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Il campo del vasaio
Voto 5 per lo stile: perchè Camilleri ha il suo stile unico;
Voto 5 per il contenuto: perchè Montalbano è sempre Montalbano;
Voto 5 per la Piacevolezza: perchè l'ho divorato in due ore.
In ogni caso non sono attendibile sui romanzi di Camilleri dedicati al personaggio Montalbano: lo adoro, vorrei la sua casa, vorrei mangiare da Enzo, vorrei la Sicilia...vorrei il mare!
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Fino in fondo.....
Per Kay Scarpetta, progenitrice letteraria di tante serie televisive di successo come C.S.I. (Chicago, Miami, New York) , Criminal Minds , R.I.S Delitti Imperfetti, Crossing Jordan e molte altre, il libro dei morti non è un antico papiro egiziano, ma un semplice registro su cui annotare i dati dei cadaveri che vengono inviati al suo nuovo Studio di Patologia Forense a Charleston, nel Sud Carolina, dove la nostra protagonista si è trasferita con tutta la banda al seguito. Dopo una capatina a Roma, accompagnata dall’irrinunciabile e redivivo Benton suo amante nonché esperto profiler di menti dedite al crimine, per indagare, insieme ai Carabinieri del R.I.S., sulla morte di una giovane tennista di fama internazionale, Kay ritorna in America. Qui si occuperà di una serie di omicidi che, partendo dal ritrovamento del cadavere di un bimbo torturato e malnutrito, proseguirà con l’omicidio di una miliardaria e il suicidio dell’allenatore di Drew Martin ,proprio la sedicenne tennista ritrovata in una discarica romana orribilmente seviziata. Kay, con l’aiuto dell’intuito e della tecnologia, riuscirà a trovare il bandolo della matassa che collega questi efferati delitti tra loro fino all’ identificazione di un serial killer dalla personalità fortemente disturbata, che si fa chiamare Sandman, l’uomo di sabbia, in quanto proprio la sabbia è elemento simbolico e fondamentale del trauma che gli ha sconvolto la mente. Premetto che ho letto tutti i libri della Cornwell che hanno per protagonista la Dottoressa Kay Scarpetta e per onestà devo subito dire che, per chi non ha letto i precedenti libri, è tempo perso acquistare e leggere questo. La storia dei personaggi che popolano la saga è talmente lunga e intricata che perfino i “fedelissimi” hanno bisogno di un piccolo ripasso. Ricompaiono qui, infatti, figure la cui vita si è intrecciata con la protagonista e spesso non è stato un intreccio felice: mi riferisco, in questo caso, alla perversa e infida Dottoressa Marylin Self, psichiatra e psicologa mediatica, vecchia e giurata nemica della Dottoressa Scarpetta, la cui sete di vendetta non conosce ruggine. Per amare questa scrittrice, quindi, bisogna iniziare a leggere i suoi primi libri ( che risalgono agli anni ’90) in quanto ogni indagine raccontata è fortemente avviluppata alle vicende private dei personaggi che vediamo crescere, invecchiare e cambiare con il passare del tempo. Ed è proprio questo morboso interesse della scrittrice verso i protagonisti - un interesse che ha ormai irrimediabilmente contagiato anche i suoi lettori - che porta ad un offuscamento delle trame e a quei frettolosi finali che, soprattutto nelle ultime produzioni, lasciano l’amaro in bocca anche agli appassionati i quali, pur riconoscendo gli orditi imperfetti e sempre più spesso mediocri, non riescono a smorzare la curiosità verso la sorte e le alterne vicissitudini di quei tanto amati personaggi. Con “letteraria” furberia, anche in quest’ultimo libro, certe vicende personali sono state lasciate a metà in veri e propri punti nodali che fanno da trampolino ad un prossimo libro che, gli irriducibili come me, non potranno far a meno di leggere per sapere come andrà a finire. Ed è questo ormai il punto di forza dell’ autrice dopo l’autentica e geniale intuizione di dar via a questo filone che nei suoi primi romanzi era innovativo, emozionante e perfettamente congegnato e che ora è stato superato da attuali realtà scientifiche, tecnologiche e narrative. La scrittrice infatti ha spesso cercato di cambiare protagonista e inoltrarsi in un genere più chiaramente poliziesco, come nel “ Il nido dei calabroni”, nell’ “L’isola dei cani” e nel più recente “ A rischio” o storico criminale, come in “ Jack lo squartatore” con risultati innegabilmente fallimentari e produzioni dozzinali, francamente anche molto al di sotto della mediocrità. Nonostante tutto continuerò la lettura della “saga” di Kay Scarpetta, l’anatomo-patologa più famosa e lo farò senza tema di essere lasciata in solitudine, lasciandomi trasportare dalla sempre snella e fluente scrittura della Cornwell. Scavalcherò così la delusione di sbrigativi epiloghi e sboccianti incongruenze, di trame screziate di incoerenza, di dubbiose comparsate, per non dover tagliare i fili di una storia affettiva che, nel ricordo di tempi migliori, ha avuto il pregio di saper catturare oltre me, milioni di lettori in tutto il mondo.
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La settima invitata
Una rimpatriata fra vecchi compagni di scuola, che non si vedono da molti anni, costituisce la trama di questo romanzo breve, libro d’esordio di Stefania Lusetti.
Questo tema è stato oggetto di innumerevoli opere letterarie, alcune (poche) riuscite, e altre (molte) cadute nell’oblio.
E’ stata quindi del tutto naturale la mia curiosità di vedere se l’autrice fosse stata in grado di costruire qualche cosa di originale, senza cadere in uno sconfortante deja vu.
Devo dire che Lusetti era consapevole di questo rischio e ha cercato in tutti i modi di non concretizzarlo, e in buona parte c’è riuscita, ammantando la vicenda di un’atmosfera di tensione, quasi da romanzo giallo, anche se di assassini perseguibili per legge non ce ne sono. E’ stato un artificio indubbiamente valido che ha consentito di costruire un’opera dotata di autonomia, facilitando e rendendo anche più gradevole la lettura.
Eventualmente qualche lacuna emerge nella caratterizzazione dei personaggi, stereotipi di vicende del genere e che mio avviso, però, potevano essere disegnati meglio, di modo da non farli assomigliare a tanti altri che già si conoscono.
Lo stile è nel complesso lineare e scorrevole e la prosa è piuttosto fluida, così che si arriva piacevolmente alle ultime pagine, dove finalmente scopriamo l’autore morale della tragica fine, avvenuta molti anni prima, della sorella del padrone di casa (svenatasi nel bagno), e la cui presenza aleggia sempre, tanto da considerarla una settima invitata.
Il romanzo poteva finire lì, ma l’autrice ha voluto a tutti i costi un lieto fine, poco confacente alla storia, ed è un peccato che ne abbia trovato uno assai improbabile, quasi stridente con la linearità della logica fin lì tenuta.
Comunque sono dell’idea che l’esordio sia nel complesso confortante e che un giudizio più compiuto si possa avere con la prossima opera, di cui auspico di tutto cuore la realizzazione.
