Open. La mia storia
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IL TENNIS NON E' FATTO PER GENTE EQUILIBRATA
Ho spesso pensato che i grandi campioni di tennis possiedano una specifica nota di orginalità nel carattere che li rende bizzarri, stravaganti ed estremi. Un po' come gli Dei dell'Olimpo, i vari Borg, Connors, McEnroe, Lendl, Becker, Nadal e tanti altri che li hanno preceduti o seguiti mostrano spesso un lato abnorme della personalità che li fa apparire quasi caricature. Chi esageratamente paziente, chi meticoloso a livelli paranoici, chi irruente, irascibile o persino rabbioso, chi volitivo, inflessibile ed indomabile, chi coraggioso e spregiudicato. Oggi che l'elemento professionale ed atletico è diventato piu' determinante, queste riflessioni suonano forse un pò meno vere, ma col beneficio delle generalizzazioni un po' ardite mi sentirei di affermare che il tennis non e' fatto per gente equilibrata.
Perchè tutto ciò accada nel tennis più che in altri sports non e' facile a spiegarsi. Un incontro di tennis è sfida tra singoli individui prima ancora che fatto atletico. Tuttavia, a differenza di altre discipline sportive, il tennis non prevede contatto. Gli sfidanti sono separati da una rete e questa separazione rende la sfida più psicologica e mentale che fisica. Chi voglia emergere deve possedere una determinazione speciale e vien da pensare che individui in cui un singolo aspetto caratteriale risulti predominante e caratterizzante, abbiano maggior predisposizione a resistere alla pressione psicologica dell'incontro.
Mi sono avvicinato a questa troppo celebrata autobiografia di Agassi con curiosità. Agassi rientra a pieno titolo nel novero dei grandi e stravaganti campioni del passato e da appassionato di tennis mi intrigava scoprire qualcosa di più di quella contorta personalità.
Detto che il valore letterario del libro è pressochè nullo, occorre ammettere che la storia in sè e la sincerità quasi infantile del racconto finiscono per coinvolgere il lettore. Degno rappresentante di questo Olimpo, la caratteristica prevalente in Agassi è una esasperata emotività che lo spinge sempre e comunque all'eccesso. La sua storia personale è un susseguirsi di sbalzi umorali con continui alti e bassi che lo proiettano continuamente sulle montagne russe tra momenti esaltanti e crisi profonde. Spacca racchette, piange, gioisce e si dispera, esibisce improbabili punk look , odia e ama, fugge e ritorna ... che si faccia di allucinogeni, si improvvisi asceta o si sdilinquisca coi figli, Agassi è sempre e comunque sopra le righe. Eppure questa natura umorale gli ha consentito di essere tra i più longevi tennisti della storia, più volte al vertice del ranking e con una impressionante sequenza di trionfi nei principali Major.
La parte migliore del libro è senz'altro quella dedicata all'infanzia. L'immagine del ragazzino che si allena sotto gli occhi del padre despota e paranoico, in uno sperduto campo da tennis nel bel mezzo del deserto attorno a Las Vegas e con un dannato robot sparapalle che lo bersaglia senza tregua è di quelle che non si dimenticano.
Il resto e' tutto uno sfibrante susseguirsi di trionfi eclatanti ed insuccessi devastanti sul lato sportivo e di incontri salvifici ed abbandoni dolorosi sul lato umano.
Tutto sincero? Io credo di si'
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Una splendida biografia
Devo confessare che in genere evito le biografie, non so neanche il motivo di questo snobismo ma per Open ho fatto un'eccezione e meno male che l'ho fatta.
Open è un libro stupendo!
Mi è piaciuto lo stile, la voce della narrazione che poi è quella di Agassi e del suo ghost writer (J.R. Moehringer) che ringrazia pubblicamente alla fine del libro e del quale si consiglia la lettura del libro vincitore del Pulitzer, "Il bar delle grandi speranze".
In particolare la Agassi racconta la sua vita e il suo rapporto con il tennis che come ormai è noto è stato abbastanza conflittuale. Parla di suo padre, personaggio da romanzo, delle sue più grandi partite e ovviamente dei suoi rivali su cui spicca Pete Sampras.
Una lettura coinvolgente, scorrevole e davvero bella.
Non una semplice cronaca di fatti ma un vero e proprio romanzo dove lo sport è solo uno dei temi affrontati.
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La TUA Storia
Andre Agassi
Open
La mia storia.
La TUA storia.
Non è una semplice biografia,
È una storia di vita, uno spunto di riflessione per la Tua.
È un libro che insegna, a lottare, partita dopo partita, Game dopo game, Punto dopo punto.
Sudare su ogni singolo scambio.
Entrare in simbiosi con Andrè:
“Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore...
Ma ciò che effettivamente faccio mi appare l’essenza della mia vita”
Come vale per la sua di vita vale anche per la tua.
Piangere ad ogni sconfitta per poi sentirsi il re del mondo quando vinci un torneo, raggiungi un traguardo.
E lui, Andre Agassi, vive tutto ciò in maniera esponenziale:
“Qualche giorno dopo, per motivi che mi sfuggono, la bella sensazione delle Olimpiadi è già svanita. Sono in campo a Cincinnati e sono fuori di testa. Giocando di nuovo per me stesso, spacco la racchetta in un accesso d’ira”.
