Le torri di Bois Maury
Saggistica
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Aymar nel sanguinoso Medioevo
Aymar de Bois-Maury è un cavaliere errante, un guerriero senza macchia e senza paura come quelli che ci sono stati tramandati dai romanzi gentili rinascimentali. Fu scacciato dal suo feudo e dal castello “con le torri più alte e più belle della cristianità” quand’era ancora solo un fanciullo e, da allora, vaga per l’Europa offrendo il suo coraggio e la sua spada al servizio di chi, con buone intenzioni, glieli chieda, nella mai sopita speranza di riconquistare le sue terre.
Durante il suo pellegrinaggio continuo sarà testimone di numerose vicende, dai soprusi dei nobili europei spesso a danno della povera gente, ai tentativi di usurpazione di feudi, dalle rapine e brigantaggi agli orrori della persecuzione dell’Inquisizione, sino alle crudeltà dei crociati in Terra Santa. A volte avrà un ruolo attivo e decisivo nella risoluzione positiva delle medesime, a volte potrà essere solo un muto e amareggiato spettatore dei crudeli drammi che agitano un Medioevo brutale e senza pietà.
Le gesta del prode cavaliere, a ragione, sono state definite uno dei fumetti più innovativi nel panorama franco-belga dell’ultimo scorcio del secolo passato. Raccontate e disegnate da Hermann Huppen (di solito ci si riferisce a lui con il solo nome) sono sicuramente storie di grande impatto, sia grafico che narrativo. Le tavole, disegnate con puntigliosa precisione, ci mostrano, con un tratto preciso e altamente scenografico, un mondo assolutamente reale e credibile. Chi si aspetta una rappresentazione del Medioevo sullo stile del Principe Vaillant rimarrà sorpreso di questi scenari crudi, violenti che non concedono nessuna edulcorazione a un’epoca sanguinaria e spietata. Hermann sbatte in faccia al lettore un Medioevo grezzo, brutale, lacero, straccione e affamato dove si è pronti a uccidere (o essere uccisi) per un tozzo di pane muffito e nessuna bassezza è mai troppa da frenare la ferocia degli uomini. Dove le casupole dei servi non paiono meno miserevoli delle tetre dimore dei nobili o dei cupi corridoi dei monasteri. Nessuno è senza peccato, ma tutti sono brutti, sporchi e cattivi; anche il nobile, generoso Aymar, mostrerà la sua dura spietatezza e i suoi cedimenti alla lussuria, all’ira, all’impulsiva irruenza.
Affascinante l’alternarsi di grandi tavole – che ci illustrano con ricchezza di particolari e artistica perizia i paesaggi che fanno da scenografia alle azioni – a minuscoli quadretti che, come in improvvise zoomate o fermi immagine, fotografano l’azione, l’emozione del momento.
Forse, in questo panorama decisamente positivo, il lato più debole lo si ritrova nella sceneggiatura. Non è raro che i dialoghi appaiano abbasta convenzionali, talvolta piatti e scontati, tal altra eccessivamente enfatici, anche in bocca a personaggi che non ci si aspetta certo che posseggano la minima retorica. Nella narrazione, poi, spuntano degli iati che determinano un frammentarsi del racconto e il lettore fatica a riempire questi vuoti. I dieci racconti che compongono la saga sono stati scritti nell’arco di un decennio circa. Ora, però, riuniti in un unico volume, mostrano, come non sempre i comportamenti dei personaggi siano coerenti con le loro caratteristiche dichiarate e le loro storie pregresse. Non tutti gli episodi, infine, risultano ugualmente piacevoli e ben studiati.
Complessivamente, però, si tratta di una mirabile opera grafica di assoluto godimento che non può mancare a chi ama le graphic novel di qualità.