Come muore una civiltà e come sta morendo la nostra
Saggistica
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Come muore una civiltà
La lettura di Come muore una civiltà e come sta morendo la nostra di Francesco Caracciolo è stata una sorpresa. Non mi aspettavo di trovare sul web un libro degno di esserlo, colmo di argomenti, di novità, di intuizioni e di dimostrazioni; un libro completo, di impegno civile, scritto con una chiarezza ammirevole e in uno stile aulico. L’ho letto d’un fiato, senza distrarmi, avvinto dal rigore logico e dal susseguirsi di argomenti e di concetti consequenziali, dai molti requisiti che pervadono tutto il libro. Il tema trattato e i suoi molti aspetti si sono rivelati di grande interesse non solo per le allarmanti novità, ma anche per le soluzioni che contengono e per le puntualizzazioni e le spiegazioni di concetti controversi e spesso malintesi, come quello di identità.
Sin dalle prime pagine si impone all’attenzione il ruolo primario e irrinunciabile che ha lo sviluppo economico, nonostante i suoi effetti negativi che, direttamente o indirettamente, sconvolgono la società dei Paesi avanzati, specialmente dell’Occidente, e accelerano la decadenza in atto. Nel libro questo rapporto tra la causa e gli effetti che produce, è ampiamente dimostrato. Emerge tra l’altro che lo sviluppo economico illimitato produce consumi crescenti, bisogni non naturali, abitudini nefaste e vizi, che si traducono in disaffezione al lavoro, in incapacità a sopportare la fatica, in disoccupazione fittizia, nella diminuzione delle nascite e della popolazione produttiva. Lo sviluppo illimitato genera così un deficit di forze produttive, che risultano insufficienti a sostenerlo, e quindi la necessità di sopperirvi ricorrendo all’importazione di manodopera dall’estero. Si rende pertanto necessario un afflusso di immigrati, destinati a sostituire le forze produttive mancanti che, in parte, risultano disoccupate. Nel tempo si è constatato che gli immigrati, in parte produttivi e in parte improduttivi e, anzi, parassitari e dannosi, sono andati crescendo di numero mentre continuano a produrre crescente sconvolgimento sociale e sovrappopolamento degli angusti territori dei Paesi occidentali. Si è creato un circolo vizioso il cui anello principale , lo sviluppo economico dovrebbe essere ridimensionato; dovrebbe cioè adeguarsi alle disponibilità di risorse locali e alle capacità produttive della società in cui si verifica. Se ciò non avviene – sostiene l’autore sulla base di un prezioso confronto con il passato – lo sviluppo economico è redditizio nell’immediato ma, nello stesso tempo e in un futuro non lontano, produce effetti dirompenti. In conseguenza di tutto ciò, la società e la civiltà dei Paesi avanzati avranno la stessa sorte che ebbero altre società e civiltà sepolte, come quella romana. Anche allora nella penisola italica le esigenze del capitale e l’ingordigia dei capitalisti generarono lo stesso circolo vizioso che generano, tra novecento e duemila, il capitale e i capitalisti nei Paesi avanzati. A Roma e nella penisola italica la fame dell’oro e la corsa sfrenata al profitto e all’arricchimento produssero molti secoli addietro, decadenza del costume, spopolamento, afflusso di immigrati, sconvolgimento sociale e crollo delle istituzioni. Come allora, la civiltà e la società odierne dei Paesi dell’Occidente non avranno altra via d’ uscita che non sia il disastro, se non correranno ai ripari e non invertiranno la rotta.
Sono questi che ho cercato di riassumere alcuni aspetti del tema assai complesso e ricco svolto con competenza nel bel libro di Francesco Caracciolo. E’ superfluo dire quanto sia utile leggere il libro per cogliere i molti aspetti del tema in esso trattato e per giovarsi dei suggerimenti in esso proposti nel tentativo di scongiurare la minaccia che incombe sull’Occidente e sulla sua civiltà. E’ utile leggerlo non solo perché soddisfa esigenze culturali e di pubblico interesse, ma anche perché contribuisce a sensibilizzare il lettore e a indurre molti a difendersi dalla propria indifferenza verso una minaccia che non può passare inosservata.