Una biografia annoia ma questo, signori miei, è il libro che tutti dovrebbero leggere, per me è diventato un mantra.
Andrè non è un principe del tennis dal bianco vestito, è la Rock star del tennis. Lui gioca senza mutande perché porta fortuna, non ti insegna ad essere signorile ma che qualche volta può anche essere utile imbrogliare e perché no? Anche urlare parolacce.
Ed è per questo motivo che Agassi o lo ami o lo odi. Ma tutto questo non pregiudica la lettura del libro.
Ripeto non è un libro biografico ma una fantastica storia scritta da J. R. Moehringer, scrittore statunitense che ha vinto un premio Pulitzer.
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L'Axl Rose del tennis
Autobiografia ben scritta e dal "sapore vero".
Partiamo da un presupposto AMO Andrè Agassi perché mi ricorda di quando ero bambino, la sua è una delle figure più popolari della seconda parte degli anni '80 e dell'inizio dei '90.
Quando ero bambino Agassi era la "rockstar del tennis", l'Axl Rose della racchetta.
L'immagine che ho ancora scolpito nella mia mente è quella di lui con i capelli lunghi ed i Jeans tagliati.
Un tennista atipico, lontano dall'immagine stereotipata del tennista "sportivo nobile di bianco vestito".
Noi in strada giocavamo ad una specie di tennis sull'asfalto, con una rete fatta con la corda per stendere, ero solo un gioco, e tutti volevano essere Agassi. Io volevo essere Agassi.
Il libro in se vale tutti i soldi che costa, è scritto egregiamente (il ghost writer è J.R.Moehringer), si legge in un soffio, nonostante la mole, e lascia l'impressione di essere davvero sincero. Questo perché il protagonista non nasconde diverse ombre e verità scomode o vergognose.
La storia comincia dalla fine, Agassi è alla vigilia di quello che sarà il suo penultimo incontro, è un uomo maturo e profondo, ricco di contraddizioni e pieno di problemi fisici:
"Sono giovane, relativamente parlando. Trentasei
anni. Ma al risveglio me ne sento novantasei."
Ed anche:
"Di fronte allo specchio del bagno, asciugandomi,
fisso il mio viso. Gli occhi rossi, la barba grigia:
un viso completamente diverso da quello con
cui ho cominciato. Ma diverso anche da quello che
ho visto lo scorso anno nello stesso specchio. Chiunque
io sia, non sono il ragazzo che ha intrapreso
questa odissea. Non sono nemmeno l’uomo che,
tre mesi fa, ha annunciato che l’odissea era giunta
al termine. Sono come una racchetta da tennis
alla quale ho cambiato quattro volte l’impugnatura
e sette volte le corde: è esatto dire che è la stessa
racchetta?
Immediatamente ci rivela la più strana delle verità, la più incredibile delle sue certezze:
"Gioco a tennis per vivere,
anche se odio il tennis, lo odio di una passione
oscura e segreta, l’ho sempre odiato."
Alla fine dell'incontro Agassi, nello spogliatoio, semi-paralizzato dal dolore, ripensa alla sua vita, ed al suo tennis, che in fondo sono la stessa cosa, e così comincia a raccontarla.
L'infanzia con un padre che ha sempre creduto di poterlo trasformare in un campione, e che per questo gli ha rubato l'infanzia con allenamenti massacranti e mostruosi.
L'adolescenza nell'accademia Bollettieri dove è diventato un vero tennista e dove per sopravvivere ha imparato a "mostrarsi" ribelle.
Poi il passaggio alla vita da professionista.
I suoi mille incontri.
Le sue vittorie.
Le sue cadute.
Le sue risalite.
Ma sopratutto le sue sconfitte, tutte le sue dolorose sconfitte.
Il tutto condito dalle più grandi contraddizioni che si possano nascondere in una persona che è l'esatto contrario di quello che tutti credevano, ma che proprio per questo, alla fine del libro amo ancora di più.
Quindi grazie Andrè, grazie perchè mi hai deluso, nella tua più profonda umanità, ti sei reso più vero, più concreto e più lontano da quel Dio che noi ti credevamo. Con i tuoi difetti ora ti vedo molto più vicino e molto più amico.
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Il bar del tennis.
Premetto di non essere un super esperto di tennis (anche se alcune partite le vedo sempre volentieri) e di non aver visto molte partite di Andre Agassi (per motivi di età), ma quando ho saputo che questa autobiografia l'aveva scritta J.R. Moehringer mi sono subito convinto che dovevo leggerla. Infatti lo scrittore (e giornalista) americano mi aveva completamente conquistato al tempo con quello che reputo uno dei romanzi più belli che abbia mai letto: Il bar delle grandi speranze. Non potevo quindi farmi scappare un'autobiografia che univa un campione immenso come Andrè Agassi ad un campione della letteratura (e premio Pulitzer) come J.R Moehringer.
Il risultato è stato infatti un'opera molto bella ed avvincente che, stranamente, inizia dalla fine della carriera (un piccolo excursus) per poi iniziare dal secondo capitolo con la sua infanzia e proseguire in ordine cronologico. Nel libro Moehringer (ed Agassi) ci racconta come quel tennis, che per i tifosi era visto come un'opera d'arte, era invece per il protagonista una sofferenza. In diverse occasioni infatti troveremo la seguente frase: "Io odio il tennis".
