Il mestiere di scrivere
Saggistica
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Opinioni inserite: 3
Per (ri)scrivere occorre una cura maniacale
Ultimamente mi sto cimentando in letture che possano essermi utili nella mia crescita da aspirante scrittore, dunque una serie di saggi e di raccolte di lettere scritte dai più grandi autori passati e contemporanei. Dunque, non poteva mancare tra questi "Il mestiere di scrivere" di Raymond Carver, da tutti additato come uno dei maggiori testi da tenere in considerazione, in questo ambito.
Il contenuto di questo libro è apprezzabile soprattutto da chi ha letto qualcosa di Carver, che potrà ritrovare in queste pagine l'essenza vera e propria dell'autore, ed è interessante scoprire alcuni lati della sua vita privata e la percezione che lui stesso aveva del suo mestiere. Si tenga lontano chi crede che qui siano raccolti dei consigli specifici o delle vere e proprie lezioni per aspiranti scrittori.
Diviso in varie parti (di cui l'ultima è un elenco di esercizi di scrittura a sfondo Carveriano), alcune sono narrate dallo stesso Carver, altre sono estratti di lettere e testimonianze di persone che avevano conosciuto l'autore, ma anche la trascrizione di una lezione che ha tenuto ad uno dei corsi di scrittura creativa in cui insegnava.
Dalle pagine traspare la passione che Carver aveva per il suo mestiere, un mestiere che ha ottenuto con il duro lavoro, l'umiltà e una specie di reverenza per il linguaggio, che è uno strumento da adoperare con grande cautela, quasi con timore di comprometterne la sacralità. Per lui le parole, la punteggiatura, possono avere la stessa forza di un'azione vera e propria, se adoperate nella maniera adatta.
Come tanti altri scrittori del passato - compreso Cechov, a cui si è ispirato tantissimo non per lo stile di scrittura, quanto per la concezione che ne aveva - Carver era convinto che uno scrittore debba avere qualcosa da dire, qualcosa che poi prenderà vita nelle pagine da lui scritte, che non saranno altro che il risultato di quello che lo scrittore vede, sente e vive intorno a sé filtrato dalla sua interiorità, dalle sue esperienze di vita.
Carver era un "revisionatore seriale", divertito dalla fase di riscrittura e convinto che fosse una parte fondamentale nella stesura di una storia. E' interessante notare questo aspetto anche nel suo approccio con gli studenti, nella trascrizione di una sua lezione: è chiara l'attenzione maniacale che da ad ogni singola frase, il peso che per lui deve avere e la necessità di omettere quello che non è necessario e approfondire quel che può interessare il lettore senza aver paura di dilungarsi.
Non illuminante come altri testi dello stesso genere, "Il mestiere di scrivere" è comunque un testo interessante per chiunque voglia addentrarsi nel mondo della narrativa (ma principalmente per chi si diletta con i racconti, meno per i romanzieri), ma anche per chi ama Carver e vuole approfondire le sue metodologie e il suo modo di vivere il proprio mestiere.
"[...] se le parole e i sentimenti sono disonesti, se l'autore bara e scrive di cose che non gli stanno a cuore o di cui non è convinto, allora non può aspettarsi che qualcun altro mostri interesse per il racconto."
Indicazioni utili
Nuotare sott'acqua e trattenere il fiato di Francis Scot Fitzgerald
Nè per fama nè per denaro di Anton Cechov
Zen nell'arte della scrittura di Ray Bradbury
On Writing di Stephen King
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Revisionare
Perché un titolo del genere come inizio di questa recensione? Beh perché revisionare è l'atto fondamentale quando si decide di prendere la via della scrittura. Per Raymond Carver questa parte del processo creativo è la più importante e permette allo scrittore di arrivare alla perfezione nella scrittura di quel testo, in quel determinato momento.
Sulla base di spiegazioni che vanno a indicare la soluzione a diversi problemi nella scrittura, almeno secondo il pensiero e la visione di Carver, si sviluppa questo testo. In realtà però questo testo è qualcosa di più, va a dare al lettore uno spiraglio su sensazioni ed eventi della vita di Carver.
Leggendo è facile immaginarsi seduti nella lavanderia a gettoni insieme allo scrittore, oppure in una delle aule in cui teneva i corsi di scrittura creativa.
