Di cosa parliamo quando parliamo di libri
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L'ELOGIO DELL'E-BOOK
Tim Parks, scrittore e giornalista inglese, nonché professore universitario presso l’Università IULM di Milano, traduce la sua esperienza sul campo nell’universo dei libri in una serie di riflessioni, per molti versi sorprendenti e provocatorie. Colpisce ad esempio la valorizzazione dell’e-ebook: io mi sono riconosciuto fra i detrattori poco generosi della lettura di testi su supporti elettronici, privilegiando il rapporto quasi fisico con il volume cartaceo. Eppure, mi rendo conto, ha ragione l’autore del saggio: l’e-book offre un rapporto con le parole più essenziale e diretto rispetto al libro tradizionale, in quanto si avvicina molto di più all’essenza dell’esperienza letteraria, che è più mentale che fisica. Ma sono molti i miti che Parks sfata, ad esempio il Nobel: chi decide lo scrittore da insignire non legge i suoi testi nella lingua originale ed è probabile che l’illustre onorificenza sia più che altro l’espressione di solidarietà verso le esperienza culturali più significative di determinate aree del globo in crisi, quali il blocco sovietico, il Sud America o l’Italia berlusconiana. Il saggio infine finisce con il delineare l’identità dello scrittore e del lettore contemporanei: chi scrive oggi ha come interlocutore non più un contesto locale specifico come nel passato ma il villaggio globale, che parla e pensa in inglese e chi legge spesso compra libri, generalmente di autore anglossassoni, per poterne parlare. La letteratura comunque è viva e vegeta, ma tutto quanto ci viene detto conferma la premessa del saggio: che l’umanità abbia bisogno di storie non è che un luogo comune