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Dal codice al libro stampato
 
Dal codice al libro stampato 2009-10-03 10:40:15 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    03 Ottobre, 2009
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Il libro della storia del libro

Il libro della storia del libro, così potrebbe essere definito questo volume di ben 296 pagine, frutto del lavoro di due ricercatori come Gaspare Armato e Alessio Miglietta.

Siamo talmente abituati a usare questi oggetti di carta stampata che non ci chiediamo quale sia stata la loro origine; nasciamo, andiamo a scuola e sono lì a portata di mano, entriamo in una libreria o in una biblioteca e in migliaia sembrano osservarci dalle loro copertine colorate.

Per noi, in forza dell’abitudine, è come se i libri fossero sempre esistiti nelle caratteristiche attuali, ma non è così e la storia di questo indispensabile strumento di cultura è lunga tanti anni, anzi moltissimi secoli ed è ancora lungi dall’essere conclusa.

Non nascondo che, preso in mano questo volume, ho avuto il timore di trovarmi alle prese con una prosa scarna, fatta di date, di annotazioni tecniche, da una miriade di glosse, insomma la mia preoccupazione era di imbattermi in qualche cosa di buon interesse storico, ma tediosa da leggere, per non dire soporifera.

E invece non è stato così, perché l’intento divulgativo dei due autori è stato supportato da mani leggere; infatti, pur non tralasciando gli elementi essenziali, Armato e Miglietta hanno saputo esporre in modo accattivante, in una sorta quasi di romanzo storico.

E’ un libro che non solo si lascia leggere, ma che invoglia a essere letto per le notizie che rivela, per le curiosità che suscita e per le risposte che riesce a dare a queste curiosità.

Se pensiamo che per centinaia di anni lo scibile umano è stato trascritto su scomodi rotoli di papiro, già il passaggio al codice, cioè a fogli di pergamena scritti ovviamente a mano sul recto e sul verso, e racchiusi da due copertine, nell’antichità rappresentò una conquista quasi mirabolante e diede luogo, nell’ambito della cristianità, a quell’attività di copiatura dei monaci benedettini, di cui in qualche museo abbiamo prova. Pensate a un uomo chino tutto il giorno sul suo tavolo intento a ricopiare un altro scritto, un lavoro monotono, che non di rado dava luogo a errori o induceva l’amanuense, soprattutto se non comprendeva bene il concetto, a interpretazioni del tutto personali, sì da farlo diventare quasi un coautore.

Erano soprattutto i testi sacri oggetto di questo lavoro, ma non mancavano, per fortuna, anche le opere dei grandi autori latini. La produzione di questi libri era necessariamente limitata per il tempo occorrente a predisporli, per il loro prezzo esorbitante, che lievitava a somme astronomiche se le pagine erano abbellite da miniature, e per il fatto che nel primo medioevo l’analfabetismo era la caratteristica dominante di una popolazione che vedeva interessati alla lettura solo il clero, i nobili di più alto livello e pochi altri notabili.

Ma la svolta decisiva, la scoperta che rivoluzionerà il libro sarà nel XV Secolo frutto di Gutenberg, inventore della stampa a caratteri mobili. Grazie a lui si poterono realizzare in breve tempo moltissime copie di ogni libro, facendone anche scendere così i costi e rendendo le opere accessibili a una popolazione che gradualmente, soprattutto grazie alla presenza di un ceto medio, come la borghesia, era volta a una progressiva alfabetizzazione.

L’analisi storica dei due autori non trascura anche le problematiche introdotte dal libro, usato come strumento di propaganda, vessato dai potenti qualora di spirito libertario o rivoluzionario, oggetto di censura, bruciato nei roghi come una strega.

Ma quale sarà il futuro di questo nostro compagno fedele di notti insonni o di giornate di riposo in spiaggia?

A questa previsione è dedicato l’ultimo capitolo intitolato “Verso un prodotto immateriale”. E del resto, nemmeno a farlo apposta, di questo libro esiste una versione cartacea e un’altra elettronica.

Personalmente preferisco sfogliare le pagine, aspirare il profumo della carta, mettere le orecchiette come segnalibro, magari scrivere a lato delle note in matita. Sono forse vecchio e antiquato, sono forse un retrogrado o un irriducibile?

No, semplicemente sono un uomo del secolo trascorso, che, pur usufruendo delle notevoli innovazioni tecnologiche, ha memoria del suo passato, a quegli anni giovanili cresciuti fra carta e penna a cui ancor oggi guarda con immutata commozione.

Dal codice al libro stampato è in effetti una memoria storica, un viaggio a ritroso per comprendere il presente e pensare al futuro.

Vi si può ritrovare un po’ di noi stessi, perché questo libro della storia del libro ripercorre con noi tutte le tappe di questo indispensabile strumento di diffusione della cultura.

Assolutamente imperdibile.

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