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Grande Roth
Veramente un ottimo romanzo, uno dei migliori di Philip Roth. I successi e i deliri di un giovane scrittore, Nathan Zuckerman, che compare anche in altri libri di Roth. Non è difficile vedere in Zuckerman l'alter ego dello scrittore. Davvero consigliato.
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Thriller di Sicilia.
Questo libro è una raccolta di testi narrativi, ventuno storie di cronaca tra paradossi e aneddoti, dove il tema più grave si alterna senza problemi al bozzetto d'ambiente, al puro piacere del dire e del descrivere. Vi sono racconti a mio avviso memorabili, con godibilissimi momenti di libertà e di divertimento. La silloge potrebbe far pensare ad una sorta di bon usage dei luoghi comuni della sicilianità, ma non è assolutamente così, la raccolta infatti risulta del tutto immune al virus della superficialità o del bozzettismo. Buona lettura:)
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Sole mare mistero
E' il secondo libro di Angioni che recensisco qui, dopo La pelle intera, molto bello. Questo "Afa" è diversissimo, tanto da spiazzarmi all'inizio, finché non carburi familiarizzandoti con una processione di ossimori. Poi, per farla breve, ti prende e non ti lascia, nemmeno dopo che è finito, con un finale portentoso.
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Guardatemi
“Guardatemi” non è un romanzo. E’ un diario, una confessione, una cronaca, un testamento, un trattato sulla solitudine. E la solitudine è l’assenza di storia propria, un’assenza da dimenticare. Frances Hinton vive così, in equilibrio tra i propri desideri e la cronicità di esercizi metodici e quotidiani a curarne l’inattuabilità: il lavoro nella biblioteca di un istituto di ricerche medico-comportamentali, il tea con l’amica / collega servito nella “tazza con Topolino”, la scrittura serale.
Una solitudine magistralmente suggerita dall’autrice con un “portacenere di malachite verde con il cacatua sull’orlo”. Una solitudine brevemente interrotta dall’incontro con Nick ed Alix, miraggio di una nuova vita sociale fatta di ilarità, leggerezza, “rovine di pudding e foglie luccicanti”. Una solitudine illuminata da un sogno d’amore. Una solitudine la cui colonna sonora è il grido bruciante e soffocato di una scrittrice per “sfortuna” più che per inclinazione. Un’invocazione sconfinata che sentirete ad ogni pagina: guardatemi! guardatemi!
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Presuntuoso
Francamente pensavo meglio! Inizialmente la scrittura ricca e articolata mi ha invogliato molto alla lettura. Tuttavia ha cominciato scadere proprio nel momento in cui è iniziata la vera storia del romanzo - che è tra l'altro verso la fine! -, appesantendo ogni pagina di discorsi presuntuosi che non fanno altro che rispecchiare il modo di pensare dell'autrice. Non esiste una caratterizzazione del personaggi: le due protagoniste - diverse solo per l'età! - parlano e sparlano di filosofia e grammatica in maniera decisamente presuntuosa. Piuttosto preferisco dilettarmi con romanzi veri, in cui possa trovare un intreccio narrativo e dei personaggi psicologicamente realistici!
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Mah...
Era grande la mia curiosità verso questo libro, le cui recensioni sono a dir poco entusiastiche.
Ho trovato la prosa di Giordano inutilmente ridondante in certi punti. Il ricorso continuo a metafore, metonimie, figure retoriche a volte sembra quasi un esercizio stilistico fine a se stesso. Nello sforzo di apprire adulta, la narrazione diventa paradossalmente infantilistica.
Il tratteggio dei personaggi è incredibilmente efficace ed incredibilmente superficiale allo stesso tempo. Qualcuno potrebbe dire che in questo sta la bellezza del libro. Io dico che, dopotutto, restano troppi spazi vuoti che si prestano a troppi dubbi e domande e che rendono difficile, se non impossibile, dare forma alla storia. Infine, bellissimo, struggente e forte il ritratto della spietata solitudine dei protagonisti ma definire catartico il finale mi sembra eccessivo. Piuttosto, è il trionfo della sconfitta, della cristallizzazione definitiva dell'incomunicabilità. Bravissimo Giordano a ritrarre i problemi della nostra epoca, ma da uno scrittore giovane mi aspetto un briciolo di speranza, che non significa banalizzare l'opera con uno scontato happy end, ma dare almeno un senso compiuto alla storia. Non è una svolta, è la definitiva caduta nel baratro. Come dire, un'ottima capacità di analisi e zero di sintesi. Un'equazione incompiuta.
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TI PRENDO E TI PORTO VIA
Il titolo è un dolce richiamo perché si ispira al romantico ideale di salvare e di essere salvati; ma è di Ammaniti che stiamo parlando e il suo mondo è spietatamente reale. Nessuno si salva, nessuno viene salvato. Il destino dei protagonisti Pietro - adolescente puro e idealista ma erede dell’apatia morale ed umana di una famiglia socialmente “inutile” – e Graziano Biglia – contrariamente al primo, playboy impuro e privo di valori – rincorrono la speranza di un futuro nel microcosmo provinciale fatto di semplici equilibri (una famiglia, una jeanseria sul mare ....). Piccoli ideali di provincia. Tuttavia, la “rincorsa” è segnata, attutita e poi frenata dalle debolezze come pure dalle eccessive virtù dei nostri protagonisti coadiuvate da sfortunate coincidenze e fortuiti eventi da cui non sfuggono mai i personaggi di Ammaniti ... e nemmeno noi.
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Un piccolo capolavoro
Questo romanzo mi è piaciuto molto, per come è scritto: il suo stile, la sua maturità, il suo giusto mix di descrizioni e dialoghi, di narrazione e azione, di caratterizzazione e stereotipo (nel senso buono del termine) tali da renderlo letterario - di letteratura - quasi più che di scrittura; la tecnica, che fa sì che ogni pezzo si incastri fluidamente nell’insieme del disegno generale; la storia, anche, appassionante, avvincente, coinvolgente, originale, intrigante; i personaggi, ben tratteggiati, sia nel bene, che nel male, nel senso di positivi e negativi, ognuno è ciò che deve giustamente essere, anche nell’ambiguità di determinati aspetti. Insomma, un piccolo capolavoro.
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Da brivido
Vi è mai capitato di leggere un libro che vi piace moltissimo? Tanto che vi immergete nella sua lettura dimentichi del tempo che passa? Tanto da letteralmente divorarlo? Ecco, questo è uno di quei libri! A me, però, capita un’altra cosa, quando è uno di quei libri che mi ritrovo per le mani… mi fermo, quasi, rallento, la lettura, presago della malinconia, del senso di abbandono che inevitabilmente m’invaderà l’attimo in cui leggerò l’ultima parola (come quando finisce un amore).
Fantasy ad ampio respiro, ho capito che è uno dei generi che preferisco.
