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Lo scontro degli Stati civiltà

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Cosa hanno in comune la Cina di Xi Jinping e la Russia di Vladimir Putin? Cosa sono gli Stati-civiltà? E perché la cosa dovrebbe preoccuparci? La seconda metà del XX secolo e il primo decennio del XXI secolo sono stati caratterizzati dall’affermazione dello Stato-nazione come forma di organizzazione politica per eccellenza e, a partire dalla caduta dell’URSS, dall’egemonia incontestata dell’Occidente sul mondo intero. Secondo la tesi resa celebre da Francis Fukuyama e da altri pensatori liberali, la fine della guerra fredda e il definitivo trionfo della democrazia liberale avevano aperto una fase finale di conclusione della storia in quanto tale e creato le condizioni per la costruzione di un “nuovo secolo americano” o quantomeno occidentale. Oggi, a trent’anni di distanza, quella tesi appare straordinariamente ingenua. Non solo l’ordine mondiale liberale è minacciato dall’ascesa di nuove superpotenze regionali o globali (o aspiranti tali) – come la Cina, la Russia e l’India, che rigettano più o meno esplicitamente l’universalismo occidentale, sia in campo economico-politico che in campo culturale e morale –, ma i valori liberali sono in crisi anche nello stesso Occidente, come testimonia la crescita di fenomeni populisti e neo-autoritari su entrambe le sponde dell’Atlantico. La vera particolarità della nostra epoca, però, secondo il filosofo politico Christopher Coker, è anche quella che ha ricevuto meno attenzioni: l’ascesa di una nuova entità politica intenzionata a sfidare il primato dello Stato-nazione e destinata a cambiare profondamente il mondo per come l’abbiamo conosciuto finora. Stiamo parlando dello “Stato-civiltà”: paesi, cioè, che non si caratterizzano solo per una certa omogeneità culturale o etnica, ma che si considerano delle vere e proprie civiltà a sé stanti, profondamente diverse dalla civiltà occidentale, che viene vista come una minaccia se non come un nemico vero e proprio. Coker si concentra in particolare sui due paesi che più di chiunque altro rivendicano questo titolo: la Cina di Xi Jinping e la Russia di Vladimir Putin. Due realtà che ormai non possiamo più ignorare: perché se è vero che Samuel Huntington aveva torto a sostenere che le civiltà sono necessariamente destinate a scontrarsi, è altrettanto vero che gli Stati-civiltà hanno alte probabilità di farlo.



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Lo scontro degli Stati civiltà 2021-01-25 15:42:46 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    25 Gennaio, 2021
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Gli Stati-Civiltà

Cos’è la civiltà? Quale concetto può essere a essa attribuito? Perché nonostante sia una delle parole più importanti del nostro lessico culturale i suoi confini sono così vacui, indefiniti? Cosa questa ci fa davvero venire in mente? E soprattutto perché pensando a essa siamo soliti riferirla alla cultura occidentale e più precisamente a quella culla del passato in cui hanno trovato sede i nostri principali insegnamenti? Tuttavia, per quanto non sia semplice circoscriverne un significato univoco è istintivo, nella nostra mente, ricollegarla a concetti familiari un po’ come accade per il dogma Stato-Nazione. Quest’ultimo è un altro concetto che siamo soliti riconoscere sotto la pelle, che sentiamo nostro anche se non sempre riusciamo a identificarci in questo. Altro cliché è quello di associare il dogma Stato-Nazione alla società occidentale perché caratterizzata da uomini istruiti, industrializzati, ricchi, democratici. Ma è davvero così? È giusta questa affermazione e questa associazione naturale? In parte lo è e più precisamente lo è per quanto concerne il dato culturale e quindi quell’ulteriore passetto che possiamo compiere nell’analisi e che ci porta a ricercarne una definizione stessa.

«Certo che ce lo ricordiamo e ridiamo di gusto; e lo sconosciuto imprevisto a cui capita di trovarsi lì con noi si sente come un pesce fuor d’acqua. Bene, questa è (nella sua dimensione sociale) la Cultura. Quando noialtri della grande Famiglia della Cultura ci incontriamo, ci scambiamo ricordi di nonno Omero, del terribile vecchio dottor Johnson, della zia Saffo e del povero Johnny Keats.»

Oggi come oggi, nella società degli anni duemila, molte cose sono cambiate così come sono mutati molti di quei pilastri che abbiamo sempre riconosciuto quali improcrastinabili e immutabili. Le variabili economiche, i dati storici, le lotte di potere, i nuovi giochi di potere che sono propri di quegli Stati rivali da sempre e che sembra che stiano giocando una partita a scacchi, hanno rotto gli equilibri e per questo, seppur sia possibile identificare un denominatore comune di partenza, tante sono le peculiarità a cui dobbiamo prestare la nostra attenzione e tante ancora sono le domande alle quali dobbiamo trovare una risposta, anche se non semplice.
“Lo scontro degli stati-civiltà” di Cristopher Coker tratta del modo in cui i governi e i movimenti non occidentali utilizzano la valuta della civiltà per i propri obiettivi, per i propri fini politici, per quegli scopi che vanno oltre l’interesse della collettività perché riferibili anche a presunzioni personali e/o statuali che esulano dal termine proprio. Oltre a ciò, l’opera, si prefigge anche di trattare quelle ragioni per le quali il mondo occidentale sta affrontando una delle più grandi, se non la più grande, crisi di tutta la sua storia; cerca ancora di trovare spiegazioni a quelle sinistre ossessionate da politiche identitarie nei confronti di quegli oratori dissenzienti e di dare spiegazione a quelle destre che, dal loro canto, sono sempre più dedite alle negazione dell’ovvio, che rifiutano le civiltà liberali, che perdono dei valori più universali e che tendono ad una altrettanta deriva.
Un titolo forte, provocatorio, dal retrogusto ironico e sarcastico ma dagli obiettivi chiari è “Lo scontro degli stati-civiltà. Caratterizzato, ancora, da uno stile pungente che nulla risparmia al lettore, Coker dona al suo pubblico un elaborato affatto scontato e che tra analisi del presente e del passato si prefigge obiettivi importanti che portano il lettore alla riflessione.
“Lo scontro degli stati-ciiviltà” è un saggio di grande attualità, ben costruito, solido, che sa approfondire e che dona al suo conoscitore un bagaglio di temi sui quali soffermarsi. Da leggere.

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