Sembra strano come un campione di quel calibro possa odiare lo sport che non solo gli ha reso fama e soldi, ma che soprattutto è poi diventato la sua vita (visto che è finito addirittura per sposare Steffi Graff, la tennista più forte di tutti i tempi).
Nel corso del libro però il perché ci viene spiegato, e qui entra in gioco il padre di Agassi, un genitore ossessivo e petulante il cui unico obiettivo era far diventare il figlio il numero uno del circuito ATP. Qui entrano in gioco diverse similitudini con il libro principe di Moehringer, Il bar delle grandi speranze, ed il rapporto padre figlio sembrerà molto familiare a chi ha letto quest'ultimo. Inoltre non mancheranno i temi ricorrenti come il dover affrontare le paure e l'essere meno severi con se stessi (anche questi presenti nel libro dello scrittore americano).
Lo stile è quello classico dello scrittore giornalista, pulito, chiaro, lineare, semplice. I temi trattati, come detto, sono molto cari a Moehringer e quindi riesce ad esprimere il meglio di se pur parlando di un'altra persona. Se proprio dovessi fare un appunto direi che l'ultimo capitolo incentrato sulla Andre Agassi Academy (una scuola che il campione ha aperto dopo il ritiro) poteva forse essere evitata. Ci viene presentata infatti come "L'inizio" (in contrapposizione con "La fine" del primo capitolo) e dovrebbe farci capire come, finita la carriera tennistica, Agassi abbia iniziato a distribuire cioè che aveva accumulato, anche inteso come conoscenze, soprattutto. In realtà invece risulta come una maxi pubblicità, comprensiva di servizi e spazi fisici, della sua scuola.
In conclusione potremmo dire che in questo libro Moehringer risulta ottimo, un po' per le sue capacità e un po' per i temi trattati. Continuo senza dubbio a preferirgli Il bar delle grandi speranze, ma se siete amanti del tennis o se volete semplicemente sapere come sia stata la vita di un super campione dentro e fuori dal campo, leggetelo, non ve ne pentirete, Moehringer merita sempre.
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Trovare la propria strada,la partita più difficile
Ho voluto leggere questo libro in lingua originale quindi ho fatto un po' fatica non conoscendo benissimo l'inglese. Nonostante ciò l'ho trovato estremamente interessante e sono riuscito a finirlo in pochi giorni. Mi ha molto colpito la profondità dei contenuti e il coraggio di Agassi nel mettersi a nudo raccontando in maniera così diretta la sua storia. Un libro che fa riflettere e che ricorda quanto la vita possa essere difficile e complessa per tutti, anche per gli uomini di successo. Un incoraggiamento a vivere pienamente quello che la vita ci propone facendo tesoro di ogni esperienza senza mai smettere di cercare la propria personalissima strada. Consigliatissimo!
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La fragilità dei numeri uno
In autogrill, mentre aspettavo in fila un caffè, ho iniziato a leggere distrattamente le prime pagine di questo libro senza nessuna aspettativa, in fondo le biografie dei campioni dello sport sono fatte con i soliti ingredienti: fatica alimentata da un’instancabile passione, gesta epiche e gloriosi trionfi conditi con la soddisfazione di essere numeri uno.
Invece no. Il tennista che mi trovo davanti non è quello patinato che solleva la coppa di Wimbledon ma un uomo alla fine della carriera, con il corpo straziato da vent’anni di fatiche, che lotta contro il dolore fisico per giocare la sua ultima partita e dice «Gioco a tennis per vivere, anche se odio il tennis, lo odio di una passione oscura e segreta, l’ho sempre odiato”.
Per la sorpresa, il libro l’ho comprato subito e non me ne sono pentita.
E’ la storia di un ragazzo fragile, che potrebbe essere ciascuno di noi, un ragazzo alla ricerca di una propria motivazione aldilà delle aspettative e delle imposizioni paterne, un ragazzo che si affanna per trovare se stesso e riconoscersi nell’immagine di sé che pubblico e marketing hanno plasmato. Perché altrimenti anche le più belle vittorie risultano sempre velate dall’amarezza dell’insoddisfazione.
Un romanzo che consiglierei a tutti. Innanzitutto a chi ama il tennis perché da sfondo alla storia c’è la bellezza di questo sport solitario, in cui la mente e la psiche sono tanto importanti quanto l’atletismo ed il talento. Ma anche a chi non lo conosce perché si appassionerà alle continue cadute e risalite di questo ragazzo, narrate in modo estremamente vivido e coinvolgente (lo zampino del “ghostwriter” premio Pulitzer J.R. Moehringer). Magari poi, come è successo a me, comincerà ad appassionarsi anche al tennis.
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"Apro gli occhi e non so dove sono e chi sono"
Da appassionato di tennis quale sono da ormai un decennio, non potevo lasciarmi sfuggire la biografia di uno dei tennisti più forti di tutti i tempi. Numero 1 del circuito Atp per 101 settimane e vincitore di 60 titoli, tra cui 7 tornei del Grande Slam, oltre all’oro olimpico nel 1996 ad Atlanta. Un’occasione per conoscere meglio la storia di una carriera stellare.