Un finale davvero degno e, secondo me, l’unico possibile, l’unico vero. Un intero manuale di filosofia, ma che dico, un’intera filosofia in poche magnifiche righe. Da brivido.
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Così si dice
Impossibile non farsi rapire da questo libro. L'ho letto in due notti! Divertente, cinico, intrigante. Un'ottima scoperta di un autore che non conoscevo se non in coppia con Massimo Carlotto in "Mi fido di te". Come non si può amare sin dalle prime pagine questa gran carogna di Rudy Saporito, il suo compagno di viaggio Vadim ma soprattutto il vecchio Mister Magù? Un'immagine della Sardegna, ma in generale della nostra Italia, davvero allarmante e disarmante. E poi, che fantasia narrativa!
elementi di capitalismo amoroso
un raro esempio di classe ed eleganza nel descrivere situazioni emozioni e personaggi del nostro vivere quotidiano senza mai scadere nel luogo comune o nella banalità.
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Assoluzione
Ecco un libro che vale la pena leggere. L'ho divorato in una settimana che per me che ho poco tempo da dedicare alla lettura è veramente un record. Sei hai fatto pratica legale ( o comunque un qualsiasi apprendistato)ti immedesimi e ti fa venir rabbia per non avere avuto un maestro come il Prof. Scalia.
Complimenti all'autore.
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Fra passato e presente
Squarci di luce nel buio della notte,
zoccoli di cavalli al galoppo,
mantelli di ragnatele tessute dal tempo,
rivivono leggende sepolte nella terra nera.
(da Il futuro nel passato)
Fermo restando ciò che ho detto più di una volta, e che continuo a sostenere, cioè che le poesie vanno lette, meglio se recitate ad alta voce – in modo da permettere alle parole di infilzarsi come spilli nella pelle, o di accarezzarci, ora leggere, ora decise, imperiose – che le poesie ci devono parlare, e non siamo noi che dobbiamo parlare di loro, mi sembra di aver colto, in questi versi che ho trascritto, lo spirito della silloge Canti celtici dell’amico Renzo Montagnoli.
Una poetica “classica”, direi, la sua, il cui punto di forza, – o meglio, quello che io ho apprezzato maggiormente e che mi è arrivato con maggior forza – sta nel legame stretto, immediato, concreto, che Montagnoli riesce a tessere tra passato e presente, e lo fa restando saldamente ancorato ai luoghi.
I luoghi che rimangono, alcuni quasi immutati, testimoni muti di passate vite, passati amori, errori e orrori anche, ciclici come ciclica è la vita, la terra che da sempre beve il sangue, che si nutre delle ossa dei morti e che ci restituisce i suoi frutti.
I luoghi che ritornano, luoghi liquidi (di fiumi ma anche di nebbie), verdi di canneti, neri di terra grassa, dorati di grano.
Ho apprezzato anche le foto, inserite tra le pagine: brumose, elegiache, senza tempo come lo spirito di questi versi. Di più non voglio metterci di mio. Vi regalo un altro passaggio, che io ho trovato particolarmente evocativo e denso.
Morti ormai tutti gli dei,
dimenticati per uno solo,
resta lui a scorrere silente,
tranne il mormorio dell’acqua
contro le rive verdeggianti.
(da Il fiume)
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Aprire gli occhi del cuore
All'inizio, questo libro mi ha fatto pensare che l'autore doveva essere alterato. Forse aveva bevuto troppo assenzio come i poeti maledetti che tanto sembra amare: le sue descrizioni sono surreali, vede persone e luoghi che sembrano distanti dalla realtà, sembra enfatizzare cose irrilevanti e tralasciarne altre importanti.
Ma poi, dopo qualche pagina, il mondo che descriveva diventava sempre più interessante, comprensibile, vicino.
Le piccole cose importanti prendevano una dimensione vicina, vera. Le cose tralasciate non contavano più. Non importava sapere il nome dei personaggi, nè dove si svolgeva la scena: importava la sensazione, il riflesso, il ricordo evocato. Importavano i pensieri più che i fatti, i sogni e le paure, che si facevano di colpo piu' reali di tutto il resto.
Queste poche pagine schiudono un universo magico, una terra di fantasia, di visioni.
E' un libro da non perdere, che sembra capace di commuovere e far riflettere con i suoi racconti brevi, con una immediatezza ed efficacia che tante parole non avrebbero.
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Un classico contemporaneo
Un essere umano che non ha odore ma che percepisce fortemente gli odori del mondo circostante. L'idea e' decisamente originale ed affascinante. Sullo sfondo di una Francia prerivoluzionaria il protagonista ci accompagna in un universo insolito ma allo stesso tempo familiare popolato di puzze, tanfi,sentori e profumi. L'ossessione di Jean-Baptiste di essere amato dagli uomini , che lo temono in quanto diverso ,lo porta ad infrangere piu' di una volta il quinto comandamento. Uccide per rubare alle sue vittime l'essenza della fascinazione. Lo scopo verra' raggiunto con successo. Sara' amato !
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Indimenticabile
“Nell’estate del 1963 io mi innamorai e mio padre morì annegato.”
Non è il finale, come si potrebbe supporre, ma l’incipit, tagliente e maestoso, che racconta in poche parole la trama del romanzo, che si dipanerà come una delicata e allo stesso tempo morbosa ragnatela di storie d’amore.
Indimenticabili i personaggi: il giovane e innocente Michael, il fantastico e affascinante padre Peter, la piccola "principessa diabolica" Zina. Ma è soprattutto il mare, presente in ogni pagina, il vero protagonista assoluto delle vicende. E sarà proprio quest'ultimo, adorato dai tre, a strappare ai due ragazzi rispettivamente il padre e l'amante. Simmons scrive un racconto triste e cinico allo stesso tempo, un triangolo amoroso in cui il protagonista adolescente è costretto a scontrarsi con una realtà durissima, rappresentata non tanto da un amore corrisposto solo a metà, ma dalla ferita che più brucia: il tradimento subito dal padre che si allontana da lui per inseguire una giovinezza che si è lasciato alle spalle. Bella e curata la copertina, con una foto di Herbert List del 1958. Buona lettura:)
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istantanee di sofferenza
Istantanee di sofferenza di un emarginato che descrive il suo personale calvario raggiunto dopo lunghe tappe tumultuose e violente. Il tocco ironico riesce ad alleggerire tutti i momenti più crudi.
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Una raccolta di realtà, sogni e magia
Per chi è scritto questo libro?
Per chi cerca un libro diverso.
Per chi vuole sentirsi raccontare qualcosa di insolito, con parole e sensazioni insolite.
Per chi ama la narrazione che è quasi poesia e le descrizioni a mezzo tra la verità piu' cruda ed il sogno.
Per chi non ha paura di sperimentare.
'La corte dei miracoli' e' un libro molto leggero, si compone di poco piu' di cinquanta pagine, ognuna contenente un brevissimo racconto, quasi una fotografia, che ritrae personaggi diversi, scorci diversi di una città popolata da fantasmi, poveri, demoni e santi.
