Saggistica Fumetti Il contastorie
 

Il contastorie Il contastorie

Il contastorie

Saggistica

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Amazzonia, anni Sessanta. Pedro vive in una piccolissima località, con le sorelline e un fratello maggiore. Cent, l’altro fratello più grande, è un giramondo, e ogni volta che torna a casa porta a Pedro libri che il ragazzo divora, con la stessa curiosità con cui ascolta i racconti delle avventure di Cent. Il giorno in cui Pedro scopre che Cent gli ha sempre mentito, qualcosa si spezza in lui, un ormeggio si rompe, e Pedro capisce di non poter più avere confini. Per salvare il fratello crescerà in fretta e si scoprirà capace di un coraggio che non aveva mai incontrato neanche nei libri. Teresa Radice e Stefano Turconi tornano al fumetto long form con una storia di riti di passaggio e di cattivi maestri, di sogni tenaci e fiducia tradita.



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Il contastorie 2024-02-16 16:24:37 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    16 Febbraio, 2024
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Le bugie hanno le gambe corte?

Pedro ha undici anni, è figlio di un ingegnere italiano che – venuto in Brasile per lavoro e restato immobilizzato lungo il Rio delle Amazzoni, nel piccolo paesino di Rablasinas, per un’avaria del “barco” che lo trasportava – s’era innamorato della bellissima ragazza che gli aveva portato da mangiare; l’aveva sposata e messo su famiglia assieme a lei.
Sono gli anni ’60 e ora Pedro è rimasto orfano di entrambi i genitori, ma vive una vita serena e piena di sogni a occhi aperti. Bada a lui il fratello maggiore José, che si occupa pure delle due gemelline Ana e Ava, ma lui è totalmente infatuato da Vicente, per tutti Cent, il fratello giramondo che rimane a Rablasinas solo per pochi giorni tra un viaggio e l’altro; viaggi che lo portano nei posti più remoti e affascinanti della Terra, dove vive mirabolanti avventure. O almeno questo è ciò che racconta a Pedro al suo rientro. Il bambino resta incantato dalle sue storie e dai libri che lui gli porta in regalo ogni volta, e per lui si aprono i mille mondi della fantasia.
Ma quelle di Cent sono reali peripezie o il fratellone affascinante ed esuberante non è che un contastorie, un raccontaballe, un fanfarone e la sua vita è assai meno splendida e, soprattutto, onesta di come la racconta?
Il caso complotterà a che Pedro scopra chi è veramente suo fratello e cosa combina assieme alla banda di scansafatiche che pencola sempre dalle parti della capanna da Cabelereira (parrucchiera) della bella Amalia.
Comincerà così, per il ragazzino, un viaggio verso una consapevolezza da adulto, ove dovrà dare prova di maggiore maturità di quanta ne abbia mai avuta il, per lui, mitico Cent; anzi più di una volta sarà il piccolo Pedro che dovrà salvare lo "scafato" Cent da guai che potrebbero essere davvero tragici.

Il duo Radice e Turconi ci regala una bella favola moderna, una specie di rivisitazione delle avventure di Huckleberry Finn, dove il Mississippi è sostituito dal Rio delle Amazzoni e il Barco a motore che fa la spola tra Rablasinas e Manaus prende il posto della zattera che segue la corrente verso l'Ohio..
La storia ci viene raccontata in prima persona dal piccolo Pedro, che, su un quadernino a righe, ci relaziona sulla sua famiglia, sui suoi pensieri, le sue paure e sull’avventura incredibile che, suo malgrado, vivrà al seguito del ribaldo Cent. Sono pensieri semplici, a volte ingenui, ma pure profondi e, non di rado, disperatamente accorati. È una storia di crescita e di presa di consapevolezza dove anche i cattivi maestri, alla fine, riescono a impartire buone lezioni. La vicenda, melanconica e struggente, non avrà un lieto fine da favola, ma solo un aggiustamento meno doloroso delle eventuali alternative, un epilogo che lascerà aperte tutte le porte, compresa quella della speranza.
Come al solito bellissime le tavole ad acquerello di Turconi che riempiono gli occhi dei meravigliosi colori della foresta, popolata da variopinti animali, alberi altissimi e accecanti riflessi sulla superficie del grande fiume. La sceneggiatura con i testi di Radice è semplice, come può essere semplice il racconto di un bambino, ma anche dolce e tinta da quella saudade tipicamente brasiliana che la rende accattivante e coinvolgente. I dialoghi sono scarni e, talvolta, secchi, interrotti da lunghe pause. La voce interiore di Pedro, fissata dalla sua scrittura infantile sul quadernetto, entra nel cuore per la essenziale, sintetica autenticità dei concetti espressi. Deliziosa e commovente la piccola storia parallela dell’ascesa e caduta del grande tenore Pepe Jobim, inserita come un cameo nelle vicende di Pedro, a mo’ di parabola sulla caducità delle cose umane.
Insomma “Il Contastorie” è una graphic novel da leggere e godere dalla prima all’ultima pagina dove, come cadeau finale, troviamo una carrellata di provini tracciati in febbrili tratti a matita grassa di tutti i personaggi principali della vicenda.

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