E per approfondire quanto accaduto in ambito tennistico dalla fine degli anni ’80 ai primi anni 2000, un’epoca importante che ha visto succedersi atleti del calibro di Lendl, Edberg, Becker, Agassi, Sampras, fino a Federer.
Mi aspettavo una biografia tradizionale, incentrata come di consueto sull'amore e sulla dedizione assoluta ed incondizionata verso il proprio sport. Non pensavo che "Open" potesse essere così profondo ed emozionante.
Non è, o almeno non soltanto, la storia di un campione. È la storia di una vita, di un uomo che per la prima volta dopo anni di tormenti interiori ha trovato il coraggio di dire: "Io odio il tennis. L’ho sempre odiato con tutto il cuore. Eppure ho continuato a palleggiare ogni mattina e ogni pomeriggio della mia carriera perché non avevo scelta, non sapevo fare altro".
Emerge una figura per certi versi opposta all’immagine di rockstar del tennis, di idolo dei teenager. Chi poteva immaginare che dietro l'icona da sfacciato ribelle che lo ha contraddistinto, soprattutto nei primi anni della carriera, si celassero tante fragilità?
Il libro inizia con il racconto dell'ultimo match della carriera. US Open 2006. Terzo turno. Il vecchio campione è ormai usurato, in preda a fastidiosi dolori fisici e costretto a ricorrere a costanti infiltrazioni di cortisone, ma fino all’ultimo punto è in grado di mandare in estasi il proprio pubblico.
Poi il romanzo prosegue in ordine cronologico, iniziando dai primi anni di vita di Andre. Emerge la complessa figura del padre, ex pugile iraniano naturalizzato statunitense, deciso a farlo allenare duramente tutti i giorni per permettergli di diventare “un numero 1”.
“Open” è la storia di una leggenda che se in superficie sembra aver ottenuto tutto quello che ogni uomo potrebbe desiderare tra soldi, premi, popolarità, vita sentimentale (la moglie, Steffi Graf, è probabilmente la migliore tennista di sempre), in alcune circostanze arriva a maledirsi per tutto quel talento posseduto.
Una continua lotta. Da una parte l'odio verso il tennis e verso se stesso. Dall’altra l'orgoglio, la volontà di non soccombere di fronte all’avversario e ai propri demoni. Per 20 lunghi anni.
Le tante vittorie, le brucianti sconfitte. Perché una sconfitta resta addosso molto più di una vittoria.
È uno sport solitario, il tennis, dannatamente psicologico. Lo “sport del diavolo”, come spesso viene definito.
In mezzo a tante fragilità, Agassi ha avuto la fortuna di essere circondato da persone come Gil Reyes, storico preparatore atletico ed amico, colonna portante nella carriera dell’atleta. Tanto che uno dei figli della coppia Agassi-Graf si chiama Jaden Gil, in suo onore.
E proprio Gil, di fronte ad un giovane Agassi, pronuncia un discorso che rappresenta uno dei momenti più intensi della biografia. Un discorso che Agassi ricorda ancora parola per parola, nonostante siano passati decenni.
"Non proverò a cambiarti, non ho mai provato a cambiare nessuno. Se fossi stato capace di cambiare qualcuno avrei cambiato me stesso.
Ma so che posso darti la struttura e il progetto per ottenere quello che vuoi. C' è differenza tra un cavallo da tiro e uno da corsa. Non li tratti allo stesso modo. Si parla tanto di uguaglianza ma non sono sicuro che uguale voglia dire allo stesso modo. Tu sei un cavallo da corsa e ti tratterò di conseguenza. Sarò severo ma giusto. Ti guiderò senza spingerti. Ci siamo ragazzo, ci siamo. Puoi contare su di me. Da qualche parte lassù c' è una stella con il tuo nome. Forse non sarò capace di trovarla, ma le mie spalle sono forti e puoi salirci sopra mentre la cerchi. Sali sulle mie spalle e allunga la mano, ragazzo. Allungala".
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Nella vita CREDICI...SEMPRE!
Sono davvero contenta che Andre Agassi , uno dei migliori tennisti di tutto il mondo, abbia deciso di scriverci la storia della sua vita : un percorso tortuoso, che lo ha visto già in culla con una racchetta in mano, bambino definito prodigio a quindici e a sedici un vero professionista .
Una vita vissuta per il tennis : milioni di palle...milioni di decisioni da assumere.
Avviato a tale sport dal padre che lo voleva a tutti i costi veder primeggiare, dopo il fallimento dei primi due figli...dopo i propri insuccessi personali.
Andre, anima bella, si adatta ,seppur con una moltitudine di tormenti personali, all'imposizione paterna, dal quale eredita sicuramente la testardaggine e la volontà di avere o tutto o niente.
La sua vita diventa un incontro tra il vincere e il perdere ( momento definito da lui un 'esperienza altamente istruttiva) , tra l'amore e l'odio...tra gli estremi polarmente opposti.
Nella sua folle vita, si ritrova continuamente alla ricerca di se stesso e tutte le trasgressioni a cui ricorre e non capite dal pubblico,che crede nella sua immagine come lo specchio di ciò che è, non sono altro che un suo modo di esprimere la propria individualità , un modo per affermare se stesso .
Andre che segue sempre il cuore, le emozioni e le proprie convinzioni, dilaniato da forze opposte, arriva a toccare il fondo.
