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Atti relativi alla morte di Raymond Roussel
 
Atti relativi alla morte di Raymond Roussel 2010-01-12 21:45:25 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    12 Gennaio, 2010
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Le verità

La prima cosa che mi sono chiesto, prima di leggere questo lavoro di Sciascia, è stata molto semplice, una domanda quasi naturale: chi era Raymond Roussel, che personaggio è stato da indurre il grande scrittore siciliano a scrivere un libro sulla sua morte, indagando come al solito per cercare una verità nascosta da molte omissioni volontarie e da colpevoli negligenze?
Ai tempi di Internet non è difficile, si digita nel motore di ricerca Raymond Roussel fra virgolette ed ecco diversi link, fra i quali ho scelto quello di Wikipedia. Non che questo sia la verità assoluta, ma ha almeno il pregio di essere sintetico e così ho letto: Raymond Roussel (Parigi, 20 gennaio 1877 – Palermo, 14 luglio 1933) è stato uno scrittore, drammaturgo e poeta francese. Nel prosieguo della pagina scopro che era di famiglia molto ricca e che aveva una sorta di passione sfrenata per l’ostentazione della sua immensa fortuna, che serviva forse da contrappeso alle notevoli delusioni provate in campo letterario. Insomma, la sua fama derivava unicamente dalla sua ricchezza e dai suoi atteggiamenti strani e dandistici, non certo dai suoi libri e dalle sue commedie che non risultavano apprezzati né dalla critica né dal pubblico.
Questo spiega anche il notevole successo che ebbe il testo di Sciascia in Francia, peraltro confortato da analoghi riscontri positivi in Italia.
Il libro prende spunto dal decesso avvenuto nella stanza 224 del Grand Hotel delle Palme a Palermo appunto di Raymond Roussel, che interessa a Sciascia per la particolare vicenda umana del francese, perché pone in modo emblematico il tema dell’identità così caro a Pirandello. In effetti, di Roussell si può dire che era un letterato talmente misterioso da apparire in una sola foto ufficiale, quasi che lui stesso rifiutasse la propria identità; da un lato si portava appresso il fardello di una grande fortuna e dall’altro il tentativo, non riuscito, di affermarsi letterariamente solo per qualità intrinseche, che tuttavia difettavano. E’ un personaggio talmente oscuro nelle sue caratteristiche che anche la sua morte non ha la normale chiarezza. E’ stato un incidente? Si è suicidato? O forse è stato ammazzato?
Sciascia, partendo dalle indagini giudiziarie, lacunose e frettolose, esamina tutte le varie possibilità, soppesando con un bilancino da farmacista i pro e i contro e se anche non arriva a determinare la verità sulle cause del decesso, sconfessa però, almeno così come dedotta dagli inquirenti, l’ipotesi del suicidio.
Quello che ne risulta, però, è uno straordinario saggio narrativo sulla morte, squallida, avvenuta in una camera d’albergo, mentre avvengono due festeggiamenti, per Santa Rosalia a Palermo e in tutta l’Italia per la trasvolata atlantica di Balbo. E’ il 14 luglio 1933 e ulteriore stranezza è pure l’anniversario della presa della Bastiglia. Tutte celebrazioni importanti che si contrappongono alla fine di un uomo che, schiavo del suo nome e del suo denaro, aveva cercato inutilmente la fama con la sola forza del suo intelletto, ma fallendo il proprio obiettivo.
Si dice spesso che il denaro non è tutto, ed è vero, ma nel caso di Raymond Roussel non è stato nulla, fonte invece di un’insoddisfazione divenuta lancinante con l’esito infausto del suo tentativo di diventare “Raymond Roussel, lo scrittore”.
Da leggere? Senz’altro, perché Sciascia non sbaglia un colpo.

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