Il libro è un susseguirsi di informazioni fondamentali da seguire per poter scriver bene, infatti come tanti altri Carver non è convinto che si possa insegnare il metodo per diventare scrittori, però ha un convinzione...tutti possono imparare a scrivere bene (ovviamente scrivere bene non rende una persona uno scrittore). Ciò fa si che l'immagine presentata sia di un uomo che si trova scomodo nei panni dell'insegnante, che non si sente del tutto in grado di poter insegnare, però allo stesso tempo che mette tutte le sue capacità al servizio degli studenti nel tentativo di dare loro i mezzi per poter scrivere bene, per far si che la gente capisca esattamente ciò che vogliono dire, per gettare le basi della forma personale di scrittura di ognuno di noi.
Altra particolarità è il metodo in cui organizzava i suoi corsi ed infine mi ha colpito il suo tentativo di incentivare tutti, anche gli allievi mediocri, andando ad esaltare le cose buone da loro fatte. Tutto ciò nella speranza che continuassero a lavorare sui propri errori per cercare di raggiungere la propria perfezione.
Durante tutto questo libro, vengono toccato i più svariati temi, come la semplicità del linguaggio, la revisione, lo spunto per iniziare a scrivere e molto altro che ora non sto a riportare perché finirei con lo sminuire un testo di tale portata.
Quindi consiglio la lettura di questo titolo veramente a tutti coloro che sono interessati alla scrittura, perché a mio avviso, un testo del genere cambia la propria visione delle cose ed il proprio approccio alla creazione di un testo.
Infine voglio lasciarvi alcune parole tratte dal testo, perché in fin dei conti, non mi sento realmente in grado di recensire questo titolo e probabilmente, mai lo sarò.
" "Non c'è ferro che possa trafiggere il cuore con più forza di un punto messo al posto giusto".
Quando la lessi per la prima volta, questa frase m'investì con la forza di una rivelazione. Era proprio la cosa che volevo fare con i miei racconti: mettere in fila le parole giuste, le immagini precise, ma anche la punteggiatura esatta e appropriata per far sì che il lettore fosse attratto e coinvolto all'interno del racconto fino a essere incapace di distogliere lo sguardo dal testo, a meno che non gli andasse a fuoco la casa attorno. Chiedere alle parole di assumere la forza delle azioni magari è un desiderio vano, ma è chiaramente un desiderio proprio di uno scrittore alle prime armi. Eppure l'idea di scrivere in modo chiaro e con sufficiente autorità da invogliare e trattenere il lettore mi è rimasta. E' ancora oggi uno dei miei obiettivi primari."
Indicazioni utili
Che fatica!
Interessantissimo questo saggio sulla scrittura di Carver. E' curioso osservare un grande scrittore da dietro le quinte. Soprattutto gli anni di convivenza con la prima moglie sono interessanti e il rapporto con i figli, difficile o meglio faticoso. La sensazione continua che il lavoro necessario per mantenersi, i figli con le loro esigenze lo mangiassero vivo togliendogli tempo alla scrittura. Anche la scelta della poesia e del racconto breve per lui è stata una scelta obbligata, l'unica scelta consentita dal muro dei figli e della vita. La terribile necessità di dover passare ore in lavanderia invece di scrivere!
Ne esce la figura di un uomo ossessionato, stretto dai vincoli, che ha scarsa consapevolezza del suo talento ma grande consapevolezza della propria necessità di scrivere.
Interessante anche il modo in cui è scritto il saggio: l'uso della lingua è perfetto, come un colpo di forbice. Esprime con chiarezza quello che vuole con grande efficacia, precisione, concisione.
Anche in un saggio si ammira il grande scrittore. E comunque l'idea di scrittura delle scuole americane sembra diversa dalla nostra (ma non posso dirlo per esperienza diretta).
Mi aiutò (parla del suo maestro di scrittura J. Gardner) a capire quanto fosse importante dire esattamente quel che volevo dire e niente di più; non usare parole letterarie o un linguaggio pseudo-poetico.
Interessante l'intensità espressiva dei suoi racconti. Cormac McCarty secondo me lo ricorda un po' anche se in versione romanzo.
Nell'uomo colpisce soprattutto il rapporto sofferto con la famiglia. E' come se per un paio di decenni si fosse allenato a scrivere come faceva un mio amico per la bicicletta, riempiendo di piombo la borraccia. (Poi liberatosi della famiglia, dell'alcool e con la nuova compagna Tess è filato tutto meglio.) Il rapporto con gli allievi poi è quasi tenero, forse più di quello che è riuscito ad avere con i figli.
Però leggendo il saggio ci si sente attratti soprattutto dai due decenni della sua vita in cui ha cambiato mille lavori, fatto corsi serali non si sa come con la fame di imparare qualcosa e con la consapevolezza di non sapere niente. Ma anche alla fine lui è rimasta una persona umile, poco consapevole dei risultati raggiunti che parla di ogni racconto/ poesia scritta come di un dono.