Ma caparbio, determinato e serafico come la la madre, trova la giusta forza per risalire.
La sua vita da palude stagnante e fetida,con rigagnoli che vanno in ogni direzione, si trasforma in un fiume impetuoso , incanalato e quindi puro.
E ancora una volta l'amore...quello vero e importante, si rivela in tutta la sua grandezza.
Si, perchè è grazie ad un grande amore ( la sua nuova compagna Stefanie) che il nostro caro Andre trova la forza di dare una svolta alla propria vita. Ciò che prima era un'imposizione, magicamente si trasforma in una scelta .
Andre che odiava la scuola, ma amava i libri; Andre che aveva il cuore con un potenziale enorme di umanità, trova finalmente il modo per farlo parlare.
Concretizza questa sua ricchezza d'amore con un atto nobile di grandissima ricaduta sociale: cotruisce una scuola proprio dove il degrado dilaga; una scuola che diventa un punto di riferimento importante per tanti ragazzi , molti dei quali avrebbero avuto solo una buia prospettiva di vita. Una scuola che diventa un vero e proprio punto luce..luminosa...che offre speranza...che favorisce la SERENDIPITA'.
E io, in qualità di educatrice non posso che essere orgogliosa di una scelta simile...una scuola che crede che ogni alunno possa apprendere.
Concludo con un plauso per Andre, che ha saputo avere il coraggio di dare una svolta alla propria sbagliata vita, diventando un modello di paragone validissimo, poichè in grado di proporsi come un esempio concreto del proprio credere...
Ho letto lentamente questo meraviglioso libro, per assaporarlo al massimo, per carpirne tutti gli insegnamenti in esso contenuti...
Concludo che se da sempre penso che ogni persona meriti un romanzo...posso dire senza alcun dubbio ma Andre lo meriti ancor di più!
Una lettura da non perdere...una buona occasione lettura?...no, no...di vita!
Pia
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tennis e altro
è uno di quei libri che possono essere letti da tutti ,senza essere per forza (in questo caso) amanti o praticanti del tennis. la vita di agassi è gia' di perse un romanzo, piena come è di episodi, di fatti, di "vita". incredibile la figura di suo padre, un uomo deluso dalla vita che riversa sui figli ,in particolare su andre , tutte le sue speranze di rivalsa. costringe il figlio ad allenamenti al limite del possibile per anni, portando andre a odiare questo sport. il tempo dara ragione al genitore che portera il figlio a diventare, e per molte settimane, il numero uno al mondo. non mi era per niente simpatico agassi giocatore ,ma dopo letto il libro mi sono ricreduto sull' andre uomo. da leggere. consigliato.
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Chi vuol essere numero uno...
La strada. La strada per diventare numero 1.
Potrebbe valere per qualunque cosa: pilota di aerei, matematico, chef, chitarrista…
Qui è tennis, e la strada per diventare il migliore al mondo in uno sport così duro non è quella che ci si aspetterebbe – un percorso lineare tracciato dalla pianificazione, dalla programmazione nel tempo, dal graduale dominio di sé e delle proprie capacità, e progressivamente di ogni competitore – ma diventa un tortuoso sentiero che passa attraverso frustrazioni, senso di inadeguatezza, imposizioni e trasgressione ad esse, solitudine adolescenziale, incapacità di sapere chi si è veramente.
È questo il motivo per cui l’autobiografia di Andre Agassi, costringe gli appassionati dell’epoca – quelli che l’hanno conosciuto attraverso le sue battaglie sull’erba, il cemento, la terra battuta – a riconsiderare quasi tutto quello che hanno visto del suo gioco e del suo modo di stare in campo, a partire dall’orecchino e dai completi sgargianti che ne hanno imposto l’immagine al mondo.
Così si scopre che dietro il fatto oggettivo di essere il numero 1 (quella posizione raggiunta, persa e riconquistata svariate volte tra il 1995 e il 2003), la ricerca della perfezione nei colpi non ha contato per Andre Agassi quanto la scelta delle persone giuste cui affidarsi fuori dal campo.
“Open” è una storia di rapporti umani, risolutivi o mancati, che condizionano in profondità le abilità sportive e la voglia di primeggiare, e non viceversa.
Il libro alterna ritratti destinati tutti a rimanere impressi, che appartengano o meno a persone note. A cominciare da papà Mike, convinto prima di ogni altro – e ancor prima che il figlio prenda confidenza con una racchetta – che quel ragazzo sarà un giorno il numero 1 del tennis mondiale; capace, in vista di questo solo obiettivo, di inventare e via via perfezionare la spaventosa macchina lanciapalle che tormenta l’Andre ragazzino, e di negargli ogni istruzione scolastica, nella certezza che lo studio potrà essere solo di ostacolo al suo futuro da primo del mondo.
Poi i ritratti di Philly (il fratello), Nick Bollettieri, Gil Reyes (il preparatore atletico), Brad Gilbert, dell’attrice Brooke Shields e della tennista Steffie Graf (che avrà il ruolo decisivo nella definitiva realizzazione di Andre). E, sullo sfondo, le rivalità con i grandi interpreti del tennis di quegli anni, a partire da Michael Chang e Jim Courier.
