La casa di Bernarda Alba
Saggistica
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Silenzio!
Si rimane esterrefatti, quasi increduli, dinanzi alla storia nuda e cruda che, a poco a poco, emerge dalle pagine di questo testo teatrale in tre atti di Federico García Lorca.
Completata pochi mesi prima dell'assassinio dell'autore nel 1936, avvenuto nel contesto della guerra civile, “La casa di Bernarda Alba”, oltre a essere ormai un classico della letteratura spagnola, è una delle opere teatrali più famose al mondo; in Italia, la prima rappresentazione ebbe luogo già nel dopoguerra.
Sembra di sentirla, Bernarda Alba, protagonista indiscussa e prepotente, mentre grida “Silenzio!”, ordine perentorio che accompagna sia la sua entrata in scena che la calata del sipario al termine del terzo atto. Non è persona che si faccia mai mancare l'ultima parola, la vedova Bernarda, donna astiosa e incattivita dalla vita grama che i ricchi si riducono a condurre pur di preservare avidamente il più possibile il proprio patrimonio. Sottolineato dal minaccioso bastone che si porta dietro, il suo è un autoritarismo che esercita senza clemenza alcuna anzitutto ai danni delle cinque figlie, tutte rigorosamente nubili che abitano sotto il suo stesso tetto; la maggiore, Angustias, figlia di primo letto, ha trentanove anni, mentre la più giovane, Adele, appena venti. Soltanto la prima, in quanto titolare di un patrimonio tutto suo ereditato dal padre defunto da tempo, sembra aver diritto di sposarsi affrancandosi in tal modo, nei limiti del possibile, da una madre tanto dispotica e dal carattere devastante; per le altre sorelle, invece, sebbene anche loro abbiano appena sepolto il padre, nonché secondo marito di Bernarda (l'opera si apre, infatti, con i rintocchi delle campane in occasione del funerale), non pare esserci possibilità di fuga dalle cupe mura domestiche né dalle grinfie della genitrice priva d'amore che intende seppellire tutte quante, lei stessa inclusa, in un lutto destinato a durare anni. Le ragazze, pertanto, devono accontentarsi di sbirciare di nascosto il mondo attraverso le finestre della grande casa che rimane perennemente avvolta in un'atmosfera silenziosa e lugubre, essendo loro preclusa anche la possibilità d'avere minimi contatti con l'altro sesso. Ma sarà proprio un giovane uomo del paese, Pepe il Romano, fidanzato venticinquenne di Angustias, palesemente interessato alla dote di quest'ultima, a portare nella casa di Bernarda lo scandaloso scompiglio che condurrà al tragico epilogo del tutto imprevisto.
Un'opera magnifica, spietata, durissima, nella quale qualcuno ha anche visto una sorta di grande metafora che vorrebbe rappresentare il clima politico della Spagna dell'epoca di García Lorca ormai sull'orlo del regime franchista; la protagonista, secondo quest'ottica, agirebbe come un dittatore all'interno del proprio ambiente familiare, imponendo ferocemente le sue leggi, anzitutto morali, che non ammettono atti di ribellione, destinati, comunque, a essere espiati a ben caro prezzo, come dimostra l'ultima impietosa scena del dramma. Una lettura molto scorrevole e appassionante, carica di profondi significati e inquietanti interrogativi.
“E non voglio pianti. Bisogna guardare la morte in faccia. Silenzio! (A un'altra figlia) Zitta, ho detto! (A un'altra figlia) Riservati le lagrime per quando sarai sola. Ci annegheremo tutte in un mare di lutto. La figlia minore di Bernarda Alba è morta vergine. Avete sentito? Silenzio, silenzio, ho detto. Silenzio!”