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Non mi uccise la morte Non mi uccise la morte

Non mi uccise la morte

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La notte del 15 ottobre del 2009, il giovane geometra Stefano Cucchi viene fermato da una pattuglia dei Carabinieri nei pressi del Parco degli Acquedotti di Roma e trovato in possesso di una piccola quantità di hashish. I militari, dopo aver perquisito l’abitazione di Cucchi, arrestano il ragazzo e lo portano in caserma. Al momento dell’arresto – contrariamente a quanto si è sostenuto – Stefano gode di ottima salute e frequenta quotidianamente un corso di prepugilistica. Il giorno dopo il suo arresto, processato per direttissima nel tribunale di piazzale Clodio, ha il volto segnato ma sta ancora bene. Quello è l’ultimo momento in cui i genitori di Stefano Cucchi hanno la possibilità di vedere loro figlio. Perché, una volta condotto nelle celle di sicurezza del tribunale e, da lì, nella sezione penale dell’ospedale Sandro Pertini, Stefano Cucchi emergerà dall’incubo in cui è precipitato soltanto grazie a una serie di immagini raccapriccianti: gli occhi incavati e la mascella rotta come uniche testimonianze di un trattamento crudele e disumano. “Decretato” morto la mattina del 22 ottobre, Stefano Cucchi da quel momento in poi diventa il simbolo dei diritti negati e dei tanti – troppi – omicidi commessi nelle carceri, sotto la tutela dello Stato. Non mi uccise la morte è un libro a fumetti che racconta con partecipata sofferenza gli ultimi giorni di vita del ragazzo.



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Non mi uccise la morte 2010-10-04 07:44:58 Stefp
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Stefp Opinione inserita da Stefp    04 Ottobre, 2010
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Non mi uccise la morte

La storia dell'arresto per possesso di una modica quantità di droga di Stefano Cucchi, i pestaggi gratuiti e continui da parte dei suoi custodi in carcere, le mancate cure mediche e la sua morte avvenuta in una settimana con addosso ancora i panni del suo arresto, senza aver potuto mai ricevere neanche una visita da parte dei suoi genitori.
La prima parte del libro è una breve cronaca dei fatti, segue la vicenda narrata a fumetti e infine un saggio sulle vittime delle forze dell'ordine in Italia. A metà del libro le fotografie di Stefano Cucchi, sorridente con i genitori, con la sorella e poi il suo corpo, irriconoscibile, pelle ed ossa, tumefatto, martoriato, pieno di fratture. Fotografie che si differenziano da quelle delle vittime di Auschwitz solo perché sono a colori.
Un'ondata di tristezza mista a rabbia e ad impotenza è quello che attende il lettore che scorrerà le pagine di questo libro. Una cronaca a fumetti di un incubo che credevamo possibile solo nelle carceri di paesi sotto dittatura o in guerra, dove i diritti civili, della persona, vengono calpestati senza riguardo. Inquietante la domanda che si pone Armati nel saggio: i tanti episodi riportati sono solo e sempre causati da “mele marce” (che la fanno sempre franca) o “un corpo di Polizia da addomesticare in attesa di una chiamata generale alle repressione diffusa”?

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