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Che senso ha leggere gli autori contemporanei? Quelli che parlano del presente, delle nostre vite, del mondo che abitiamo? Riescono a offrire un punto di vista alternativo a quello di una televisione satellitare con trecento canali? Quali modelli, costruzioni simboliche, mondi possibili immaginano che già non si trovino nella sconfinata rete di internet? In che modo intrattengono, fanno sognare e fantasticare diversamente dalla serie di videogiochi della Playstation, di un gioco di ruolo virtuale o di un programma di simulazione informatico? È ancora in grado il romanzo di descrivere, interpretare, codificare, formalizzare il cambio di paradigma attuato oggi dalle nuove tecnologie? Esiste ancora un'irriducibile specificità romanzesca o il romanzo è ormai destinato a disseminarsi nei flussi comunicativi, ad assumerne inesorabilmente le forme, a sciogliersi nel grande mix multimedia, ad avere una funzione meramente residuale? Esistono ancora esigenze simboliche, scissioni, vuoti nelle società attuali che solo il romanzo sa indagare o riempire? Per scoprire se il romanzo può ancora svolgere una funzione essenziale e specifica nelle società tecnologicamente avanzate non si può non riflettere su quella che è stata la sua funzione sociale, almeno negli ultimi due secoli. Per verificare quali sono le sue potenzialità oggi non si può non indagare su quelle che sono state le influenze che storicamente ha avuto sull'immaginario collettivo. E per capire infine se va ormai considerato alla stregua di un reperto archeologico o ancora possiede un ruolo forte nelle network society non si può analizzarlo in astratto, come se il romanzo abbia vissuto e viva in un mondo tutto suo, autonomo e autoreferenziale. Bisogna contestualizzare, scegliere un campo d'azione. Nel presente saggio questo luogo è la metropoli. Se ne poteva scegliere un altro ovviamente: la campagna, il viaggio, la psiche, la sessualità, il consumo. Ma credo che la metropoli sia quello spazio materiale e simbolico che riesca a comprenderli tutti; che possa funzionare sia come contesto spaziale sia come grande categoria concettuale che attraversa buona parte della narrativa degli ultimi due secoli. La metropoli d'altronde è stata la più grande sfida che il romanzo si e trovato ad affrontare. Una sfida che, nonostante tutto, ancora continua.



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Il senso della posizione 2008-08-14 04:16:20 galloway
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galloway Opinione inserita da galloway    14 Agosto, 2008
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A che serve leggere romanzi oggi?

Che senso ha leggere gli autori contemporanei? Quelli che parlano del presente, delle nostre vite, del mondo che abitiamo? Riescono a offrire un punto di vista alternativo a quello di una televisione satellitare con trecento canali? Quali modelli, costruzioni simboliche, mondi possibili immaginano che già non si trovino nella sconfinata rete di internet? In che modo intrattengono, fanno sognare e fantasticare diversamente dalla serie di videogiochi della Playstation, di un gioco di ruolo virtuale o di un programma di simulazione informatico? È ancora in grado il romanzo di descrivere, interpretare, codificare, formalizzare il cambio di paradigma attuato oggi dalle nuove tecnologie? Esiste ancora un'irriducibile specificità romanzesca o il romanzo è ormai destinato a disseminarsi nei flussi comunicativi, ad assumerne inesorabilmente le forme, a sciogliersi nel grande mix multimedia, ad avere una funzione meramente residuale? Esistono ancora esigenze simboliche, scissioni, vuoti nelle società attuali che solo il romanzo sa indagare o riempire?

Per scoprire se il romanzo può ancora svolgere una funzione essenziale e specifica nelle società tecnologicamente avanzate non si può non riflettere su quella che è stata la sua funzione sociale, almeno negli ultimi due secoli. Per verificare quali sono le sue potenzialità oggi non si può non indagare su quelle che sono state le influenze che storicamente ha avuto sull'immaginario collettivo. E per capire infine se va ormai considerato alla stregua di un reperto archeologico o ancora possiede un ruolo forte nelle network society non si può analizzarlo in astratto, come se il romanzo abbia vissuto e viva in un mondo tutto suo, autonomo e autoreferenziale.

Bisogna contestualizzare, scegliere un campo d'azione. Nel presente saggio questo luogo è la metropoli. Se ne poteva scegliere un altro ovviamente: la campagna, il viaggio, la psiche, la sessualità, il consumo. Ma credo che la metropoli sia quello spazio materiale e simbolico che riesca a comprenderli tutti; che possa funzionare sia come contesto spaziale sia come grande categoria concettuale che attraversa buona parte della narrativa degli ultimi due secoli. La metropoli d'altronde è stata la più grande sfida che il romanzo si e trovato ad affrontare. Una sfida che, nonostante tutto, ancora continua.

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