Jonas Fink. Una vita sospesa
Saggistica
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La tragedia del popolo cecoslovacco
Jonas Fink è il figlio del dott. Arthur Fink, un intellettuale ebreo praghese dalla mente aperta e liberale. Nei tre episodi che costituiscono la raccolta, lo vediamo crescere, maturare e subire, sulla propria pelle, l’oppressione del regime stalinista che dominò il suo Paese sino al 1989.
Nel 1950, ancora bambino, vedrà arrestare suo padre, di notte, come il peggiore dei criminali. Per il regime comunista che domina in Cecoslovacchia e che si sta facendo di anno in anno più brutale e oppressivo, egli è un nemico del popolo e, come tale, va punito e isolato. Portato in prigione, come il Josef K. ne “Il Processo” di Kafka, resta detenuto in attesa di un giudizio che pare non debba mai tenersi e di cui si ignorano pure i capi d’imputazione. L’infanzia di Jonas ne resta travolta e sconvolta, anche se, disperatamente, lui cerca di restare aggrappato a quel po’ di gioia che la sua età pretende, mentre la madre, coraggiosamente e sfiancandosi, lotterà per il marito e per non far precipitare la famiglia, dalla relativa agiatezza di cui godeva, nella più nera indigenza. Nel 1956, divenuto adolescente, come tutti i familiari dei condannati politici, Jonas è un reietto della società, gli viene rifiutata l’istruzione nonostante abbia una mente pronta e vivace, e pure trovare un lavoro gli risulterà difficile. Lo seguiamo nei primi turbamenti amorosi e nella difficile esistenza quotidiana. Nel 1968 è libraio in piccolo esercizio commerciale. Inebriato dalla breve primavera di Praga assieme ad alcuni amici si attiverà nel disperato tentativo di dare un volto umano al socialismo cecoslovacco. L’arrivo dei carri armati sovietici spegnerà le sue illusione e lo costringerà alla fuga all’estero; lui, più fortunato di alcuni suoi coetanei che diverranno martiri di quella repressione. Infine, nel 1992, lo ritroviamo ormai uomo maturo e malinconicamente disilluso. Ritornerà nel Paese come semplice turista straniero. Farà fatica a riconoscere la sua città, e, con amarezza, scoprirà che gli antichi aguzzini di suo padre ormai si sono integrati nella nuova società e fingono di non aver avuto nulla a che fare con i crimini politici commessi.
Vittorio Giardino è il fumettista italiano più raffinato ed elegante. Il suo tratto chiaro e pulito gli ha fatto guadagnare numerosi riconoscimenti, sia in Italia che all’estero (in Francia soprattutto). In questo volume sono raccolti i tre episodi in cui la vita del suo eroe perseguitato è stata sviluppata. Le tre storie sono state scritte e disegnate a distanza di molti anni l’una dall’altra (oltre vent’anni!), quasi ad assecondare la cadenza temporale con cui si sarebbero dovuti svolgere i fatti stessi, immaginati. ma assai aderenti alla realtà veramente vissuta dal popolo cecoslovacco. La narrazione e la grafica ci calano con intensità e partecipazione nella vita di quegli anni.
L’aspetto pregevole delle storie è che non scendono mai nel sentimentalismo o nel pietismo, ma cercano di cristallizzare le vicende come potrebbero essersi realmente evolute, con un occhio attento e critico, ma mai parziale. Alle scene crude e dolorose si alternano momenti più lievi, quadretti comici o, quantomeno, più allegri, perché la vita, comunque, prosegue e va vissuta così come il destino ce la offre.
Buoni i dialoghi e decisamente splendide le tavole caratterizzate, nello stile tipico dell’A., dall’assenza quasi totale di ombre, per mettere in risalto i tratti, dei personaggi e delle scenografie sul cui sfondo si svolgono le azioni. I, purtroppo pochi, scorci architettonici ci mostrano una meravigliosa, fascinosa Praga con tutta la purezza di linee che solo un ingegnere dalla mano “magica” come Giardino può rendere appieno. Insomma un piccolo capolavoro di arte grafica che ha il contributo di rinfrescarci alcune pagine dolorose della nostra storia recente.
Da leggere e godere con gli occhi.
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Un piccolo suggerimento per un giochino da fare durante la lettura: Giardino ha il vezzo di inserire nelle proprie tavole scorci rubati ad altre ambientazioni e visi di persone ben note al pubblico italiano. Quante ne riusciamo a identificare?