Non ci sono riferimenti geografici, non ci sono nomi neè date: tutto viene lasciato sospeso in un'epoca senza tempo, in un limbo tra veglia e sogno, dove non si capisce mai quale sia davvero il confine tra cio' che l'autore descrive e cio' che invece immagina, tra cio' che vive e vede, e cio' che invece immagina soltanto.
E' questa una scelta deliberata, risulta chiaro sin dalla prima rapida scorsa alle storie: tutte sono studiate per lasciare quel mistero, quell'alone di magia che le avvicina alle favole, elevandole a poesia anche quando si ispirano a realtà di decadenza e bassezza morale.
Il soggetto narrante è l'autore stesso, che racconta in ogni pagina qualcosa che ha visto: di lui si scopre tuttavia ben poco, nonostante questo. La narrazione è oggettiva, infiorata di ritocchi ed accorgimenti tecnici e metrici (ad esempio, ogni racconto termina con due versi conclusivi) ma quasi mai estesa fino ai sentimenti dell'io narrante.
Questo e' un testo che va trattato piu' come una raccolta di poesie che come narrativa.
Come in copertina ci viene consigliato, è un libro da tenersi vicino, magari mentre si viaggia, da cui assaporare un paio di pagine alla volta, con il giusto tempo per goderne e senza leggere di filato tutto fino in fondo. Vanno apprezzati i termini, la costruzione spesso ricercata, spesso inusuale delle frasi e dei paragrafi, che tende, come tutto, a emozionare, toccare, comunicare le emozioni nel modo piu' forte possibile.
Di particolare rilevanza, nell'insieme dei racconti brevi, sono a mio avviso "L'ultimo bacio" e "La corte dei miracoli"( che da il titolo alla raccolta): costituiscono il primo e l'ultimo elemento del libro e sono dotati di una forza evocativa e di un repertorio d'immagini di rara forza e espressività.
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anima violata
tutto da rileggere per la sua piacevolezza e pronfonda umanita e sensibilità femminile
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Che bella famiglia!
Assolutamente divertente! Si inizia seguendo il protagonista, appena sposato con la sua dolce metà, e il suo incontro con i primi cani che popoleranno la vita della coppia. Poi ai cani si susseguono gatti, conigli, canarini e addirittura cinghiali... e ancora cani! Il tutto raccontato in uno stile spassosissimo. I veri protagonisti sono gli animali: ognuno con il proprio carattere e tutte le avventure in cui ha coinvolto la simpaticissima famiglia di cui parla il romanzo. Si ride e qualche volta ci si commuove, ma soprattutto si gusta quanto sia speciale il rapporto tra l'uomo e il suo cane.
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Geniale
In assoluto uno dei migliori libri che abbia mai letto. Scorrevole, "stiloso", affascinante, solido, genialmente incomprensibile a tratti. Non saprei che aggiungere. L'ho letto in due giorni, ma lo si può benissimo fare in un solo pomeriggio. Perchè Bastogne non ti lascia il tempo di riflettere... ti cattura al punto che proprio non riesci a staccare gli occhi da quelle pagine. Bellissimo.
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Delizioso
Delizioso il libretto pubblicato da Archinto nel luglio 2007, "Dei gatti e degli uomini", di Patricia Highsmith.Una dimostrazione di come la grande letteratura appaia spesso semplice, anche quando dietro c'è un lavoro di disciplina, dedizione, umiltà e studio. Tre piccoli racconti-capolavoro. Da gustare quando fuori nevica (e anche se c'è il sole)
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Un gran libro
Se si vuole tentare di capire cosa significa cultura mafiosa (o camorristica o simili) non si può non leggere Sciascia e soprattutto questo libretto. quando si parla di "cultura" non se ne da una accezione positiva o negativa, in questo caso, ma si cerca di descrivere un modo quotidiano di vivere, di comportarsi, di chiaccherare, di guardare gli altri, di suggerire, di cucinare, di prendere il caffè, di andare dal barbiere. ci sono luoghi comuni sulla mafia, sulle cupole, che in tanti assumiamo come verosimili, ma in pochi comprendiamo il radicamento di questa "cultura" nel vivere delle persone. a pensarci bene è estremamente tragico, perchè si comincia a immaginare che non bastano (quando ci sono) magistrati perbene, eroi che si sacrificano come falcone, borsellino e tantissimi altri, poliziotti in gamba e uno stato presente. perchè è un modo di essere sedimentato nei secoli, e viene quasi da pensare che il sacrificio e la morte di tante persone oneste siano inutili. un gran libro.
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Di cosa parliamo quando parliamo di felicità
Credo che sia un libro fondamentale per chi vuole provare a comprendere l'oggi e a immaginare il domani. De Biase ci porta per mano, lungo pagine impegnative, a volte complesse, ma non eccede mai in tecnicismi. Si sforza, e riesce, di essere divulgativo e chiaro, quando ci racconta di teorie economiche, quando si addentra nel penseiro moderno e nella teoria della complessità. Riesce ad affascinare il lettore medio come me.
Ci parla del tempo, come risorsa scarsa e come ricchezza, quando lo si dedica gratis alle relazioni con le persone.
Ci racconta dei nuovi media, di quello che succede in internet, nella blogosfera e nei social network, nei media orizzontali in genere, senza neointegralismi tecnologici e senza nascondere il male che ci si può trovare.
Articola con razionalità i motivi che conducono alla insufficienza delle tradizionali teorie economiche, portandoci sempre dal punto di vista dell'uomo e del suo essere persona.
E' un libro umanista, nel suo senso migliore e più sano. Perchè dice con chiarezza che la felicità non sta nella crescita economica infinita, tra l'altro assurda e insostenibile. Ma sta nella conoscenza, nello scambio, reciproco e gratuito, di informazioni, nella qualità e nel tempo che si dedica alla relazione tra le persone (non consumatori, non clienti, ma persone).
Insiste, e a ragione, sul ruolo dei media tradizionali, e offre prospettive di integrazione proficua e positiva, tra media verticali, media orizzontali. Sulla generazione di senso.
La felicità sta, potenzialmente, in una cultura "che sappia valorizzare l'elemento qualitativo nell'attività umana...Ci vuole senso. Ci vuole una direzione verso la quale andare. Ci vogliono valori. Senza valori non si può essere felici"
Nel mio piccolo, ho sempre pensato che la felicità sia il tempo che dedico alle cose che amo: fare il lavoro che mi piace (scrivere), i figli, gli amici, e le persone che conosco e che arricchiscono la mia vita, gli argomenti di discussione che mi stimolano, la fotografia. Ho studiato economia, ma i numeri, e i soldi, non mi hanno mai entusiasmato.
Ora ho capito qualcosa di più, di quel che pensavo. Spero di poter vedere, e vivere, dentro una repubblica delle idee.
Un difetto? Beh, è veramente impegnativo, quasi da addetti ai lavori. Ma non facciamoci spaventare: la conoscenza, il progredire, richiedono impegno.