Alla fine della lettura si ha la sensazione che Andre Agassi avrebbe potuto essere n.1 del mondo più a lungo e più incisivamente di quanto sia stato, rubando a Pete Sampras (l’altro ragazzo prodigio della racchetta a stelle e strisce di quegli anni) il merito di rappresentare il meglio di una generazione di tennisti.
Ma non è ciò che conta, perché la fine della lettura non coincide con la fine della storia: evitando di fermarsi a cercare in quello spazio che separa la linea di fondocampo dalla rete, ci si accorge di come la storia di Andre Agassi si stia ancora svolgendo, in una dimensione che va oltre la sua carriera sportiva. E’ lui a dire, nel corso del racconto: “È l’unica perfezione che esista, la perfezione di aiutare gli altri. È l’unica cosa che possiamo fare che abbia un valore o un significato duraturo. È per questo che siamo qui. Per farci sentire sicuri a vicenda”.
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Un libro da leggere, anche da chi non ama il tenni
Amo da sempre il tennis e ricordo benissimo, anche se ai tempi ero poco più di un ragazzino, quel tennista con i capelli alla moicana e gli abbigliamenti più stravaganti. Questo libro parla di Agassi, tennista e uomo. Ci racconta tutte le difficoltà e le contraddizioni di un atleta che per anni ha veleggiato nelle prime posizione delle classifiche ATP. La sua storia personale scorre con il paesaggio di tutte le sfide sportive che hanno accompagnato questo percorso: da Becker al rivale numero uno Pete Sampras, fino ad arrivare, al tramonto della carriera, al mitico Roger Federer e al mostruoso Nadal. Lo stile è piacevole e gli aneddoti, a volte sorprendenti, rendono questo libro davvero scorrevole. L'ho letto in due giorni, nonostante le 500 pagine. Non posso che consigliarlo vivamente.
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IL SENSO DELLA VITA
Quante volte guardando gli sportivi più famosi li ho invidiati. Quante volte pensando ai calciatori o ai piloti ho pensato: non c’è fortuna maggiore di quella di fare della propria passione sportiva un lavoro. Immaginarsi di poter fare ogni giorno qualcosa che ti piace e di essere anche pagati profumatamente per farlo non ha prezzo.
Mai idea potrebbe essere più sbagliata. Questa è la biografia di Andre Agassi, questa è la vita di un tennista professionista che odia il tennis.
Fin da piccolo Andre fu costretto dal padre a giocare a tennis. L’unico scopo della vita che il padre insegnerà ad Andre sarà la perfezione nel gioco del tennis. Nella sua vita giovane età non vi sarà spazio per null’altro. Solo il tennis. E il tennis diverrà per lui una vera ossessione. Diverrà la sua gioia e il suo dolore di vivere. Perché Andre vive per giocare a tennis, allenarsi a tennis, battere gli avversari a tennis. Il suo scopo di vita sarà il tennis.
Quante volte ho scritto la parola tennis, ed a me è già venuta un po’ di nausea. Pensate cosa voglia dire giocare a tennis sempre. Fin da piccolo dover combattere e rincorrere perennemente quella pallina gialla. Non avere altro scopo che quello. Se fin da piccolo ti hanno insegnato che il tuo scopo nella vita è cercare la perfezione nel tennis, non si attraversa il periodo assai travagliato nel quale ogni essere umano cerca di dare un senso alla propria vita.
Ma poi cresci, attraversi tante vittorie ma anche tante sconfitte. E capisci che la perfezione nello sport la raggiungi solo in alcuni periodi nei quali la condizione fisica si sposa perfettamente con quella psicologica. E non sei nemmeno felice, il gioco ed i soldi non ti rendono felice. La Felicità dopo una vittoria è effimera, dura solo qualche breve attimo, giusto il tempo di assaporarne il gusto che poi sparisce
E cadono tutte le tue certezze. Capisci che il tennis non rappresenta il tuo scopo nella vita, che infondo il tennis ti ha fatto solo correre dietro a tante palline gialle, ma non ti ha permesso di raggiungere il vero scopo della tua vita. Come per ogni essere umano il problema esistenziale sarà per Andre un nodo cruciale. Compirà scelte decisive, che infine lo porteranno ad ottenere le SUE risposte.
In primis l’amore per la moglie e poi quello per i figli gli permetteranno di avere una consapevolezza diversa di se stesso. Il tennis, pur rimanendo attore nella sua vita, rimarrà in secondo piano rispetto alla sua famiglia, finchè poi da attore protagonista qual’era non si ridurrà a mero strumento finanziario per raggiungere il vero scopo della sua vita: aiutare il prossimo.
Che dire: questa biografia mi è piaciuta. Nonostante giudichi la scrittura fluida e morbida, non posso però giudicare questo libro un capolavoro. Sicuramente ci dà un immagine di Andre Agassi molto diversa rispetto a quella percepita fino ad ora, ma non annovero questo libro tra i migliori che ho letto. Comunque un merito sicuramente allo scrittore che ha sapientemente dosato la narrazione, privandola della pesantezza cui si poteva andare incontro narrando i particolare dei match.
Io ve lo consiglio, ci restituisce un’immagine dello sportivo umana e fragile, non differente, perciò ,da ognuno di noi. Il che ci rende più vicino qualsiasi obiettivo ci si ponga nella vita.
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Odio il tennis ma non so fare altro!
