Caino Caino

Caino

Saggistica

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Scritto nel 1907 e rappresentato per la prima volta ai "Kammerspiele" di Max Reinhard nel 1918, il Caino di Friedrich Koffka resta di sconcertante attualità: Caino, scuro, minaccioso e tormentato, e Abele, biondo, solare e sicuro di sé, s'indagano a vicenda in un faccia a faccia denso e inquietante che mette in discussione la tradizionale e troppo spesso indubitata scissione tra male e bene. «Vittima di quel morso alla mela dell'albero della conoscenza, Caino mostra la duplicità delle cose del mondo e porta il peso di uno sguardo maledetto, che non riesce a salvare e perdonare ciò che vede, mentre Abele, sguardo indiviso e integro, non può vedere il male, neanche là dove lo compie: due metà di una stessa condizione umana» Eloisa Perone.



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Caino 2020-05-09 20:52:25 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    09 Mag, 2020
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Verità e innocenza

Caino è un breve testo teatrale, veramente bello, tagliente. Anche se la storia la conoscono tutti, l'autore ci presenta Caino in modo completamente nuovo. Caino ha la maledizione di rendere visibile all'altro il male che fa per cui non è amato. Caino è una figura tenera, ha la maledizione della vista nel senso che vede le cattive azioni altrui e il male negli altri. Abele è innocente, nel senso che non sa riconoscere tra bene e male. Caino invece soffre del male che vede, per cui la sua colpa verso Abele è quella di una mancanza di pietà, di un eccesso di giustizia. Caino è brutto, mostruoso ma non è davvero un mostro è lo specchio della mostruosità altrui. Abele è innocente, nel senso che non è in grado di riconoscere in sè il male se non nel dialogo con Caino. Quindi è bello, nel senso che il suo male è portato dal fratello. Caino è una figura tenera, dolce, che ha bisogno dell'amore che gli viene negato perchè nessuno può amare se stesso come veramente è.

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