Per approfondire? Werner Sombart "Il Borghese. Lo sviluppo e le fonti dello spirito capitalistico". Longanesi
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un libro che dice la verità
Ho comprato questo libro per caso, consigliato da un amico e ne sono rimasto profondamente colpito. In un'ora e mezza di esercizi in una palestra "vip" di Milano l'autore ripercorre storie, immagini, incontri in un libero flusso di coscienza la cui guida è l'ossessione per la perfezione del corpo e il sesso. Ma il libro non è solo questo è un modo di pensare, uno stile di vita sincero, anarchico, libero da tutto, spesso scomodo e scorretto.
Un fiume di pensieri, una polemica contro chi ci governa, contro chi guida imprese, mezzi di comunicazione e leader, davvero un romanzo sincero come non ne leggevo da anni che nel clima postelettorale trova conferma di tante cose (purtroppo) nella realtà di tutti i giorni.
All'inizio non capivo la rabbia e la forza del libro ma ora tutto trova un senso, ed è bello quando un libro trova una "collocazione", un riscontro in quello che ci circonda.
Un libro che può essere apprezzato o meno ma che sicuramente dice le cose come stanno, senza timori, senza censure.
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Il mondo senza di noi
Libro piacevolissimo per un verso e tremendo per un altro. Tutti quelli che pensano o credono che basti una giornata di sole e cielo terso per essere in un mondo INCONTAMINATO e pulito, dovrebbero leggere e rileggere quelle pagine in cui si parla dei danni che abbiamo fatto coscientemente o meno anche solo esportando piante e vegetali da un continente all'altro. E questo è nulla...
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Scarpe italiane
Fredrik Welin è il protagonista di questo romanzo. Un uomo schivo e solitario, che ha trovato rifugio in una sperduta isola svedese, dopo aver interrotto la sua carriera medica. E' un uomo che per ricordare a se stesso di essere vivo, e forse anche per punirsi, scava ogni mattina un foro nel ghiaccio e si immerge nelle acque gelide. L'arrivo di Harriet, una donna che aveva amato in gioventù e abbandonato senza spiegazioni, sconvolge la sua vita. A trentasette anni dalla loro separazione, lei vuole che Welin mantenga un'antica promessa. Inizia così un viaggio pieno di incontri sorprendenti, verità celate e insospettate. E' un romanzo d'amore poco romantico, avvincente come un giallo, incentrato sull’incapacità di riconoscere il valore dei sentimenti nel momento in cui li viviamo. Alla fine del libro Fredrik, sarà un uomo nuovo, capace di affrontare le proprie colpe, pagando il prezzo che c’è da pagare. Buona lettura:)
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Ha ragione l'autore
Non sono in accordo con la recensione di Montagnoli per quanto riguarda le motivazioni del "silenzio" su Hikmet. Credo abbia proprio ragione l'autore: non esiste nessun libro di critica poetica che parli anche solo delle poesie d'amore che sono un long-seller universale, figuriamoci quindi di quelle rivoluzionarie (adatte al contesto e all'epoca!) che sono state tradotte in piccolissima parte. Persino nei libri di storia letteraria della Turchia o nelle antologie dei più grandi poeti del '900 Hikmet letteralmente NON ESISTE. Se non è censura questa...
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PRIMA DI SPARIRE
Ho letto il libro e l'ho trovato molto vero.Covacich ha la capacita di mettere su carta quanto realmente provato nel suo vissuto.Diventa così molto intenso il susseguirsi di descrizioni degli stati d'animo che contrastanti albergano in noi nelle pieghe dei sentimenti.Ne salta fuori la certezza che siamo uomini di fortissime debolezze e contrasti, ma che in definitiva questo siamo e nessuno puo' dirsi immune.E' sicuramente un racconto sofferto anche se con pagine e tratti di descrizioni "buffe" ma reali di quel che di surreale ci porta il vivere quotidiano.Il contrasto nelle diversita' tra Roma Pordenone Trieste fa della geografia molto piu' di un'idea e le storie che si intrecciano su piu' piani parlano della ricerca di ritrovarsi nella riscoperta di sentimenti che porteranno con se momenti di gioia ed anche profondo dolore.
Un racconto, che come sottolinea bene l'autore, resta il suo punto di vista sui ricordi di una parte di vita e quindi non la pretesa di una verita' assoluta, quella che magari inconsciamente pensava di poter scrivere in maniera "univoca".Manca a mio modo di vedere il contraltare della visione dell'altro, del mondo delle donne coinvolte, ma ci sono stati regalati gli occhi, le emozioni, ed i pensieri di un uomo che tutto ha provato a fare tranne assolversi agli occhi del mondo, consapevole in fondo che i sentimenti d'amore, se veri e sentiti, si portano dietro conseguenze, ma non hanno di fatto colpe.Un racconto di cronaca di cio' che ci succede allorche' un amore nasce dovo un altro tramonta.Senza idillio e senza edulcorare ancun risvolto.Poi come sempre a mio avviso, sono i libri che leggono noi, e non noi che leggiamo i libri, così risultera' assolutamente personale il senso delle parole attraverso il proprio vissuto; l'esperienza di sentire queste pagine di libro, piu' che di leggerle resta a mio avviso, il maggior merito da riportare all'autore protagonista.
Giulio Buttazzoni
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Come Indiana Jones...
1923. Elvira Aranda, pittrice spagnola ma d’adozione francese, parte per la Cina a bordo di un postale a vapore, per andare a recuperare il cadavere del marito Remy , ricco industriale della seta assassinato in circostanze misteriose a Shangai dove era andato ad abitare, vent’anni prima, per amministrare le filande di famiglia. La accompagna l’indolente e corpulenta nipote Fernanda, adolescente rimasta orfana di entrambi i genitori ed affidata alla zia. Qui, Elvira scoprirà che il marito, dedito all’oppio e alla frequentazione di bordelli e sale da gioco, le ha lasciato in eredità solo una incommensurabile somma di debiti. All’Ambasciata spagnola in Cina, Elvira incontra un singolare giornalista irlandese, Patrick Tichborne che, informandola sulla realtà dei fatti manifestatisi intorno all’omicidio del marito, la mette in contatto con l’anziano antiquario Lao Jiang, amico di Remy. La soluzione di tutti i problemi di Elvira sarà quella di trovare dentro la casa appartenuta al marito un prezioso cofanetto, “ lo scrigno delle cento gioie”, oggetto che suscita l’interesse della mafia cinese locale, la cosiddetta Banda Verde, ma anche quello dei servizi segreti imperiali, del Kuomingtang e dei Giapponesi in piena mira espansionistica. Elvira trova l’oggetto conteso, la soluzione dei cui enigmi, porterà dopo un lungo viaggio di ricerca, alla scoperta della tomba del Primo Imperatore, in un luogo traboccante di straordinarie ricchezze. Insieme a Elvira, Patrick e Lao Jiang partono per questa missione segreta e pericolosa, Biao un intelligentissimo orfano cinese e il monaco taoista Giada Rossa, esperto di arti marziali e dotato anche di una sconfinata conoscenza e di un’innata saggezza. L’ambientazione è sicuramente ricca di fascino, il contesto storico e leggendario attendibile. E’ il disegno di un viaggio che ci porta a conoscere tradizioni cinesi antiche, come il Taoismo, il Feng Shui, il Tai Chi . E’ l’affiancato percorso di due culture, quella occidentale e quella orientale che, dopo un inizio intriso di diffidenza, si compenetrano e si comprendono, si rispettano. Ma è anche un cammino di rinnovamento e di radicale trasformazione interiore che, coinvolgendo tutti i personaggi, li guida verso il finale, intimamente differenti rispetto al momento della loro partenza. Nonostante queste note altamente positive, il libro manca di mordente, non trascina. C’è una certa insipidità di fondo nelle vicende narrate anche se condite qua e là con gradevoli pillole di saggezza e la storia si rivela capace di evaporare velocemente dalla mente del lettore senza lasciare apprezzabili tracce.
