I fisici
Saggistica
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A teatro
Nel salotto di una villa che ospita un sanatorio privato per malati mentali, in un luogo ameno, a riflettere l’agiatezza economica e della proprietaria, unica erede di un’immensa fortuna, e dei suoi illustri ospiti, c’è la polizia. A distanza di tre mesi è stato compiuto l’ennesimo omicidio, ancora una volta vittima è una giovane infermiera e assassino un paziente, uno dei tre che ancora vivono nell’ala vecchia del manicomio, sapientemente fatti convivere per comunanza di professione: sono fisici. Colui che ha appena ammazzato si crede Einstein, lo ha preceduto poco tempo prima chi reputa se stesso Newton e che ora, impunito in virtù della sua pazzia, è in scena col commissario; lo intrattiene argomentando sulla sua sanità mentale e asserendo di essere in realtà lui il vero Einstein e di fingersi Newton per non recare dispiacere al compagno.
Infine appare Möbius, entra in scena per ricevere la visita dell’ex moglie che con i suoi tre figli, ormai adolescenti, essendosi risposata con un missionario e volendo seguirlo in missione, è lì per far conoscere il padre ai figli. Ciò è pretesto per svelare anche la storia di questo giovane fisico che era ritenuto geniale e molto promettente nel suo campo fino a quando non iniziò a riferire di essere in contatto col re Salomone, di parlarci e di seguire i suoi consigli. Inizialmente appare come molto assennato e capace di comprendere le intenzioni della ex moglie ma al momento del congedo usa le sue eccezionali doti di fingersi pazzo- quelle che gli hanno permesso sì lunga dimora in manicomio- e ritorna nelle sue vesti permettendo con lo strappo generato dal comportamento pazzoide, un congedo più facile ai suoi. A questo punto tutto si fa molto interessante: realtà e finzione, pazzia e sanità mentale, scienza e coscienza e un terzo omicidio.
Dürrenmatt gestisce così le tematiche a lui più care: l’impossibilità della giustizia di essere funzionale a se stessa, riflettendo il caos insito nella Natura, l’ordine sovvertito -qui ben rappresentato dal sottile confine tra pazzia e “normalità- per volontà di un potere che ambisce al potere, in stretta contrapposizione al necessario rigore logico della fisica, infine il dissidio dell’uomo contro le sovrastrutture che lo inquadrano, lo inglobano e lo sfruttano minando la sua libertà.
Testo godibilissimo di cui non si può svelare di più, attenterei al filone giallo/ poliziesco che gli sta alla base e che vorrei avere la fortuna di vedere rappresentato perché è giocato su una serie di disvelamenti che lo rendono molto dinamico allontanandolo da quell’aura tragica che ne rappresenta invece l’essenza.
Il testo è inoltre supportato da 21 punti su “I fisici” che chiariscono in modo sintetico e brillante i capisaldi di un linguaggio drammaturgico giocato sul grottesco e il paradossale in un sovvertimento della realtà, necessario per rivelarla allo spettatore senza perciò obbligarlo ad affrontarla e tanto meno a risolverla. Pirandelliano, quasi…