Il naso di Lombroso
Saggistica
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Lombroso contro le cento anarchie
Cesare Lombroso, famoso medico, alienista, criminologo torinese, passato alla storia per la sua teoria fisiognomica e per la convinzione che il comportamento criminale dipenda dalle caratteristiche anatomiche del soggetto che delinque, qui è protagonista di una adrenalinica indagine poliziesca in un’Italia post-unitaria, piuttosto ucronica.
Il 30 giugno 1881 il professore porta le due figliolette al teatro San Martiniano per uno spettacolo di marionette. Durante la rappresentazione, però, scoppia un incendio (doloso) nel retropalco. Durante la caotica fuga che ne segue, Lombroso viene urtato e cade a terra. Quando si riprende s’accorge che Paola, la figlia maggiore, è scomparsa: rapita! Il giorno successivo, mentre, ancora sconvolto, tiene lezione all’università, viene contattato dal colonnello Osio, tutore di Vittorio Emanuele, principe ereditario di casa Savoia, il quale chiede la sua collaborazione: oltre a Paola pare che quel giorno sia stato rapito pure il principino. Unica traccia, un naso di legno che, forse, è stato perduto dal macchinista della troupe teatrale, un uomo misterioso che si nasconde sempre dietro a una maschera.
Comincia così una frenetica ricerca dei due bambini tra il Piemonte e la Toscana. Ad aiutare Lombroso ci sarà Silvia Bottini, intraprendente sua studentessa, mentre a contrastarlo numerosi gruppuscoli di quella che è la galassia anarchica che agita il Paese appena riunito. L’impresa di salvare i due bambini si rivelerà più ostica e pericolosa del previsto.
Il naso di Lombroso è la seconda graphic novel dedicata al discusso scienziato del secolo XIX. Nella precedente (Il cuore di Lombroso) il professore si trovava a incrociare il suo cammino con quello di De Amicis e con la genesi del libro Cuore. Qui – giacché sin dal titolo si parla di nasi – i protagonisti occulti non potevano che essere Carlo Lorenzini e Pinocchio, ma le vicende sono decisamente più crude e violente rispetto alla fiaba.
La trama, invero, è piuttosto ingarbugliata, con continui colpi di scena e capovolgimenti di fronte, al punto che, talvolta, si fatica a seguirne gli sviluppi che ci trasportano, alla ricerca dei due bambini, in una corsa sfrenata attraverso un’Italia dominata dall’anarchia e dallo scontento popolare. Numerosi i richiami alla campagna d’Africa in Eritrea e ad altri episodi della storia del giovane Regno d’Italia. Le trame oscure degli scatenati anarchici e nichilisti forse sono un poco sopra le righe e il folle piano di dominio planetario appare esagerato, ma la storia resta comunque avvincente e ben sviluppata, tanto da non far mai venir meno l’interesse del lettore.
Bellissimi i disegni di De Stena in una raffinata china monocroma, e veramente accurata la ricerca storica dei luoghi e dei personaggi dell’epoca, molti, come Lombroso, il colonnello Osio, Collodi, realmente vissuti. Assai divertenti le continue strizzate d’occhi e i richiami alla favola di Pinocchio: le marionette che compaiono nelle tavole richiamano le fattezze classiche del “burattino”; i nomi dei personaggi del libro (Geppetto, Mangiafuoco, Lucignolo, etc.) sono pure quelli di alcuni dei personaggi della storia, disegnati come la tradizione ce li ha tramandati, anche se hanno ben altri propositi e spirito; alcune battute riecheggiano quelle del libro, ma spesso il significato è ben altro. Insomma la favola del burattino capriccioso che sbircia da dietro le quinte di una storia noir cruda e violenta che mostra una versione tutt’altro che edulcorata dell’Italia ancora in via di formazione, ben diversa da quella che ci ha tramandato De Amicis.
Insomma un fumetto davvero gradevole e originale, da godere dalla prima all’ultima tavola.