Lo scontro degli Stati civiltà
Saggistica
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Gli Stati-Civiltà
Cos’è la civiltà? Quale concetto può essere a essa attribuito? Perché nonostante sia una delle parole più importanti del nostro lessico culturale i suoi confini sono così vacui, indefiniti? Cosa questa ci fa davvero venire in mente? E soprattutto perché pensando a essa siamo soliti riferirla alla cultura occidentale e più precisamente a quella culla del passato in cui hanno trovato sede i nostri principali insegnamenti? Tuttavia, per quanto non sia semplice circoscriverne un significato univoco è istintivo, nella nostra mente, ricollegarla a concetti familiari un po’ come accade per il dogma Stato-Nazione. Quest’ultimo è un altro concetto che siamo soliti riconoscere sotto la pelle, che sentiamo nostro anche se non sempre riusciamo a identificarci in questo. Altro cliché è quello di associare il dogma Stato-Nazione alla società occidentale perché caratterizzata da uomini istruiti, industrializzati, ricchi, democratici. Ma è davvero così? È giusta questa affermazione e questa associazione naturale? In parte lo è e più precisamente lo è per quanto concerne il dato culturale e quindi quell’ulteriore passetto che possiamo compiere nell’analisi e che ci porta a ricercarne una definizione stessa.
«Certo che ce lo ricordiamo e ridiamo di gusto; e lo sconosciuto imprevisto a cui capita di trovarsi lì con noi si sente come un pesce fuor d’acqua. Bene, questa è (nella sua dimensione sociale) la Cultura. Quando noialtri della grande Famiglia della Cultura ci incontriamo, ci scambiamo ricordi di nonno Omero, del terribile vecchio dottor Johnson, della zia Saffo e del povero Johnny Keats.»
Oggi come oggi, nella società degli anni duemila, molte cose sono cambiate così come sono mutati molti di quei pilastri che abbiamo sempre riconosciuto quali improcrastinabili e immutabili. Le variabili economiche, i dati storici, le lotte di potere, i nuovi giochi di potere che sono propri di quegli Stati rivali da sempre e che sembra che stiano giocando una partita a scacchi, hanno rotto gli equilibri e per questo, seppur sia possibile identificare un denominatore comune di partenza, tante sono le peculiarità a cui dobbiamo prestare la nostra attenzione e tante ancora sono le domande alle quali dobbiamo trovare una risposta, anche se non semplice.
“Lo scontro degli stati-civiltà” di Cristopher Coker tratta del modo in cui i governi e i movimenti non occidentali utilizzano la valuta della civiltà per i propri obiettivi, per i propri fini politici, per quegli scopi che vanno oltre l’interesse della collettività perché riferibili anche a presunzioni personali e/o statuali che esulano dal termine proprio. Oltre a ciò, l’opera, si prefigge anche di trattare quelle ragioni per le quali il mondo occidentale sta affrontando una delle più grandi, se non la più grande, crisi di tutta la sua storia; cerca ancora di trovare spiegazioni a quelle sinistre ossessionate da politiche identitarie nei confronti di quegli oratori dissenzienti e di dare spiegazione a quelle destre che, dal loro canto, sono sempre più dedite alle negazione dell’ovvio, che rifiutano le civiltà liberali, che perdono dei valori più universali e che tendono ad una altrettanta deriva.
Un titolo forte, provocatorio, dal retrogusto ironico e sarcastico ma dagli obiettivi chiari è “Lo scontro degli stati-civiltà. Caratterizzato, ancora, da uno stile pungente che nulla risparmia al lettore, Coker dona al suo pubblico un elaborato affatto scontato e che tra analisi del presente e del passato si prefigge obiettivi importanti che portano il lettore alla riflessione.
“Lo scontro degli stati-ciiviltà” è un saggio di grande attualità, ben costruito, solido, che sa approfondire e che dona al suo conoscitore un bagaglio di temi sui quali soffermarsi. Da leggere.