Processo al Mito
Saggistica
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Signori della Corte!
Bella, appassionante e, sotto diversi aspetti, davvero illuminante lettura, quella che offrono le pagine di “Processo al Mito” di Andreana Esposito, docente di diritto penale e autrice di saggi e articoli giuridici, la quale, attraverso un linguaggio coinvolgente e accessibile a tutti, fa comparire sul banco degli imputati tre personaggi che vengono fuori all'improvviso direttamente dalle grandi tragedie greche dell'Atene del V secolo a. C.
Immaginiamo Antigone, sventurata figlia di Edipo, Clitennestra, vendicativa sposa di Agamennone nonché madre di Oreste, e Prometeo, ardito titano che sfidò l'ira di Zeus, tutti e tre in attesa di giudizio dinnanzi a una corte e a un popolo dei nostri giorni. Ripercorriamo le loro travagliate vicende, ascoltiamo con attenzione le parole di chi ne domanda la condanna o l'assoluzione. E, valutati i fatti passati al setaccio, mettiamoci al posto di un giudice: cosa decideremmo? Avrebbe in noi la meglio l'emozione o la ragione? Questa originale pubblicazione, a mio parere, ha il merito, come minimo, di scalfire certezze e poi scavare in verità ben più profonde che non è detto siano state colte nemmeno da tutti gli appassionati del teatro tragico greco.
Prendendo le mosse dalle manifestazioni che negli anni scorsi hanno portato in scena particolari formule processuali con al centro noti casi e protagonisti del mai tramontato mito ellenico, organizzate in varie suggestive località cilentane dall'Associazione Culturale “Identità Mediterranee”, l'autrice ha qui raccolto l'arringa difensiva a favore di Antigone e le distinte requisitorie di accusa nei confronti di Clitennestra e Prometeo da lei scritte e pronunciate proprio in occasione dei suddetti eventi. Ne scaturisce un assai interessante connubio tra materia giuridica e classicità letteraria, rivolto a un pubblico, almeno per la maggior parte, di non specialisti, che mostra queste vicende mitologiche sotto una luce nuova, sollevando interrogativi, dubbi, riflessioni e, nel contempo, sottolineando per gli stessi giudici la necessità di avere una formazione non soltanto prettamente giuridica, ma anche spirituale e storico-letteraria. Ed ecco, dunque, sfilare davanti agli occhi del lettore uno dopo l'altro i tre celeberrimi personaggi ormai impressi per sempre nell'immaginario collettivo, sui quali nel corso dei secoli molto è stato detto e, anzitutto, scritto.
Se, da un lato, non stupiscono più di tanto né la richiesta di assoluzione per Antigone, ineguagliabile eroina di sofoclea memoria mossa soltanto da pietosa “philia” (amore per i suoi familiari) e pronta a immolare se stessa per ciò in cui crede, né quella di condanna per la regina Clitennestra (in quest'ultimo caso, però, colpisce non poco la sottigliezza di certi ragionamenti a sfavore di questa sorta di “dark lady” ante litteram, la quale di colpo si sveste dei panni della madre – secondo la drammatica e terribile immagine che ci consegna Eschilo nella trilogia dell'Orestea – che si scopre i seni per muovere il figlio in procinto di ucciderla a compassione), dall'altro giunge del tutto inaspettata invece la domanda di condanna, “severa e rigorosa”, per Prometeo, reo, come evidenzia per bene il lucido ragionamento della professoressa Esposito, di aver illuso in modo irresponsabile il genere umano con il dono del fuoco, e del sapere tecnico che da esso deriva, senza che questo fosse bilanciato dalla giusta dose di etica necessaria al fine di scongiurare il pericolo dell'autodistruzione; e tutto ciò in nome di una mera lotta “contro il potere per il potere”, che egli brama e contende a Zeus.
“Assolvere Prometeo, oggi, significherebbe rinunciare all'idea di riposizionare al centro l'umano, rinunciare all'idea che l'uomo deve dominare la tecnica attraverso un agire fondamentalmente etico;
[…] Assolvere Prometeo, oggi, significherebbe proclamare a tutti i potenti del mondo che dalla loro potenza non deriva loro alcuna responsabilità [...]”.
A chi, come la sottoscritta, ha amato visceralmente il “Prometeo incatenato” di Eschilo, opera d'indiscusso fascino, viene molto difficile rassegnarsi a una visione di tal genere del mito in questione e alle accuse che sono mosse al titano ribelle; se però proviamo a considerare come innumerevoli scoperte si siano rivelate armi a doppio taglio per l'umanità (pensiamo solo all'atomica!), allora non ci resta che chinare la testa al cospetto di codesti logici ragionamenti, seppur a malincuore.
Una lettura consigliatissima, un libro che gli appassionati del mito sapranno senza dubbio apprezzare!