Ai bordi dell'infinito
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Ai bordi dell’infinito – Commento di Bruno Elpis
Il sottotitolo dell’opera è “Saggi e testimonianze intorno al pensiero di Fabrizio De André”.
Fabrizio De André ha composto ballate indimenticabili che, nei testi, in molti casi sono autentici gioielli di poesia, in altri filastrocche dal contenuto provocatorio o satirico, in altri ancora spunti di impegno sociale e di denuncia.
“Ai bordi dell’infinito” è una raccolta di saggi su un artista che, con le sue composizioni, ha sempre stimolato il dibattito culturale .
Elena Valdini, curatore dell’opera, dichiara che “Questo libro è fatto … di frammenti e analisi, suggestioni e testimonianze, e progetti concreti” ... “Questo libro fa un po’ quello che fanno i diari, e … non distingue le firme illustri da quelle di sconosciuti illustri.”
Infatti le testimonianze di personaggi noti (Erri De Luca, Teresa De Sio, Sergio Cusani, Vladimir Luxuria, Marco Bellocchio e Stefano Benni) e meno celebri si susseguono. Tutte documentano iniziative ed esperimenti che – a partire dalla figura di Fabrizio De André e traendone ispirazione – dimostrano come le parole musicate del cantautore che ha infiammato molte generazioni sono ancora vive nel tessuto sociale.
Principalmente nella lotta contro i pregiudizi (così Vladimir Luxuria scrive un ‘pezzo’ sulle discriminazioni sessuali, Marco Revelli vive dall’interno i campi rom interpretando in prima persona le distruzioni delle kampine operate dall’intolleranza).
Il pensiero e gli ideali del cantastorie genovese hanno animato veri e propri progetti personali e sociali: nelle carceri, ma anche nelle scuole (ad esempio, un gruppo di insegnanti di Pavia utilizza in modo originale e creativo “La guerra di Piero” nell’ambito del progetto “Mille papaveri rossi” per sottoporre l’orrore della guerra ai bambini delle scuole elementari), nel difficile universo della malattia mentale e nei progetti d’integrazione interculturale. Per approdare, con Padre Alex Zanotelli, nell’inferno di Korogocho, la bidonville di Nairobi, ove è visibile la conclusione di “Via del Campo”:
“Dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior …”
E l’inferno della fame e dei rifiuti, delle bambine prostitute e dei malati di Aids diviene il paradiso doloroso ove si penetra il mistero di Dio e della sofferenza umana.
Durante la lettura, vien da riflettere sulla funzione dell’arte, intesa come forza che può smuovere il mondo. Attraverso comportamenti che incarnano la bellezza e la potenza degli ideali. Come ancora continua a fare Fabrizio De André, “Il pescatore”, vivo più che mai anche attraverso l’attività della Fondazione Onlus a lui intitolata. Mentre questa vitalità che oltrepassa la morte sembra riecheggiare in questi e altri versi:
“All’ombra dell’ultimo sole
si era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso.”
Bruno Elpis