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Il Dio di Michelangelo e la barba di Darwin
Un libro piacevolissimo che si divora tutto d'un fiato, quindi brava la Sig.ra Alberoni.
Oltretutto lascia un impronta di positività oramai perduta da tempo che fa sperare le generazioni più giovani e non solo. Trovo che dovrebbe essere rimpiazzato nei programmi didattici delle scuole al posto delle ben note teorie sull'evoluzionismo e la discendenza umana dalla scimmia.Qui non si tratta di voler sognare un mondo migliore, ma di difenderlo a tutti i costi.
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memorabile
Gran bel romanzo. Giapponese? Di orientale nel libro c’è solo il cibo mentre il giovane Toru è completamente imbevuto di cultura occidentale, a partire dai Beatles . Watanabe, novello Holden,
percorre la sua giovinezza costantemente in bilico tra incanto e disincanto, vita e morte, azione e rassegnazione , nella sostanza incapace di comunicare con le due donne della sua vita, in una tensione lirica in cui manca completamente il sentimento giovanile della ribellione e della rabbia.
Watanabe, per la sua età, è un atarassico saggio ed il suo stupore è anche quello del lettore.
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L'ultimo Niffoi
L’ultimo sogno. L’ultimo delirio. L’ultimo amplesso. Con questo romanzo Niffoi disegna l’ultimo racconto ambientato nella sua Sardegna. In effetti nel suo ultimo libro la Sardegna è il regno di Degnasàr. Un luogo quindi distorto, fuori dal tempo, segnato da una lunghissima siccità che ingurgita ogni incubo e inaridisce tutte le fonti. La fonte da cui aveva attinto anche lui per disegnare quei personaggi che ormai non sono altro che scheletri che vagano in un paesaggio desolato. Chi può salvare quel mondo ormai alla fine della sua storia, ormai impotente e assetato, condannato alla pazzia della perdizione? Un colombaccio porta un messaggio a 5 donne che potranno salvare il mondo! Filò la puttana del paese di Pirocha, che aveva venduto la sua verginità per un paio di scarpe, è una prescelta. La pioggia tanto invocata finalmente arriva. Quella pioggia ridona un po’ di felicità, di speranza. Ma per un breve tempo. La pioggia è in realtà un diluvio che sommerge tutto. Solo le 5 donne, confermano la profezia e riescono ad arrivare al monastero di Taladdari e si salvano. Per loro inizia una nuova vita. Una vita quasi perfetta. In armonia con la natura. Ma solo quella buona. Quella che dà ispirazione, avvicina al cielo, e allontana i bassi istinti. Cristallizza quel mondo incantato sospeso nel nulla. Ma non può durare. Arriva la primavera e con essa le donne scoprono una natura diversa, maligna, che ha le sembianze di Criccheddu Mallone. Risorto dal peccato della sua misera vita precedente. Forse capace di fecondare quel mondo che oramai si avvicina la fine. Ci riuscirà? CHI VUOLE LEGGERE IL LIBRO SI FERMI QUA’! Ma il seme di Criccheddu è malato. Nonostante tutti i tentativi di redenzione il ventre delle 5 donne, che non sono altro che le muse ispiratrici di Niffoi, non viene fecondato. Quel mondo è definitivamente condannato. Criccheddu lo capisce e si toglierà la vita buttandosi in un pozzo attaccato ad un aratro, trascinato nel buio eterno dell’infertilità. Esdra, Nina, Frisia, Marta periranno dopo atroci supplizi. Filò, l’unica sopravvissuta, ammirerà quel mondo incantato fino alla fine. Riacquisterà quella purezza che aveva perso in giovinezza. La neve arriva a coprire tutto. La neve bianca come un foglio bianco. Il primo mondo di Niffoi è finito insieme a Filò. Aspettiamo gli altri.
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fra il cuore e le stelle
IL ROMANZO SI BASA SUL PROGRAMMA TELEVISIVO AMICI, QUINDI NON DOVREBBE ESSERE PIACEVOLE PER CHI DETESTA LA TELEVISIONE.PER ESEMPIO IO NON L'HO GRADITO PARTICOLARMENTE, ANZI MI è SEMBRATO UGUALE AL ROMANZO CHE LO HA PRECEDUTO: A UN PASSO DAL SOGNO.
QUESTO,PERò, NON DEVE DISSUADERE DAL LEGGERE IL LIBRO,POICHè I CONCETTI, O PER MEGLIO DIRE I VALORI, SONO COMUNQUE INTERESSANTI.
TRA QUESTI C'è LA VOGLIA DEI RAGAZZI DI AVERE SUCESSO, MA SOPRATTUTO IL RUOLO DELL' AMORE NELLA SOCIETà IN CUI è UNA GRANDE CARRIERA è LA COSA MIGLIORE CHE SI POSSA RAGGIUNGERE.
QUESTO ROMANZO è CONSIGLIATO SOPRATTUTTO AI GIOVANI CHE CERTAMENTE SI RICONOSCERANNO IN ESSO E NE APPREZZERANNO IL CONTENUTO.
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Dio non ha la barba
Il titolo può far sorridere, ma questo saggio di Gianluca Ferrara non ne ha assolutamente l’intenzione, anzi è un’opera in cui la serietà deriva dalla presa di coscienza sul perché dell’esistenza.
Preceduto da una bellissima introduzione di Padre Alex Zanotelli, che consiglio di leggere per apprezzare le pagine successive, è un libro indirizzato ai credenti di qualsiasi confessione, ai non credenti, agli atei e perfino agli agnostici.
Al riguardo, basti pensare che non c’è bisogno di essere un fervente cattolico per condividere quanto Ferrara espone con una scrittura semplice, ma efficace.
Diviso in brevi capitoli, affronta tutti i temi dell’esistenza, il perché siamo al mondo, il perché moriamo, tanto per citare gli argomenti più rilevanti.
Ci sono dei passi che potranno sembrare rivoluzionari, ma sono invece propri di chi crede nell’uomo e nel messaggio di Cristo. Mi riferisco all’immagine di una Chiesa della semplicità e della genuinità, che, come indicato da Padre Zanotelli, dovrebbe rinunciare a essere religione civile e diventare invece una coscienza critica per la società.
