Dettagli Recensione
Breve ma devastante
Questo di Vasilij Grossman è un reportage molto breve ma psicologicamente devastante, incentrato su quello che era uno dei tanti campi di sterminio nazisti, in Polonia. La nascita, la “crescita” e la fine di questo campo viene efficacemente descritta da Grossman con uno stile calmo ma brutale, senza risparmiarsi in alcun modo perché: «[…] chi scrive ha il dovere di raccontare una verità tremenda, e chi legge ha il dovere civile di conoscerla, questa verità. Chiunque giri le spalle, chiuda gli occhi o passi oltre offende la memoria dei caduti». E questo è assolutamente vero: così come è importante leggerne, altrettanto importante sarebbe vedere coi propri occhi ciò che resta di queste “fabbriche della morte”, che seppur mantenendo solo un minimo dell’impressione che davano quando erano in attività, dovrebbero scuoterci e farci pensare, così da non permettere che simili bestie possano nuovamente accalappiarci con la loro retorica e i loro discorsi, i quali nascondono brutalità e devastazione, crudeltà e disumanità. Essi si reputavano più umani dell’umano, quando non erano null’altro che bestie. Grossman riesce a dipingere quelli che erano i momenti della deportazione, della separazione dai propri cari, dell’annullamento del sé prima da un punto di vista legale e mentale, e infine corporale. Leggere tra queste pagine delle malefatte tedesche (che attenzione, non vanno inquadrati come un popolo diabolico in toto) è sconcertante, ed è sconcertante soprattutto vedere come queste malefatte non generassero neanche un minimo di rimorso, anzi, permetteva a questi animali di tornarsene a casa a testa alta, convinti di aver fatto ciò per cui erano venuti al mondo. E chi parla di semplici fantocci che eseguivano degli ordini, beh, questo non sembra vero in tutti i casi: che dire dei sadici giochi perpetrati ai danni anche di donne e bambini, costretti a vedere altri poveri derelitti mentre vanno incontro alla propria crudele fine, lasciando loro la consapevolezza che una medesima li avrebbe attesi di lì a poco?
Brutale.
Questo libro andrebbe letto da tutti, bisogna rendersi realmente conto di quello di cui siamo stati capaci. Oltre ciò, cercavo un incentivo al mio proposito di approfondire l’autore con “Stalingrado” e gli altri suoi lavori. Direi che l’ho trovato.
“Che grande cosa è il dono dell'umanità! Un dono che non muore finché non muore l'uomo. E se anche sopraggiunge un'epoca storica breve ma tremenda in cui la bestia ha la meglio sull'uomo, l'uomo ucciso dalla bestia conserva comunque fino all'ultimo suo respiro forza d'animo, mente lucida e cuore ardente. Mentre la bestia trionfante che lo uccide resta comunque una bestia. Nell'immortalità dello spirito umano è insito un cupo martirio, trionfo - però - dell'uomo che muore sulla bestia che vive.”
Commenti
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Non dubito affatto del livello di questo libro. Dell' autore conosco solo "Vita e destino", ma mi è subito stato evidente la qualità letteraria e civile del grande scrittore.