Di figlio in padre
Saggistica
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Jamme jamme
Jamme jamme
'ncoppa jamme ia!
Jamme Jamme
'ncoppa jamme ia!
Vi voglio ridurre sulla paglia caro Barone!
A Voi!
Questa è una delle scene più famose ed esilaranti di quel capolavoro cinematografico che firmarono Zavattini, Marotta e De Sica : l'Oro di Napoli. L'episodio è quello che vede confrontarsi il piccolo Gennarino, figlio del portiere, con un nobile spiantato, amante del gioco d'azzardo che la moglie ricca e oppressiva ha lasciato senza una lira, proprio per evitare che la dabbenaggine del consorte li riduca sul lastrico. Dunque il Conte è ridotto a giocare a scopa con un bambino e, cosa che lo manda in bestia : perde! Perde sempre come l'ultimo dei principianti. Leggendo questo memoriale che Manuèl, con l'accento sulla e, alla catalana !, quale era sua madre l'attrice Marìa Mercader, dedica al padre Vittorio, mi piace citare il film a episodi "l'Oro di Napoli" perchè in fondo racchiude tutta o buona parte dell'arte e della poesia di De Sica. C'è il neorealismo accentuato dalle contraddizioni di Napoli ( resta sempre sorprendente come un "ciociaro" con madre romana de Roma e padre cagliaritano riuscisse così bene ad interpretare i Napoletani, penso al maresciallo Carotenuto di Pane Amore e...), c'è la grande sensibilità del regista nato che trasforma un bambino qualunque in un attore superbo,dirige una diciottenne sconosciuta , Sophia Loren, per farne una star, ma al contempo mette insieme Totò ed Eduardo De Filippo (mostri sacri) e li dirige senza soggezione anzi. C'è poi , è torniamo alla scena di Gennarino, il gioco!, il suo demone malvagio, che lo costrinse a perdere davvero le tenute e le proprietà, che nell'episodio invece millanta il Conte!
Manuèl De Sica intreccia le vicissitudini paterne con la sua storia personale, la sofferenza per aver dovuto "rubare" momenti di affetto al padre che per la legge italiana, che all'epoca non prevedeva il divorzio, era ufficialmente solo il marito di Giuditta Rissone e il padre di Emi De Sica, quindi dagli altri figli,Christian e Manuèl, doveva andare quasi di nascosto per non rischiare la galera .Ma De Sica figlio racconta anche la sua passione per la musica,che diventerà il suo di demone benigno, che lo condurrà fino alla corte di Ella Fitzgerald.. Non si può parlare dei De Sica senza ricordare altri grandi inperpreti della cinematografia internazionale che in casa De Sica o sul set sono cresciuti e si sono affermati. Il Primo,Cesare Zavattini, alter ego di Vittorio (e tutti li chiamavano infatti cappuccino), se non ci fosse stato, molto avrebbe perso tutto il Cinema internazionale.Manuèl De Sica ci regala anche aneddoti e descrizioni simpatiche di centinaia di attori, Alberto Sordi tanto talentuoso quanto tirchio,Hitchcock spocchioso e rosicone che ignorava anche le mestruazioni!, Jhon Wayne razzista che tenne fuori dalla sua tenuta un collaboratore di De Sica perché di colore, Robert Altman e Mel Brooks: geniali.Audrey Hepburn e Brigitte Bardot, tanto charme e altrettante "scoregge!"
Silvana Mangano , Gina Lollobrigida e Sophia Loren, insuperabili muse. Roberto Rossellini, Carlo Ponti ,Dino De Laurentis,Steno,Comencini,Antonioni,Cavani,Camerini etc preziosi colleghi. Marcello Mastroianni,Paolo Stoppa,Federico Fellini amici insostituibili. La ciociara,Sciuscià,Ladri di biciclette: capolavori assoluti. Un saggio questo di Manuèl De Sica che regala ai lettori pagine emozionanti e divertenti ,quando si giunge alla fine, il tempo di commuoversi con una citazione dalla "Cognizione del dolore" di Gadda che si riprende a girare : ciak ...azione ! Don Ersilio Miccio vendeva saggezza... c'è da insegnare ad un Duca il rispetto degli altri e un pernacchio, sì ,un pernacchio per certa gente è il peggior insulto.
di Luigi De Rosa
La frase : Zavattini mi ha detto : Io sono come un pittore che,davanti ad un prato,da quale filo d'erba debba cominciare. De Sica è il regista ideale per questa professione di fede. C'è l'arte di dipingere i campi come rettangoli di colore. E anche quella degli autori drammatici che dividono il tempo della vita in episodi i quali sono nei riguardi dell'istante vissuto quello che è il filo d'erba nei riguardi del prato. Per dipingere ciascun filo d'erba bisogna essere il doganiere di Rousseau. Nel cinema bisogna avere la creazione , l'amore di un De Sica.
da Di figlio in padre di Manuel De Sica; Bompiani 2013