Dovremmo essere tutti femministi
Saggistica
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 4
Sono le persone a fare la cultura
Questo piccolo pamphlet è un intervento della celebre scrittrice nigeriana tenuto nel 2012 alla TEDXEuston Conference dedicato all’Africa.
La Adichie premette che anche il concetto di femminismo è avvolto dagli stereotipi: la femminista è insoddisfatta e infelice, odia gli uomini, non mette il rossetto e i tacchi, non si depila. Nella sua infanzia, sentirsi dire “sei proprio da una femminista” non era un complimento. Gli stereotipi limitano il nostro modo di pensare bisogna quindi abbatterli per primi, perché la cultura è un prodotto umano e perciò gli stessi uomini possono cambiarla e cambiare mentalità. Alla donna è stato insegnato sin da bambina a comportarsi da piccola sposa, obbediente, composta, misurata e silenziosa. Da lei ci si aspettano emozioni tipicamente femminili (il pianto, ad esempio), mentre altre come la rabbia e l’aggressività, sono considerate virili. Ed ecco che poi da grandi, se una donna sul posto di lavoro si altera, viene allontanata, ma se invece a parità di ruolo, ad arrabbiarsi è un uomo, questi viene apprezzato dai colleghi.
Bisogna cominciare dalla radice, cambiare quello che insegniamo alle nostre figlie e ai nostri figli: la forza, la creatività, l’intelligenza, le emozioni non dipendono dagli ormoni.
“Se facciamo di continuo una cosa, diventa normale
Se vediamo di continuo una cosa, diventa normale.
Se solo i maschi diventano capoclasse, a un certo punto finiamo per pensare, anche se inconsciamente, che solo i maschi diventano capiclasse. Se continuiamo a vedere solo uomini a capo delle grandi aziende, comincia a sembrarci naturale che solo gli uomini possano guidare le grandi aziende”.
Come affermava la grande Wangari Muta Maathai, vincitrice del Nobel della pace “più in alto sali e meno donne troverai”: ancora oggi basta dare uno sguardo ai dati del WEF (World Economic Forum) per accorgerci che in tutti gli Stati del mondo, anche quelli “occidentali”, la disparità di genere, il gender gap, è ancora notevole per quanto riguarda la partecipazione femminile ai ruoli di responsabilità e di potere politico ed economico.
Il pamphlet è stato scritto nel 2012 e non tiene conto della discriminazione non binaria, ma è veramente illuminante, piacevole ed interessante per farci aprire gli occhi e cominciare la lotta contro i muri culturali, che si possono sicuramente abbattere perché:
“Non è la cultura a fare le persone, bensì le persone fanno la cultura”.
Indicazioni utili
Il corpo elettrico, Jennifer Guerra
Le ragazze stanno bene, Giulia Perona Giulia Cuter
Classico del femminismo, il secondo sesso, Simone de Beauvoir
Riscoprirsi
"We should all be feminists" è il titolo originale di questo breve quanto utile saggio che, al di là del concetto stesso di femminismo, con una sorprendente capacità di sintesi, lungi da qualsiasi pretesa di superiorità intellettuale o morale, tenta (riuscendovi non senza qualche sforzo) di riassumere tutti i perché del pensiero femminista.
Perché, ancora oggi, è così importante combattere contro l'ineguaglianza? Perché lottare per la parità dei sessi? Non era un argomento chiuso, superato? E che tipo di parità? In che contesto? Perché l'uso del termine "femminismo"? In cosa ci danneggiano (uomini e donne) gli stereotipi di genere? Che vuol dire femminilità e che vuol dire virilità? Sono così importanti?
A questi interrogativi, l'autrice nigeriana risponde con una lucidità mentale e una semplicità di linguaggio che difficilmente lasciano spazio a equivoci o fraintendimenti.
E' il risultato di una profonda riflessione su di sé e sulla realtà quotidiana, un discorso che si sviluppa in sole 41 pagine permeate di nient'altro che sincerità, ognuna delle quali nasconde un invito silenzioso.
Indicazioni utili
Realtà a confronto
«La mia definizione di femminista è questa: un uomo o una donna che dice si, esiste un problema con il genere così com’è concepito oggi e dobbiamo risolverlo, dobbiamo fare meglio. Tutti noi, donne e uomini, dobbiamo fare meglio»
Originariamente nato come un intervento tenuto da Chimamanda Ngozi Adichie nel 2012, “Dovremmo essere tutti femministi”, è elaborato chiaro, diretto e dal carattere fortemente riflessivo.
