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RICORDI DI UNA DONNA STRAORDINARIA
“Vestivamo sempre alla marinara: blu d’inverno, bianca e blu a mezza stagione e bianca in estate. Per pranzo ci mettevamo il vestito elegante e le calze di seta corte. Mio fratello Gianni si metteva un’altra marinara. L’ora del bagno era chiassosa, piena di scherzi e di spruzzi; ci affollavamo nella camera del bagno, nella bagnarola, e le cameriere impazzivano. Ci spazzolavano e pettinavano i capelli lunghi e ricci, poi li legavano con enormi nastri neri”.
Nell’Avvertenza, Susanna (Suni per gli amici e i familiari) Agnelli, precisa che ha scritto”nel linguaggio che le è abituale nel parlare” i suoi ricordi d’infanzia fino al matrimonio con Urbano Rattazzi nel 1945. Un documento interessante per scoprire la vita delle famiglie dai grandi nomi nel ventennio fascista e durante la seconda guerra mondiale: il racconto di una parte della vita di questa donna straordinaria, diventata poi senatrice intelligente e lungimirante, sorella di Maria Sole, di Clara, legatissima all’amato Gianni, alla madre, donna Virginia, vedova anzitempo, che aveva dato alla luce ben sette figli.
Un nome importante che spesso sarà per lei un peso, e in altre occasione un indubbio vantaggio: i piccoli di casa Agnelli non hanno avuto certo vita facile nonostante la ricchezza. Governanti zelanti, un rigido rituale a tavola, libertà vigilata, merende poco gradite…Un papà sparito troppo presto e un nonno che riesce all’istante a togliere la potestà genitoriale alla nuora, per la relazione nata tra lei e Curzio Malaparte
“…bello, in una strana maniera esotica. Aveva i capelli neri, liscissimi, lucidi come velluto, tirati all’indietro su una testa molto rotonda. Le ciglia, che erano una cornice spessa intorno agli occhi scuri e brillanti, facevano parte del suo sguardo. Quando sorrideva le sue labbra si incurvavano e scomparivano; (…) Era una narratore affascinante”.
I primi anni scorrono tra Torino e Roma, luogo di vacanza, dove Suni conosce Raimondo, il suo primo amore giovanile e Galeazzo Ciano, circondato di adulatori, di cui l’autrice parla con affetto, ma non con particolare stima.
Dopo aver letto il libro, ho desiderato sapere di più su di lei, ho cercato immagini e interviste, testimonianze e mi sono resa conto che forse si parla veramente poco di lei, come di tutte le donne che hanno rischiato la vita sulle navi ospedale per curare, confortare soldati, italiani, alleati o nemici, indistintamente. Suni non aveva ancora l’età minima richiesta, ventun anni, quando insistette presso la madre affinché intercedesse per lei per farla lavorare nella Croce Rossa.
Incredibili e anche attuali, da mettere i brividi, le pagine in cui l’autrice racconta l’esperienza di crocerossina:
“L’estate è finita. Mi hanno imbarcato su un’altra nave. Siamo andati in Jugoslavia, Albania, Grecia a raccogliere i soldati feriti, disfatti, malati; non c’era luce nei loro occhi, nessun futuro a cui guardare”.
Con uno stile asciutto e cristallino, l’autrice racconta a brevi tratti, ma incisivi, quello che provava in quel tempo, i primi amori, i primi dispiaceri, l’importanza dell’amicizia, con una spontaneità disarmante. E viene fuori tutto il carattere di Susanna Agnelli: non era certo una donna dai facili sentimentalismi, insicura, anzi! era pragmatica, determinata, libera ed indipendente:
“Pensavo che ero stata una sciocca a interrompere gli studi. Mi sarebbe piaciuto diventare medico e capivo che dovevo fare in modo che la mia vita dipendesse soltanto da me stessa, senza costringere un’altra persona a creare per me il paradiso o l’inferno”.
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