Si crede Picasso
Saggistica
Editore
Francesco Bonami (Firenze 1955) è curatore della Biennale del Whitney Museum of American Art e direttore artistico delle fondazioni Sandretto Re Rebaudengo e Pitti Immagine Discovery. Curatore della mostra Italics a Palazzo Grassi e co-curatore della mostra di apertura del museo di arte contemporanea di Punta della Dogana a Venezia, Francesco Bonami è editorialista per "Il Riformista". Collabora anche con "Vanity Fair", "La Gazzetta dello Sport", "Panorama", "First", "Grazia Casa". Nel 2004 ha pubblicato il romanzo Lezioni di fumo. Per Mondadori ha pubblicato Lo potevo fare anch'io (2007), Dopo tutto non è brutto (2007). Vive negli Stati Uniti.
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Opinioni inserite: 1
si sente, si sente..........
Si come artista sono d’accordo con Bonami, il problema c’è ma già da tempo…
Veramente il problema reale dell’arte non rilevante viene creato dal commerciante e dall’ideologia, il curatore serve il commerciante e il consenso pubblico quindi si è creato un consenso sbagliato di cosa è arte rilevante, con il quale stanno facendo adesso i conti loro stessi già che non trovano la via di uscita dal ramo nel quale si sono imboccati per avidità economica, vedete nell’arte come nella scienza non si può prescindere della ricerca della verità ossia a quello che allude Bonami “vero” viene da verità quindi non si può andare a base di consensi, per che se no vengono scambiati scienziati per tecnologi e artisti per intrattenitori, ed è quello che vuole il sistema economico già che non importa, basta vendere e creare un valore per arricchire i grandi investitori. Vedete non è difficile cadere in questo labirinto già che esso ha una grande seduttività, basterebbe ricordare che un artista non e tale perché va a impararlo e un curatore o critico non e tale perché ha una laurea in storia dell’arte per tutte due cose ci vuole il talento e quello non si studia si ha o non si ha, vedete secondo la mia modesta oppinione d’artista tutta questa “dottorizzazione” che si è creata dopo SOHO (new york) per giustificare degli investimenti, ci ha fatto ricadere un un nuovo tipo di accademismo che solo la continua ribellione e integrità degli artisti ci potrà cacciare ancora una volta, sempre pero con l’aiuto di curatori e critici onesti e non servili ai grandi interessi economici e ideologici, in quanto riconoscere un opera d’arte da una buona trovata o sensazionalismo, bene si sente, si sente come dice Bonami, pero peccato che le università non sanno insegnarlo a sentirlo, in tanto noi continueremo a presenziare inevitabilmente con le lacrime agli occhi la strage dei Picasso come grande apoteosi storica e performance creata dagli unici veri artisti della “post-duchampian-era” i curatori e critici d’arte.
Cesare Oliva