Il bello delle biografie dei personaggi famosi (ovviamente, chi pubblicherebbe la biografia di uno sconosciuto!) è rendersi conto di quanto, alla fine, siano uguali a noi "comuni mortali".
Ovviamente frequentano personaggi che noi possiamo vedere solo in TV o sui giornali, hanno un sacco di soldi, auto di lusso e ville esagerate ma, alla fine, sono uomini (o donne).
Il padre obbligava il piccolo Andrè, senza pietà, a giocare a tennis per ore ed ore ma, ripensandoci col senno di poi, se Agassi non avesse avuto il padre tiranno che ha avuto non sarebbe diventato uno dei tennisti più forti di tutti i tempi.
La sua carriera è stato un susseguirsi di alti e bassi inframmezzati da infortuni di vario genere, le sue sconfitte dimostrano che se non sei "convinto" psicologicamente alla fine perdi, anche gli incontri più scontati.
Lui, spesso e volentieri, difettava di questa motivazione e mandava all'aria settimane di allenamenti perchè non "voleva" più vincere.
Le sconfitte bruciano molto più di quanto tu possa trarre soddisfazione da una vittoria, lui di questo è convinto e, pensandoci bene, questa è una verita sacrosanta anche nella vita.
Nel tennis, come dice lui, sei solo, completamente solo di fronte al tuo avversario.
La vittoria può essere determinata dal talento, dal fisico, dalla tecnica e dalla motivazione.
Il primo ce l'hai o non ce l'hai, il secondo lo puoi rafforzare con il giusto allenamento, la terza la impari con il giusto allenatore, la quarta la devi trovare dentro di te, anche in questo caso o ce l'hai o non ce l'hai e, a volte, è la più importante delle tre.
Può essere una metafora della vita sulla falsariga del famoso "American dream", se vuoi veramente qualcosa la puoi ottenere, ma la devi volere, a volte basta un niente e, ad un passo dal traguardo, molli tutto.
Agassi si è mostrato con tutte le sue debolezze in questo libro, non ne esce, a mio parere, la figura di un grande atleta forte e sicuro di sè.
Aveva molti problemi, sia fisici che psicologici.
Nato con una malformazione alla schiena si è ritrovato con questa distrutta da anni di allenamento.
Cresciuto dal padre con la fissa del colpo perfetto ha dovuto trovare un coach che gli facesse capire l'importanza di leggere i difetti dell'avversario, e di appofittarne.
Non c'è bisogno di essere perfetti nel tennis come nella vita, la perfezione non si raggiunge mai e si vive in uno stato di perenne insoddisfazione.
Come noi (non tutti ma molti di noi) odiamo il nostro lavoro anche lui odiava il suo, odiava il tennis.
Il suo problema era che non sapeva fare altro!
Ha sempre odiato la scuola da giovane rendendosi conto tardi dell'importanza di avere una cultura, per rifarsi ha fondato una sua scuola in un quartiere degradato.
Il libro si chiude con un elogio della lettura, da lui scoperta tardi, nei ringraziamenti al premio Pulitzer Moehringer (ghost writer del libro stesso).
Vorrei scrivere altro ma mi sono già dilungato a sufficienza.
ATTENZIONE! QUI SOTTO POTREBBE ESSERCI UNO SPOILER! IO VI AVVISO...
P.S. la scoperta più sconvolgente è la confessione sul parrucchino! I suoi lunghi capelli biondi, in realtà, non erano suoi!
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Open
Agassi ha il tennis nel sangue.
Agassi ha il tennis nel cervello.
Agassi ha il tennis nel corpo.
Agassi ha il tennis nella scrittura.
Leggere questo libro è esattamente come vederlo giocare.
La testa si muove a destra e sinistra,seguendo la palla,seguendo la riga,seguendo le parole.
Lui suda e tu inizia a sentire caldo;
lui scruta cattivo gli occhi dell’avversario e tu gli rivolgi lo sguardo più gelido che possiedi;
lui colpisce con un rovescio potentissimo e tu senti la tensione nelle braccia;
lui ascolta gli incitamenti della folla e tu ti carichi di forza;
lui perde e tu ti incazzi;
lui grida bastardo al giudice e tu lanci improperi infiniti;
lui è sfinito al quinto set e tu ti senti devastato.
Lui si inginocchia piangente sui campi di Wimbledon dopo la vittoria e a te si appanna lo sguardo per le lacrime.
Faccio solo una piccola precisazione:amo il tennis,è stato il mio sport per molti anni,ma anche chi non ha mai preso una racchetta in mano o seguito una partita,chi non si è mai sporcato le scarpe con quella meravigliosa terra rossa,chi non ha mai messo tutta la sua energia in un rovescio(rigorosamente a doppie mani!) può trovare in queste pagine una storia straordinaria.
Non è un libro sul tennis,è il libro di un meraviglioso uomo che ha giocato a tennis.
Emozionante..Leggetelo.
Game,set and match Agassi.Ha vinto ancora lui.
