Il soldato fanfarone
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Pirgopolinice: apologia della comicità latina
Quando sentiamo il nome Plauto tornano alla mente ricordi di scuola fatti di frammenti, brani selezionati e inevitabili sbadigli. Ma quando estrapoliamo una delle commedie di questo genio latino dal contesto scolastico che cosa otteniamo? Di sicuro un apprezzamento maggiore e anche, come è avvenuto con me, molto divertimento.
Dunque proviamo: prendiamo una sua opera, che ne dite del suo successo, il Miles Gloriosus? Apriamolo in una giornata uggiosa o quando siamo di malumore. Il risultato? Risate, risate e risate.
Un giovane cittadino Ateniese, Pleusicle vive un intenso amore ( ricambiato) con una cortigiana, nata libera, di nome Filocomasia. Tuttavia il giovane Ateniese è costretto a partire per Naupatto a fini diplomatici, lasciando la sua amante sola o quasi...Infatti nella grande città dell'Attica giunge un soldato vanesio e millantatore di Efeso ( cittadina sulle coste dell'Asia minore), Pirgopolinice che inizia a sedurre la madre di Filocomasia per poi ingannarla portando via con sé sua figlia.
Il servo di Pleusicle, il versatile Palestrione, parte alla volta di Naupatto per informare il suo padrone circa la partenza di Filocomasia. Però durante la traversata in nave egli viene assalito e fatto prigioniero dai ladri il quale lo danno in dono ad un soldato di Efeso...indovinate un po' ? Il nostro Pirgopolinice!! Così Palestrione ritrova Filocomasia, tenuta quasi come una prigioniera dal miles gloriosus, e avverte di ciò Pleusicle, il quale si reca immediatamente a Efeso e viene ospitato da un anziano amico di suo padre, Periplectomeno, il quale ( che strana coincidenza!) è il vicino di casa di Pirgopolinice.
Dunque per permettere ai due amanti di incontrarsi, Palestrione elabora questo stratagemma: fa forare la stanza, che è collegata direttamente alla dimora di Periplectomeno, dove può entrare solo Filocomasia. Tuttavia poco tempo dopo, un servo di Pirgopolinice e “carceriere” di Filocomasia, Sceledro, mentre rincorre una scimmietta fuggita verso la casa di Periplectomeno, scova Pleusicle e la sua prigioniera a baciarsi e di fretta va a cercare Pirgopolinice per riferirgli il fatto ma viene bloccato da Palestrione, il quale ha elaborato un altro raggiro: fa credere a Sceledro che in città siano giunte la madre e la sorella gemella di Filocomasia, Giustina ( impersonata dalla stessa Filocomasia) e così il povero guardiano, confuso, viene fatto azzittire.
Ma bisogna far liberare Filocomasia e allora Palestrione mette a punto il più ingegnoso (ed esilarante) inganno che abbia mai fatto...
L'opera, una commedia palliata ( ovvero di argomento greco) in cinque atti, basa la sua comicità sul linguaggio e sullo pseudo-protagonista Pirgopolinice.
Leggendo la commedia, non ci troviamo di fronte un registro letterario e retorico, piuttosto arcaico e solenne, ma il parlato, il latino della quotidianità, con le sue formule fisse ( “per Ercole!”, “per Polluce!” ) e i suoi “colpi alla latina” ( “che gli dei ti schiantino”).
Il ritmo inoltre è molto veloce per il predominare di dialoghi e per l'assenza di riflessioni.
L'altro cavallo di battaglia è la spassosa figura del soldato fanfarone, Pirgopolinice.
Socrate diceva che il pubblico ride quando vede sulla scena un personaggio che, a causa della non conoscenza di sé, millanta una superiorità che viene smentita dall'evidenza dei fatti. Tale ignoranza si esplica in 3 ambiti- i beni della fortuna, le qualità del corpo e le qualità dell'anima- che Pirgopolinice riesce a incarnare alla perfezione. Ecco perché è così comico.
Inoltre il nostro miles gloriosus,” non vive di luce propria, ma esiste solo grazie alle adulazioni degli altri. Lui, in prima persona, parla molto poco. Nessun monologo, nessun intervento lungo. Soltanto brevi risposte alle sollecitazioni dei suoi interlocutori”. Quindi Pirgopolinice è la parodia del protagonista, il quale invero è rappresentato dal servo Palestrione poiché “architectus” di tutte le vicende narrate dalle cui labbra pendono tutti gli altri personaggi. Inoltre il poliedrico servitore è l'unico a cui Plauto concede un monologo che occupa un'intera scena ( la centralità del servitore è un tema carico al grande commediografo latino).
In conclusione, consiglio vivamente quest'opera poiché oltre ad essere spiritosa ed incalzante ci dà delle pennellate della società romana del III secolo a.C. la quale, specialmente nei difetti, non differisce molto dalla nostra.
Dunque, se siete giù di morale e volete qualcosa di alternativo dalle solite barzellette, un buon Miles Gloriosus vi farà di sicuro tornare il sorriso. Buona lettura!!!
PS: quest'opera non è un saggio ma un classico latino, quindi il voto sull'approfondimento è molto orientativo...