Nigeriana appartenente all’etnia di Igbo che divide la sua vita tra l’America e l’Africa, la donna riesce, con poche battute a rendere l’idea di quanto questi due mondi siano tra loro estremamente differenti. Partendo dalla concezione della parola “femminismo”, l’autrice dà avvio ad una disamina che porta a valutare come questo appellativo fosse considerato in passato fino a giungere all’interpretazione moderna dello stesso. Segue un perfetto parallelismo tra l’Africa che concepisce la donna quale funzione dell’uomo e l’America dove l’emancipazione è maggiore ma non assoluta dovendo, infatti, la figura femminile, ancora pienamente affermare il proprio diritto di uguaglianza agli uomini. Ad avvalorare il tutto, piccoli aneddoti di vita quotidiana, situazioni che agli occhi degli occidentali europei possono sembrare assurdi, ma che non sono altro che l’espressione di quella che è una realtà di fatto, soprattutto in determinati luoghi.
Un concentrato, dunque, di ironia che senza proselitismi e sdrammatizzando fa riflettere il lettore. Proprio per questo non dubito del fatto che a conclusione della conferenza ella sia stata acclamata dal pubblico di ascoltatori. Ma badate bene, non è solo un saggio su quel che concerne la parità dei sessi e al rispetto reciproco, è anche un appello al riguardo di sé stessi, perché ognuno dovrebbe semplicemente accettarsi per quello che è senza avere il timore di uscire dagli schemi, da quel che la società pretende essere.
In conclusione, un libricino che conquista e invita alla meditazione, un elaborato che per la sua brevità non risulta essere pesante e che al contempo, nuovamete a causa delle sue 41 pagine, fa desiderare ulteriori approfondimenti del tema.
«Il problema del genere è che prescrive come dovremmo essere invece di riconoscere come siamo. Immaginate quanto saremmo più felici, quanto ci sentiremmo più liberi di essere chi siamo veramente, senza il peso delle aspettative legate al genere » p. 27
«Come succede in molte grandi città, parcheggiare la sera può essere un’impresa, e il lavoro di questi ragazzi consiste nel trovarti un posto o, quando il posto c’è, nel guidarti gesticolando nella manovra, promettendo di “tenere d’occhio” la macchina fino al tuo ritorno. Quella sera sono rimasta colpita dalle doti istrioniche dell’uomo che ci aveva trovato il posto e così, prima di allontanarmi, ho deciso di dargli una mancia. Ho aperto la borsa, ho infilato la mano dentro per prendere i soldi e li ho dati all’uomo. E lui, quell’uomo grato e felice, ha preso i soldi dalla mia mano, poi si è girato vero Louis e ha detto “Grazie, signore!”.» p. 11
Indicazioni utili
Una Femminista Felice Africana del XXI secolo
“Dovremmo essere tutti femministi” è la versione rivista di un intervento tenuto da Chimamanda Ngozi Adichie, nel 2012, alla TEDxEuston Conferenze.
L’autrice è una donna nigeriana di etnia Igbo, che divide la sua vita fra l’America e la Nigeria. La curiosità di questa conferenza, è che la Adichie ci presenta una versione, finalmente, del femminismo in chiave moderna, in cui la parola stessa “femminismo” non vuol dire avversione nei confronti degli uomini, ma anzi punta anche su di loro per far capire meglio il concetto (Tutti dovremmo essere femministi).
Il librino, purtroppo, è lungo solo una quarantina di pagine, ma in queste l’autrice mette molto di se, raccontando in prima persona le sue esperienze di vita. Se da una parte troviamo la Nigeria e in particolare l’etnia Igbo che pensa che le femministe sono: “donne che non trovano marito e, dunque, infelici”, ci frappone dall'altra, la moderna America, in cui anche lì le donne devono ancora combattere per avere i soliti diritti degli uomini.
Ironica, realista e diretta, la Adichie sdrammatizza e fa riflettere su cose veramente importanti e con esempi così lampanti che anche il più scettico potrebbe avvicinarsi alla “causa”.
La conferenza ha avuto molto successo al tempo, al punto che la cantante americana Beyoncé, nel 2013, ha usato parti della conferenza per la canzone Flawless.
Come avrete capito, questo librino mi è arrivato al cuore, tanto che ho già prenotato altri libri dell’autrice. L’unica nota dolente è la brevità che quando arrivi alla fine ne senti già la mancanza. Chi avrà già letto altre mie recensioni, sa benissimo come sono sensibile al tema, e questa volta, più di altre, ne voglio consigliare la lettura soprattutto agli uomini, vi può far aprire gli occhi sulle femministe del XXI secolo e farvi vedere la differenza con chi vuole l’uguaglianza e chi si spaccia per femminista per fare i suoi comodi.
Lo consiglio, vi lascio con questa frase:
"La cultura non fa le persone. Sono le persone che fanno la cultura. Se è vero che la piena umanità delle donne non fa parte della nostra cultura, allora possiamo e dobbiamo far sì che lo diventi".
Buona lettura!!!