Mamma è in prigione
Saggistica
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Gli effetti della detenzione sui legami affettivi.
Il saggio di Cristina Scanu è interessante perché affronta la tematica della detenzione carceraria dal punto di vista dei familiari dei detenuti. Cosa ne è dei parenti, dei figli, dei fratelli etc. dei rei? La loro opinione sulla detenzione del carcerato è positiva? I rapporti con il detenuto e tra il detenuto e loro sono mantenuti oppure l’ulteriore sanzione che viene inflitta sugli uni e sugli altri è anche la perdita di affettività, il venir meno di quei legami che dovrebbero in un qualche modo essere tutelati? Perché è vero, il recluso ha commesso un reato e per questo deve scontare la sua pena, nessuno lo mette in dubbio, ma è giusto che un figlio paghi per l’errore del padre o della madre? E’ giusto che un figlio cresca senza la presenza di una o delle figure che dovrebbero formarlo, consolidarlo e munirlo degli strumenti necessari per affrontare la vita? E la vergogna? Si, perché questa è provata, paradossalmente, da entrambe le parti, dai familiari come dai rei. Troppo facile è dire “dovevano pensarci prima”, altro non è che un’affermazione riduttiva che non prende in considerazione le motivazioni della commissione di un fatto criminale, perché non tutti i rei delinquono per gli stessi motivi, e non in tutti la criminalità è intrinseca.
Storie di famiglie separate, di legami spezzati, di vittime innocenti ma anche di prese di coscienza e di una nuova consapevolezza.