Saggistica Arte e Spettacolo Ai bordi dell'infinito
 

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Ai bordi dell'infinito

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L'opera e il pensiero di Fabrizio De André sono ininterrottamente e spontaneamente richiamati in incontri, convegni e dibattiti tesi non solo ad analizzare la sua poetica ma anche ad approfondire le tematiche trattate nelle sue canzoni. Ai bordi dell'infinito, titolo che si riferisce a un verso del brano cantico dei drogati, riprende il percorso antologico cominciato da Fondazione Fabrizio De André Onlus con il volume Volammo davvero proponendo a cinque anni di distanza una nuova raccolta di scritti nati da interventi di artisti letterati, appassionati della sua opera, ma non solo, che in varie occasioni si sono confrontati con il pensiero di De André, spesso servendosene come lente attraverso la quale leggere problematiche ancora attuali e che riguardano gli ultimi, i più deboli, gli emarginati. Un coro di più toni e linguaggi, siamo essi letterari o della testimonianza, che guarda a quell' "ansia di giustizia sociale" , per usare le sue parole, principale binario su cui ha camminato il lavoro di De André. Una raccolta di scritti inediti, anche di autori inaspettati, che aiuta ad approfondire la molteplicità dello sguardo di uno degli artisti italiani più spesso richiamato per l'intelligente ironia, la profondità delle idee e l'autentica coerenza.



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Ai bordi dell'infinito 2013-01-24 04:18:54 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    24 Gennaio, 2013
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Ai bordi dell’infinito – Commento di Bruno Elpis

Il sottotitolo dell’opera è “Saggi e testimonianze intorno al pensiero di Fabrizio De André”.
Fabrizio De André ha composto ballate indimenticabili che, nei testi, in molti casi sono autentici gioielli di poesia, in altri filastrocche dal contenuto provocatorio o satirico, in altri ancora spunti di impegno sociale e di denuncia.
“Ai bordi dell’infinito” è una raccolta di saggi su un artista che, con le sue composizioni, ha sempre stimolato il dibattito culturale .
Elena Valdini, curatore dell’opera, dichiara che “Questo libro è fatto … di frammenti e analisi, suggestioni e testimonianze, e progetti concreti” ... “Questo libro fa un po’ quello che fanno i diari, e … non distingue le firme illustri da quelle di sconosciuti illustri.”
Infatti le testimonianze di personaggi noti (Erri De Luca, Teresa De Sio, Sergio Cusani, Vladimir Luxuria, Marco Bellocchio e Stefano Benni) e meno celebri si susseguono. Tutte documentano iniziative ed esperimenti che – a partire dalla figura di Fabrizio De André e traendone ispirazione – dimostrano come le parole musicate del cantautore che ha infiammato molte generazioni sono ancora vive nel tessuto sociale.
Principalmente nella lotta contro i pregiudizi (così Vladimir Luxuria scrive un ‘pezzo’ sulle discriminazioni sessuali, Marco Revelli vive dall’interno i campi rom interpretando in prima persona le distruzioni delle kampine operate dall’intolleranza).
Il pensiero e gli ideali del cantastorie genovese hanno animato veri e propri progetti personali e sociali: nelle carceri, ma anche nelle scuole (ad esempio, un gruppo di insegnanti di Pavia utilizza in modo originale e creativo “La guerra di Piero” nell’ambito del progetto “Mille papaveri rossi” per sottoporre l’orrore della guerra ai bambini delle scuole elementari), nel difficile universo della malattia mentale e nei progetti d’integrazione interculturale. Per approdare, con Padre Alex Zanotelli, nell’inferno di Korogocho, la bidonville di Nairobi, ove è visibile la conclusione di “Via del Campo”:
“Dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior …”
E l’inferno della fame e dei rifiuti, delle bambine prostitute e dei malati di Aids diviene il paradiso doloroso ove si penetra il mistero di Dio e della sofferenza umana.
Durante la lettura, vien da riflettere sulla funzione dell’arte, intesa come forza che può smuovere il mondo. Attraverso comportamenti che incarnano la bellezza e la potenza degli ideali. Come ancora continua a fare Fabrizio De André, “Il pescatore”, vivo più che mai anche attraverso l’attività della Fondazione Onlus a lui intitolata. Mentre questa vitalità che oltrepassa la morte sembra riecheggiare in questi e altri versi:
“All’ombra dell’ultimo sole
si era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso.”

Bruno Elpis

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