Il mio Dante
Saggistica
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Un ottimo libro
“IL MIO DANTE” di Roberto Benigni
Testo a cura di Valentina Pattavina. Si tratta di una raccolta di vari interventi che il comico ha fatto in alcune Università e durante le serate dedicate a Dante. Il testo comprende uno scritto di Umberto Eco.
Sull'Opera immortale della Divina Commedia, Benigni ci coinvolge e tenta, riuscendovi bene, di comunicarne i significati nella sua personale e affascinante lettura. Il comico sente il sommo poeta vicino a sé, tanto da considerarlo un amico. Nel testo, che si legge con grande interesse, Benigni ci avvicina a significati e contenuti tutt'altro che facili, ma lo fa col suo modo coinvolgente e trascinante: in questo si sente il profondo amore che egli ha per il poeta e verso la Commedia in particolare, le cui immagini sono così vivide da apparire ben reali e toccanti. Benigni spiega come l'Opera indichi un percorso verso la divinità senza doversi allontanare da se stessi; ci dice che l'opera è attuale poiché parla di bellezza e di temi che sono sempre presenti e sono parte dell'uomo: concetti fondamentali e argomenti eterni, sull'essenza dell'essere umano e sulla sua esistenza, sulle motivazioni e il sentire. L'allegoria della Commedia arriva al cuore, ma ad essa è necessario avvicinarsi con la pulizia di un bimbo; essa è espressa in un'armonia impagabile e fa esprimere lo stesso Benigni in un modo che definirei musicale, proprio per accedere ad essa e capirne i significati profondi che, così, giungono in modo più immediato e preciso all'animo di chi ascolta. Nello stesso modo il Poeta aveva compreso di poter arrivare alla parte profonda dell'uomo, impressionandolo nell'animo con le allegorie così sapientemente costruite. In questa maniera Dante, un po' filosofo, un po' psicologo, è capace di far emergere nel lettore parti ancora non comprese di se stesso. Le potenti invenzioni poetiche vengono recitate e presentate da Benigni in modo magistrale e riescono ogni volta a coinvolgere nell'intimo e a far apparire una visione nuova o nuove sfumature, ad ogni lettura. Benigni è evidentemente in intima connessione con quest'opera e per questo riesce in questa impresa che a sua volta lo coinvolge grandemente. Solo chi capisce profondamente qualcosa è in grado di trasmetterla con tanta potente delicatezza. Benigni rende da grande professionista le immagini vivide anche utilizzando la leggerezza che in questo caso è potenza. Ma proprio Dante, ci fa rilevare Benigni, aveva disposizione anche alla leggerezza piena di vita e alla comicità e ne vediamo diversi esempi nell'opera stessa, con Virgilio che appare come spalla! Ce n'è per tutti, all'Inferno, in Paradiso, nel Purgatorio, in cui personaggi contemporanei al Poeta si accostano ad altri morti o mitologici, fissando in un certo senso tutti loro in un momento eterno e cristallizzato. Una narrazione unica ed irripetibile come solo un grande attore e professionista come Roberto Benigni poteva fare.
Titolo: “Il mio Dante”
Autore: Roberto Benigni
Editore: Einaudi
Anno pubblicazione: 2008
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Dante si rivolta nella tomba...
L'operazione di mercato di Benigni basata sulla Commedia ha fatto uso di ogni mezzo, anche del prestigio editoriale (che però a mio avviso si va appannando) delle Edizioni Einaudi. "Il mio Dante" mi sembra un bluff, come tutta la messinscena del Tutto Dante, in cui l'istrione toscano è stato spacciato per sommo uomo di cultura, superbo dantista, ineguagliabile divulgatore di conoscenza. Non è difficile dimostrare esattamente il contrario, con un minimo di vera preparazione e la Divina Commedia alla mano. Per quanto riguarda il volume in questione posso dire che chiunque è capace di ripubblicare Dante (ben più di metà libro è occupato dalle terzine dantesche, prima citate, poi interamente riportate, senza note) e la parte restante del libro non è che la trascrizione dei momenti ritenuti migliori degli spettacoli nelle piazze, nei teatri, in tv, corretta da qualcuno che conosce l'Italiano un po' meglio di Benigni. Per quello che concerne la prefazione non mi pare che Umberto Eco si sbilanci più di tanto nell'elogiare l'amico, di cui rileva le letture colte (ma questo lascia perplessi, dati gli svarioni frequenti nelle performance dal vivo) e le lauree a titolo di "onore" (lauree "honoris causae", si legge nelle scritto di Eco invece del corretto "honoris causa"... Chi va con lo zoppo...?). Il giudizio non può che essere, in definitiva, pessimo, anche se ho trovato il Saggio negli scaffali di Critica letteraria!