Saggistica Arte e Spettacolo Per proteggerti meglio, figlia mia
 

Per proteggerti meglio, figlia mia Per proteggerti meglio, figlia mia

Per proteggerti meglio, figlia mia

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Il secondo volume della collana dedicata al teatro di Dacia Maraini. La vicenda della piccola Maria, descritta nel racconto di Dacia Maraini, prende l’avvio da un lutto. Sono rimasti soli, padre e figlia. Non viene narrata la vita del periodo precedente la morte della moglie. Ma anche il “prima”, non esplicitamente narrato, echeggia nel “dopo”. La morte della madre cristallizza il tempo e la piccola Maria, di ormai sedici anni, viene imboccata dal padre come faceva la madre, quando Maria di anni, però, ne aveva cinque.



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Per proteggerti meglio, figlia mia 2014-01-24 04:10:58 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    24 Gennaio, 2014
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Quando il lupo è un genitore

“Per proteggerti meglio, figlia, mia” è un’opera teatrale che scaturisce dallo spirito critico di Dacia Maraini sul delicato tema dei diritti dell’infanzia.
Come indicato nell’intervista all’autrice che accompagna l’opera, il testo risale al progetto “Teatro per l’Unicef”, nell’ambito del quale l’ambasciatrice dell’Unicef, Maria Rosaria Omaggio, chiese a Dacia di “scrivere un breve dramma nel quale si riflettesse il termine protezione, una delle parole che riassumono la Convenzione internazionale delle Nazioni unite sui diritti per l’infanzia e l’adolescenza.”
L’autrice – sensibile al tema degli abusi di ruolo e sempre pronta a schierarsi contro ogni forma di violenza, anche psicologica - ha risposto alla sollecitazione con quest’opera la cui rappresentazione (e quindi lettura) dura circa mezz’ora. Un mezzo per interpretare una preoccupazione: “I bambini, soprattutto quando sono maltrattati, tendono a caricarsi sulle spalle il peso di tutte le colpe. Inconsapevolmente vogliono difendere la famiglia dall’autodistruzione…” E una convinzione: “Una violenza di questo genere non nasce dalla natura, ma da una cultura antica e androcentrica. L’uomo di famiglia si sentiva, e si sente ancora in certi casi, responsabile del comportamento sociale delle donne di casa.”

L’opera sottolinea il rischio che il desiderio di protezione in realtà soffochi il minorenne, senza riconoscerlo come persona meritevole di rispetto. La trama è paradossale: la sedicenne Maria, orfana di madre, vive reclusa sotto l’ossessiva e possessiva protezione del padre Ettore, che la imbocca, le vieta di uscire, svolge il ruolo di precettore e d’ insegnante di piano: in poche parole la tiene in ostaggio fisico e psichico. Trasportato dal suo ruolo, Ettore non esita a percuotere la figlia con la cinghia di fronte a ogni minima minaccia di ribellione o di autonomia. Per rendere più efficace il suo ruolo, il padre ben presto sostituisce la cinghia con una pistola…

La critica di Dacia si rivolge principalmente alle insidie di stereotipi (“Lo fa per il mio bene”) spesso ammantati di retorica (“Dice che sono la sua principessa”) e di mistificazione (“Quando fa sì con la testa sorride come un re”): trappole che di fatto limitano diritti e libertà dei minorenni. Il ragionamento viene realizzato con un semplice dialogo, quasi specchiato, tra padre e figlia: un dialogo nel quale i punti di vista di entrambi si confrontano su temi come protezione e fragilità (“La proteggo, ecco, credo che la mia bambina abbia soprattutto bisogno di protezione poiché ha la tendenza a perdersi come una coccinella su una foglia di lattuga”), il matrimonio, le maniere forti, la dialettica tra prigionia e libertà, l’equilibrio tra aspettative genitoriali e desiderio filiale di non deludere le aspettative.

L’opera è completata da un articolo giuridico che spiega come la protezione del minore è tutelata nella legislazione nazionale e internazionale.

Bruno Elpis

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