressivo, inesorabile processo di Occidentalizzazione degli Asiatici. Lo shock delle molteplici sconfitte militari, in campo coloniale, ad esempio le guerre dell’oppio, spingerà i capi politici di Cina, Giappone (“restaurazione Meiji”) a seguire il modello di industrializzazione, di finanza, di tecnologia occidentali.
Un libro che è un viaggio trasversale che tocca tantissime ed affascinanti tematiche, dalla sessualità ed erotismo orientale e dal ruolo della donna, allo yoga - praticato dall’autore dall’età di quindici anni -alla cerimonia del tè. Ho imparato tante cose, ho dato nuova dimensione a conoscenze che già avevo.
Il pregio del libro è anche la grande capacità di sintesi del Rampini che in poche pagine racconta un intero secolo di storia riuscendo comunque a collegare vari fatti politici ad eventi culturali importanti, perché anche la cultura fa parte della storia che ci insegna che non abbiamo un solo Occidente (America, Europa) e neppure un solo Oriente (il regime cinese di XI Jimping,). Interessante l’ultimo capitolo in cui si tratta del ruolo della pandemia anche in questo rapporto Oriente -Occidente.
Lo consiglio a tutti per il linguaggio accessibile, inoltre il ricco apparato bibliografico è una miniera di idee e di spunti di lettura nuovi.
Indicazioni utili
Gli altri libri del Rampini, ma non saprei quale consigliarvi, questo è il primo libro del giornalista che ho letto.