In questo saggio, al di là della profonda fede dell’autore, c’è una ricerca a tutto campo della spiritualità, con quel perseguire lo scopo di comprendere perché ci siamo e come dovrebbe essere l’umanità.
Le idee enunciate collimano quasi del tutto con le mie e soprattutto quel concetto di passaggio breve sulla terra dove, anziché azzuffarci, dovremmo darci una mano, perché il vero tempo è quello dell’eternità.
Quindi raccomando vivamente la lettura di queste pagine, non imperative, non categoriche, ma rette da una forza che sembra prorompere dall’anima.
E a proposito del titolo, il Dio con la barba, accigliato, vendicativo è quello creato dagli uomini, è il dio degli eserciti, dei potenti, dei padroni, degli affamatori, mentre quello glabro è il Dio che ha fatto dono all’umanità di esseri celestiali come Madre Teresa di Calcutta, Martin Luther King e Gandhi, tanto per citare i più noti, ma la lista comprende tutti quelli che calpestano il suolo del pianeta con l’animo puro e con la bontà del tutto disinteressata.
Non è un testo teologico e nemmeno religioso, è un volume la cui lettura, mano mano che procede, riesce a donare un senso di vitale e appagante serenità.
Un’ultima annotazione, doverosa, a riprova della coerenza dell’autore: i proventi della vendita saranno devoluti all’Associazione Tam Tam per Korogocho per il sostegno dei bambini della baraccopoli che, per attutire la fame, sniffano la colla.
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un genere nuovo
non è solo un romanzo storico, non è solo un giallo... ma c'è la storia, c'è il morto, c'è l'assassino d scoprire e una storia da ripassare. fantasiosa la struttura, intrigante la lettura.
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L'illusione di Dio
Dubito che un credente possa davvero aprirsi ad un pensiero così profondo eppure lineare come quello descritto in questo libro. E' più facile lo rigetti col solito atteggiamento infantile di chi vuol vedere solo ciò che gli conviene. Lodevole, ma a mio avviso invano, quindi, il tentativo di dialogare con chi ha barricato la propria forma mentis cercando non di demonizzare l'inganno psicologico della religione, bensì d'illustrarlo per comprenderlo da un punto di vista scientifico e successivamente controllarlo.
Il mondo illustrato da Dawkins è tanto sconvolgente quanto inevitabilmente vero. Sentirsi vittime indifese della propria chimica cerebrale non è bello per nessuno, tuttavia trovare che non valga la pena viverci significa non averlo compreso: si può accettare la verità sulla natura e godere delle piacevolezze della vita senza amici immaginari.
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Gino Spazzino
Recensione di Francesca Marini (in occasione della presentazione del volume presso il centro di cultura L'Agave di Chiavari)
Una favola, evidente l’ispirazione al Piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, scritta a caratteri grandi per essere letta dai bambini e dai nonni. Si legge d’un fiato, poi si rilegge, perché ci sono passi, argomenti inconsueti nella letteratura di oggi.
E’ una favola alla rovescia. Oggi il mito è un calciatore, una star, non uno spazzino, una persona comune, marginale. Va di moda, anche nelle favole, lo “schifo”, il ributtante. Oggi non si canta più, ci sono gli strumenti elettronici che cantano.
Gino invece lavora con gioia, ha il senso dell’ordine e del dovere. Canta perché si sente gioioso e libero. Discorre con le persone, cura i rapporti umani. Lotta a suo modo, col suo lavoro oscuro, contro l’immondizia del cuore. Gino sa ancora meravigliarsi: la rassegnazione è il più triste dei mali, dice il folletto.
Tra i personaggi della favola c’è infatti un folletto che viene ad aiutarlo, c’è una ramazza normale (non la scopa delle streghe, ma un mezzo per ridare luce al mondo), ci sono le fusa del gatto Elia (non il gatto della magia nera e del malaugurio, ma il gatto della tranquillità domestica), c’è il gabbiano Jack (simbolo di forza, libertà, volare alto, vivere lo spazio infinito, il creato).
Il gabbiano porta in volo sulla sua groppa lo spazzino e su in alto tra cielo e terra incontrano il sorriso di Dio. E’ questo l’ultimo elemento, per una magia che si realizza nell’uomo, non nella ramazza.
Interviene l’autore Francesco Moggia, il quale afferma che questa è una favola messaggio, un messaggio di valori: semplicità, umiltà, fare bene il proprio lavoro, contro i controvalori della concorrenza e dell’egoismo. Un libro che ai bambini pone domande, da fare ai grandi.
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Quando la saggezza viene considerata pazzia
Legato alla sua terra, alla vita delle piccole realtà prevalentemente rurali, Valentino Rocchi riesce a costruire storie che avvincono, che mantengono interessato il lettore dalla prima all’ultima pagina.
E così non c’è da stupirsi se La saggezza di Toni mi ha imposto, ossessivamente, di accelerare i tempi di lettura per giungere al termine, soddisfatto certamente, ma anche con il dispiacere che tutto fosse finito.
Ho allora preferito intraprendere una seconda rilettura per soffermarmi su parti di autentico interesse letterario. Non mi riferisco alle descrizione dei luoghi, alla caratterizzazione dei personaggi o alla capacità di ricreare atmosfere, tutte peculiarità dell’autore che ho già piacevolmente sperimentato negli altri suoi testi che ho avuto il piacere di leggere (La Magìa del Fuoco, L’eredità di Venanzio e Gli uomini di Bluma). Eppure quest’arte di far sapientemente immaginare figure, luoghi e situazioni non è certamente comune, tanto più che non è realizzata in modo lezioso, ma con progressivi aggiustamenti, talvolta anche solo con poche parole, studiate, ricercate e messe lì al momento giusto.
In realtà mi riferisco a qualche cosa d’altro, vale a dire alla tematica di questo romanzo, imperniato su due personaggi a dir poco particolari.
Toni è conosciuto dalla gente del posto come uno un po’ strano, un ragazzo che è stato in manicomio e da cui è uscito con una diagnosi di pazzia solo perché ha avuto il coraggio e la forza di reagire alle angherie di un’insegnante, senza peraltro che gli abbia torto un capello. In effetti è normalissimo, un po’ chiuso, ma perché si è proposto di tenere dentro di sé qualsiasi cosa, ogni offesa, senza mai reagire. E’ intelligente, mite e capace, eppure quel breve internamento è stato sufficiente perché il paese lo consideri come il matto. Il suo amico più fidato, Paolone, è un soggetto un po’ strambo, ma pure lui, per quanto frequentemente ricoverato nell’ospedale psichiatrico per motivi di opportunità familiare, non è un pazzo, anzi è una pasta d’uomo.
Allora, se le cose stanno così, com’è possibile definire il concetto di pazzia? Non è forse perché tutto ciò che viene compiuto in difformità delle abitudini di una comunità deve essere esecrato, bollato con il marchio infamante della malattia mentale?