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Andre Agassi: “Open”
Non ho mai amato il tennis di Andre Agassi. Al netto degli ultimi, encomiabili anni l’ho sempre visto come uno di quegli sparapalle – l’attaccante dal fondo – che hanno trasformato uno sport di tocco ed eleganza in una sorta di braccio di ferro tra energumeni (con conseguente aumento esponenziale della noia per lo spettatore). Veder confermato che la scuola di Nick Bollettieri, che molto ha contribuito a tale trasformazione, fosse una specie di lager per ragazzini e che lo stesso Nick si dimostri persona mediocre è solo uno dei pregi minori di questo libro che, sorta di confessione catartica, è capace di appassionare anche chi di racchette e palline non ha mai sentito parlare. Agassi riversa nel registratore di J.R. Moehringer (che però non ha voluto comparire sul frontespizio) l’intera sua vita, dall’infanzia segnata dai massacranti allenamenti paterni all’adolescenza ribelle e contromano per finire a una maturità conquistata con molta fatica e quindi fonte di ancor maggiore soddisfazione. Due cose colpiscono nell’autore, la capacità di guardarsi dentro e quella di riconoscere in maniera quasi istintiva le persone di cui circondarsi. La prima gli consente di analizzare le azioni compiute e, soprattutto, il rapporto con il gioco, magari odiato – adesso sappiamo il perché di certe sconcertanti sconfitte al primo turno contro il primo carneade di passaggio - ma spesso insostituibile fonte di adrenalina. La seconda è alla base della creazione di un piccolo clan affidabile che si rivela molto importante quando è necessario risollevarsi dopo le numerose cadute o attutire le insicurezze che la vita randagia del tennista moderno finisce per accentuare. Non pare un caso che Andre abbia sempre cercato donne più vecchie di lui, compresa – seppur per meno di un anno - quella giusta, Stefanie (mai chiamata Steffi) Graf, un’altra che colpiva dritti e rovesci mentre i suoi coetanei erano all’asilo. Il libro parte subito molto bene – con il racconto dell’ultima vittoria, sul cipriota Baghdatis agli U.S. Open del 2006 – e mantiene per tutte le sue pagine un ritmo invidiabile che tiene desta l’attenzione anche nella parte più difficile, il racconto delle partite: la sincerità non viene mai meno e risultano così eccessive le critiche di alcuni sportivi, in attività o meno, per l’ammissione riguardo all’uso di metanfetamine e la confessione dei trucchi escogitati per salvarsi dalla positività all’antidoping (anche perché si fa riferimento a un periodo in cui Agassi non vinceva quasi più e pareva, a meno di trent’anni, già finito).
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Una bellissima sorpresa.
"Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perchè non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto, tra ciò che effettivamente faccio mi appare l'essenza della vita...". Pochi altri atleti hanno incarnato come Agassi l'icona del campione stravagante, che emanava sicurezza da tutti i pori, che sembrava divertirsi sul campo più di chiunque altro, vuoi per la sua sfacciataggine, vuoi per il suo look senza dubbio fuori dagli schemi. Nessuno avrebbe mai pensato che interiormente portasse un simile fardello, quello di aver sempre odiato ciò che faceva meglio, giocare a tennis. Fin da piccolo infatti ha dovuto subire i metodi ed il carattere del padre, che lo costringeva ogni singolo giorno a passare ore ed ore sul campo a colpire palle lanciate dal "drago", la macchina lanciapalle così ribattezzata dallo stesso Andre. Mentre i suoi amici di Las Vegas si godevano la propria adolescenza lui era obbligato a dedicarsi solo al tennis trascurando tutto ciò che realmente avrebbe voluto fare. La sua missione, visto che i fratelli prima di lui avevano fallito, doveva essere diventare il migliore, scalare la classifica ATP fino a diventare il numero uno: questo il diktat del padre. In questa appassionante biografia Agassi ripercorre tutta la propria carriera, dall'ingresso alla Bollettieri Academy fino alla vittoria degli otto Slam ed al raggiungimento del vertice della classifica ATP. Pagina dopo pagina traspare tutto il disagio, la lotta interiore per cercare di essere l'uomo che gli altri volevano fosse, senza che potesse fermarsi un attimo a capire se era ciò che anche lui voleva per se stesso. Con la stessa schiettezza con cui parla del padre racconta il proprio matrimonio con Brooke Shields, l'amicizia intensa con Barbra Streisand, fino all'incontro con quella che definisce essere "un privilegio", la donna della sua vita: Steffi Graf. Ho trovato molto intense le pagine finali dove vengono descritti gli ultimi giorni di carriera, l'ultimo incontro agli US Open. Ciò che mi ha colpito maggiormente comunque è la capacità che Andre Agassi ha avuto nel fare bagaglio della propria esperienza per aiutare gli altri, infatti proprio perchè a lui è stata negata quasi totalmente un'istruzione degna di questo nome e grazie agli enormi guadagni ottenuti in carriera, oggi ha fondato a Las Vegas in un quartiere malfamato un'enorme struttura che consente a migliaia di bambini, che diversamente non ne avrebbero avuta la minima possibilità, di studiare e di crearsi il futuro che desiderano. "Quale altro messaggio potrei sperare di trasmettere? Quale altro messaggio potrebbero aspettarsi da uno che ha abbandonato gli studi al primo anno di superiori e adesso ha creato una scuola di cui va fiero sopra ogni altra cosa?". Premetto che amo tantissimo il tennis e che quindi mi ha divertito molto anche conoscere certi retroscena di questo sport ma comunque ritengo che questa sia veramente un'ottima biografia e pertanto ve la consiglio vivamente.
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