Sono le domande che si pone Valentino Rocchi, delineando due protagonisti di naturale simpatia, prodigandosi a mostrarceli con gli occhi di chi è al di fuori di quell’ambiente che non li respinge, ma nemmeno li accoglie.
La sua è una fine analisi sociologica, che porta alla conclusione che il senso comune prevale su quelle che sono le opinioni dei singoli, una forza aberrante che ha la stessa potenza della maldicenza.
Eppure se ci sono due uomini degni di chiamarsi tali, in un periodo buio come gli ultimi mesi di guerra, sono proprio loro, Toni e Paolone, che vedono, avvertono, si prodigano in silenzio per aiutare chi ha bisogno. Quasi respinti dalla loro comunità, ne entrano a far parte di diritto per la capacità di andare oltre i luoghi comuni, per quella loro individualità sorda a qualsiasi chiacchiera.
La storia ha un lieto fine a metà, perché uno dei due non ce la farà a rientrare da vivo nella piccola società del borgo, ma la sua morte avrà un altissimo significato, tale da riabilitarlo agli occhi di tutti.
In questo romanzo, inoltre, c’è un’ulteriore novità, costituita dall’ingresso dell’erotismo nella tematica usuale di Rocchi. E’ un terreno pericoloso e difficile, che può portare all’ilarità e anche al disgusto, ma è proprio in questo campo che si può vedere la maturità e la capacità dell’autore.
Con Rocchi c’è prima di tutto l’amore e poi l’erotismo, ma con descrizioni di rapporti fra i veli, in cui si vede e non si vede, in cui si lascia intendere e non si dice, dove il rispetto per i protagonisti e il lettore è attuato con pudore e non con compiacimento. La mano è sempre leggera e così chi legge può vedere come vuole, può intendere secondo il suo sentire, senza la minima forzatura e, soprattutto, con dolcezza.
La saggezza di Toni è un gran bel romanzo, forse il migliore fra quelli che ho letto di Valentino Rocchi.
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L'eredità di Venanzio, di Valentino Rocchi;<br />
Gli uomini di Bluma, di Valentino Rocchi.
dovete leggerlo
Dovete leggerlo tutti, è un romazo che fa riflettere. Vi cambia la vita, cambierà il vostro modo di guardare il mondo e gli altri.
La realtà estrema descritta da McCarthy è terribile, angosciante, senza tregua. Inizialmente volevo solo finire il romanzo nel più breve tempo possibile e togliermi l'angoscia e l'ansia che mi trasmetteva.
Quando ho terminato la lettura ho però quasi sperato di essere io stesso dentro quel mondo bruciato, distrutto. In quel deserto di vita emerge infatti un amore incredibile, puro, introvabile nella nosta vita. Emerge una essenzialità, una riscoperta delle uniche vere cose importanti. Adesso guardo il mondo e penso che siamo tutti terribilmente superficiali. Penso che ci farebbe bene assaporare, per un tempo breve magaari, la strada di McCarthy.
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Interessante esordio ...
Un romanzo che si legge davvero bene grazie allo stile narrativo scorrevole e capace. Linguisticamente interessante per quei termini prelevati dal mondo scientifico ma trasposti nella narrazione con sensibilità e grande pertinenza. Certo i protagonisti mi sembrano condannati all'infelicità non tanto per quanto gli accade ma per scelta: non riescono a godere di niente! Come se l'autore li avesse intrappolati in un destino senza vie di uscita. Interessante esordio per Paolo Giordano
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L'illusione di Dio. Le ragioni per non credere
un libro che dovrebbe essere regalato ad ogni giovane uomo che si affaccia alla età adulta perchè possa fare le sue scelte esistenziali in piena autonomia con la coscienza di aver esplorato tutti i punti di vista e con la piena conoscenza dei fatti e (mis)fatti che sono alla origine delle costruzioni religiose di tutte le società
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Ottimo servizio e libri nuovi EINAUDI E MONDADORI
Ottimo servizio e libri nuovi EINAUDI E MONDADORI al 50 % di sconto.Tra cui premi nobel come Coetzee!
"Camilleri doc"
Su un terreno nei dintorni di Vigata, buono solo per ricavarne creta per i vasai, viene trovato il cadavere di un uomo, squartato e chiuso in un sacco. Non si sa chi sia lo sconosciuto, ma nel frattempo una donna del paese denuncia la scomparsa del marito, un colombiano di origini siciliane. E' questa l'ambientazione della nuova avventura poliziesca del commissario Salvo Montalbano. Il libro è scritto con la maestria di sempre, arricchito da minuscoli dipinti di storia popolare, un romanzo che non delude, che contiene espedienti narrativi capaci di rivelare tutto il genio di un grande scrittore. L'inchiesta poliziesca è attenta alle vicende del presente, con pungenti e ironici riferimenti all'Italia dei nostri giorni, ma è un libro attento anche al valore dell'amicizia e ai rapporti interpersonali. Forse il vero leitmotiv di questa storia è il tradimento. Tradimento fisico e morale, la paura da parte del Commissario, di aver mal interpretato o ferito i sentimenti di persone amiche senza la consapevolezza di averlo fatto. Un Montalbano più introspettivo e pacato, che prende coscienza dei suoi limiti non più con "raggia" ma con malinconica rassegnazione. Un'unica cosa non cambia per Montalbano, ed è il guizzo mentale, che lo porta ad unire i dettagli più insignificanti fino ad arrivare alla soluzione finale.
Buona lettura:)
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Come Dio Comanda
Un periscopio dell’anima puntato su un quartetto simbolo del degrado social-provinciale. Questo Ammaniti deve aver molto amato il Riccetto di Pasolini come pure la buonanima di Bukowski, perché in Come Dio Comanda il periscopio è gestito sapientemente con occhio clinico ma mai cinico: lontano da logiche morali (ecco perché ricorda Compagni di Sbronze) indaga sulle cause e concause di destini irreversibilmente lesi. Così il violento e alcolizzato Rino Zegna ama suo figlio, di un amore incondizionato e ne è ricambiato con l’intensità che solo la solitudine dei disperati solleva; e Danilo ama sua moglie e l’idea di redenzione ad una nuova vita a costo della vita stessa e il “mostro” Quattro Formaggi ama Fabiana e l’idea di un amore tutto suo, fino ad ucciderla. Amori imperfetti e bastardi, dettati da un destino superiore, un “Dio superiore”. Non è una società da mulino bianco questa provincia di Ammaniti né la sede di una sunshine family. Sporcizia, violenza, disoccupazione, ostinata sopravvivenza. Eppure, come già ci aveva insegnato Pasolini, c’è poesia – ed ancor più sublime – negli emarginati, nei diversi, nei peccatori, nei reietti e c’è perdono ... anche per gli assassini.
Da leggere.
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Ragazzi di Vita di Pasolini
la bambina che non esisteva
non è il solito pianto tragico delle donne islamiche che involontariamente si ripete in molti libri sul genere
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